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25 novembre 2010

La Confindustria batte cassa al Governo


Banjaluka - Nello scontro tra politica e lobbies industriali si possono nascondere molteplici sfumature che portano ad un sodalizio che ha come scopo quello di avere accesso alle casse dello Stato, ed in particolare ai cosiddetti fondi pubblici per l'internazionalizzazione. Dopo le lunghe polemiche sull'adeguatezza della struttura dell'Istituto per il Commercio Estero rispetto alle nuove sfide di espansione e protezione del 'made in Italy' nel mondo ed in Europa, la Confindustria decide di prendere una posizione e si schiera contro quel carrozzone statale che il Governo non è ancora riuscito a toccare.

Un chiaro schieramento degli industriali che vogliono così sostituire lo Stato ad iniziative private, per aver così accesso all'esclusivo diritto di condurre le imprese italiane nella loro internazionalizzazione. Non a caso, proprio per l'area del Sud Est Europeo, che ha al suo interno molte imprese italiane oltre che un vasto mercato di consumatori, la Confindustria si propone con un progetto balcanico, ossia la Confindustria Balcani che si pone come obiettivo quello di mettere sotto lo stesso ombrello, tutte le piccole aziende che si sono sviluppate dal Mar Nero all'Adriatico. A nostro parere, l'unificazione e la protezione degli investimenti delle aziende italiane sono sempre stati dei cavalli di battaglia vincenti, ma alla fine si è sempre alla caccia di agevolazioni e fondi di sviluppo, per poi rilanciare non appena la situazione diventa 'incerta': altro giro e altra corsa. Le grandi parole degli incontri e delle conferenze si riducono come sempre a pochi e vuoti progetti, che girano nelle mani del solito gruppo di burocrati e funzionari. Agli imprenditori resta ben poco, solo le briciole dei grandi capitali che si preparavano ad essere investiti, e sostanzialmente servono solo a fare numero all'interno delle campagne di grandi gruppi di interesse.

Per quanto riguarda poi il Ministero allo Sviluppo, che ora si fa portavoce di questa nuova tendenza pro-soppressione ICE, ricordiamo che prima ha finanziato Balcanionline.it - che è costato milioni di euro e avrebbe dovuto diventare 'la Camera di Commercio' per eccellenza dei Balcani - ed ora lo abbandona insieme ai vecchi progetti, per sposare la causa della Confindustria. Insomma, da un'associazione di italiani residenti in vari stati balcanici, si è pensato di passare ad un progetto in grande stile, tale che "l'unione fa il bottino" dei fondi statali. Una realtà alquanto contraddittoria, se si pensa che i tanti piccoli uffici, divisi tra Sprint, Camere di Commercio e Desk, dicono di non avere soldi per pagare abbonamenti o consulenze esterne. Quindi, a quanto sembra, mentre si abbandonano i vecchi progetti che non sono più attrattive per i cosiddetti fondi all'internazionalizzazione, dall'altra parte ci sono nuovi slanci per promuovere dei progetti milionari. Riteniamo, tuttavia, che prima di organizzarsi in un'altra armata, occorre chiudere i conti di bilancio e far realmente luce sull'impiego dei fondi pubblici. In tal senso è necessario creare una commissione di inchiesta, anche a livello parlamentare, per indagare su quanto queste strutture hanno percepito, quali sono i progetti ed i risultati che sono stati conquistati, non in termini di 'conferenze e seminari organizzati' ma in termini di imprese create e prodotti venduti.

Quanti dipendenti abbia l'ICE, come essi siano ripartiti gli stipendi tra i cosiddetti 'dipendenti di ruolo' e quelli 'locali' o stagisti, quanti fondi abbia ricevuto per le fiere e le missioni, resta tutt'oggi avvolto nel mistero. Cominciamo quindi ad aprire i fascicoli e chiudere i conti, prima di buttarsi nell'ennesima avventura irresponsabile e disorganizzata, come molte ve ne sono nel mondo dell'Italia all'estero. La vergogna dell'ICE (si veda Il Made in Italy in Croazia: saccheggi e falsi patrioti ) è stata quella di aver chiuso la porta alle aziende all'estero lasciate nel baratro, e quello di non aver sbattuto il pugno sul tavolo quando si doveva , per dare alle imprese solo flash di agenzie e recensioni celebrative dei propri seminari. Vergognoso è ad esempio il caso Dalmatinka in Croazia dopo un silenzio durato otto anni ( si veda La diplomazia italiana 'fai da te' ) .

La verità è che i Balcani e la regione del Sud Est Europa (che poi sono le più attraenti e più prossime all'Italia), sono destinatarie di fondi di stabilizzazione e preadesione, a cui hanno accesso solo i grandi colossi, mentre la piccola e media impresa, se non organizzata in consorzi e cooperative, può solo contribuire a fare numero. Vi è quindi una mercificazione delle PMI, che si contrappone agli interessi di Banche ed Industriali, che sono poi il cuore della Confindustria. Questa grande contraddizione del mondo industriale e della politica economica italiana, inevitabilmente si ripercuote sulle strategie dell'internazionalizzazione, e così sulla gestione da parte degli enti pubblici degli affari sul territorio. E' chiaro che negli uffici ICE e nelle ambasciate entrano i grandi gruppi industriali, mentre il piccolo business rimane nell'ombra perché non ha una guida. Dare una soluzione a questo problema è quello che si pongono molti, ma senza successi nonostante le grande risorse assorbite. Rilanciare sempre la 'sistematizzazione' delle PMI all'estero è solo un espediente per portare acqua al proprio mulino, ma la realtà è ben diversa. Sta ora allo Stato italiano vigilare sull'operato delle sue strutture, a cominciare da chi beneficia dei fondi strutturali e del denaro pubblico. Gli occhi della Commissione Europea - e così dell'esercito di lobbies che presiedono Bruxelles - sono costantemente puntati su questa regione, ed ogni passo falso sarà pagato a caro prezzo dall'Italia, soprattutto in caso di abusi nell'utilizzo dei fondi UE. Bisogna stare quindi attenti a non attirare molto la curiosità dei media e degli enti di controllo a Bruxelles, perché altrimenti cadrebbe questo castello di parole di 'integrazione translocale' o di 'internazionalizzazione dal basso' che si sta cercando di mettere su.


Osservatorio Italiano



*in risposta alla 'Lettera aperta a Mercegaglia' di Cisalp Fialp >>>

23 novembre 2010

Una marea di rifiuti seppellisce la costa croata

Le centinaia di chilometri quadrati di rifiuti, che da sabato hanno sommerso la costa della penisola della Peljesac e il mare nel canale di Mljet, lunedì sono arrivate fino a Korcula, molto probabilmente provenienti dal porto albanese di Durazzo, o da quello di Valona, dove vengono scaricati in grandi quantità. Si presuppone che i rifiuti siano di origine albanese perché la maggior parte delle bottiglie di plastica galleggianti hanno le etichette scritte in albanese e le correnti marine che possono trasportare i rifiuti fino alla costa croata arrivano dall’Albania. Infatti la spazzatura è stata trasportata dalla corrente ciclonica dell’Adriatico orientale, che nel territorio di Dubrovnik si rigira verso le acque croate, e per mezzo del forte Jugo (vento che spira da sud), ha raggiunto le coste croate. Visto che tra i rifiuti si trovano una gran quantità di canne, si presuppone che una parte della spazzatura possa provenire dalla foce del fiume Bojana, in Montenegro.

Come dichiarato per il Jutarnji List, secondo l’oceanografo Ivica Vilibic, la spazzatura ha impiegato circa un mese per raggiungere la Croazia, trasportata dalla corrente ad una velocità tra i 10 e i 30 centimetri al secondo. Questa non è la prima volta che i rifiuti invadono la zona di Mljet e della Peljesac, ma raramente ciò era avvenuto con tali quantità. Nenad Smodlaka, direttore del Centro di ricerca marina dell’Istituto “Rudjer Boskovic”, ricorda che, senza considerare il brutto impatto visivo di tutte queste tonnellate di spazzatura, questa non causerà danni maggiori alla vita nell’Adriatico. L'Agenzia per la protezione e il soccorso ieri ha avvertito i cittadini di non ripulire autonomamente le zone con i rifiuti per possibili ripercussioni sulla salute. “Le enormi quantità di rifiuti non rappresentano un pericolo immediato per la flora e la fauna della penisola, piuttosto si tratta di inquinamento delle spiagge, della cui rimozione sono responsabili i comuni locali. Non sappiamo ancora quanta sia la superficie coperta dai rifiuti, e l’intervento è complicato anche dalla dispersione spaziale della spazzatura”, ha dichiarato il governatore della Contea Nikola Dobroslavic.

Tomislav Jurjevic, sindaco del territorio comunale che amministrativamente appartiene a Trstenjak na Peljescu, con lo sguardo fisso sui cadaveri galleggianti dice di non aver mai visto in vita sua un incidente del genere e una tale quantità di spazzatura. “La pulizia inizierà non appena le condizioni atmosferiche lo permetteranno, al più tardi martedì”. “L’ufficio veterinario fornirà le istruzioni su come procedere. La pulizia sarà avviata dagli addetti comunali quando riceveranno le sufficienti istruzioni, perché si dovrà tener conto anche della loro sicurezza, perché ci sono siringhe e rifiuti ospedalieri”, ha dichiarato il sindaco del comune di Orebic. “Questo è terribile, i cittadini sono indignati e sorpresi. Ci serve aiuto”, ha concluso. I cittadini sono stati avvertiti di non toccare i rifiuti perché potenzialmente pericolosi.

Oltre ai rifiuti un’ulteriore preoccupazione per la pulizia dell’Adriatico è stata provocata dalle affermazioni del giornalista italiano Gianni Lannes direttore di Italiaterranostra.it , che a “Glas Istre” ha detto che in Serbia e in Kosovo sono in corso operazioni dell’aviazione NATO e i piloti, di ritorno alle basi, scaricano bombe e missili nell’Adriatico, nelle acque interne dell’Italia e della Croazia. Secondo lui la NATO mente quando afferma che nell’Adriatico ci sono cinque zone in cui si scaricano le bombe inutilizzate. Egli afferma che le zone siano 24 e si estendano da Trieste, quindi dal nord fino al sud, fino a Santa Maria di Leuca, città davanti alle porte di Otranto. La NATO in seguito a forti pressioni mediatiche ha ammesso che nel 1999 nell’Adriatico sono state scaricate bombe a grappolo, ma che la maggior parte di queste sono state successivamente recuperate. Dalla NATO affermano che le bombe sono state gettate in acque internazionali. Lannes sostiene che le bombe abbiano drasticamente inquinato l’Adriatico. “Sul fondale davanti alla costa pesarese, una cinquantina di miglia dalla costa istriana, si trova un enorme arsenale della seconda guerra mondiale e della missione militare NATO del 1999. La concentrazione di iprite, fosforo e degli altri veleni chimici è spaventosa, mentre le bombe sono soggette ai cambiamenti delle correnti marine. Si tratta di un arsenale mobile di morte”, ha detto Lannes.

16 novembre 2010

G20: troppe le risorse destinate a progetti inutili


Un altro summit G20 è fallito, ancora una volta sono stati spesi soldi inutilmente. L'ennesimo tentativo di risolvere la crisi economica globale non è servito a trovare una soluzione comune. Si è parlato di una produzione globale esposta a “gravi rischi”, ma nessuno ha espresso la disponibilità per un accordo preciso sulla produzione o sull'imposizione di regole valide per tutti. Gli ottimisti che riponevano speranze nel G20 di Seul hanno dovuto accontentarsi degli “ orientamenti indicativi”, anche un più serio aiuto alle zone più povere è stato disatteso, in quanto “non ci sono i soldi”. Tuttavia è dimostrabile che “i soldi ci sono”, ma sono spesi male come sottolineano media britannici, tra cui The Daily Mail.

L'UE ha stanziato fondi per progetti come “Fitness per i cani”, “Lo sviluppo del hip-hop nella cultura europea" e macchine di lusso, spendendo cifre intorno ai 35 milioni di euro. I dati sono stati pubblicati in seguito alla riunione dell'organizzazione Open Europe, durante la quale si è parlato del budget europeo. Mentre in tutta Europa gli scioperi dei lavoratori imperversano nelle piazze, la Commissione Europea valuta un aumento salariale annuale dello 0,4% per i funzionari dell'apparato europeo. Per lo sviluppo dell'agricoltura, invece, sono stati speso 415 000 euro. Il progetto denominato “Miglioramento dello standard di vita dei cani” ha assorbito ingenti risorse, ma un anno dopo la sua approvazione, il palazzo per la SPA per cani, progettato in Ungheria non è ancora stato costruito. Allo stesso modo vengono finanziati progetti come quello sul hip-hop, con 50 000 euro. In Francia, a Lion, è stato aperto un laboratorio della musica di hip-hop, mentre vengono finanziati concerti di gruppi come i “Flying Gorilass” con 415 000 euro, oppure un progetto di un gruppo dei nomadi austriaci con 2,6 milioni di euro. Alcuni progetti, inoltre, vengono finanziati ma finiscono per non sortire gli effetti sperati: come i 12.15 milioni di euro spesi per l'industria del riciclaggio dei rifiuti in Spagna, che in realtà ricicla solo un terzo del materiale e sotterra tutto il resto. La promozione turistica dell'Andalusia è costata 7.66 milioni di euro, le macchine per i ministri europei hanno gravato sul budget europeo per circa 5,1 milioni di euro. Si sono finanziati corsi di golf, caccia, moto e sportivi di vario genere.

I soldi dedicati per lo sviluppo dei beni culturali della regione Campania, in Italia, sono stati spesi per l'organizzazione di concerto di Elton John a Napoli, del valore di 750 000 euro. Si è finanziato anche il progetto chiamato “le piscine virtuali”, per l'insegnamento delle lingue tramite un corso online, per consentire ai nuotatori di comunicare tra loro durante le competizioni internazionali di nuoto. Sono stati stanziati anche 1.6. milioni coprire le perdite finanziarie della corona svedese. Tale somma è stata destinata all'azienda agricola svedese affittata nel Flen in Sormland. La corona, che ha una ricchezza di circa 30 milioni di euro derivanti dai canoni di locazione di 2200 ettari per un importo simbolico di 108 euro all'anno, senza pagare tasse, nel 2009 ha ricevuto 209 000 euro di sussidi agricoli dalla UE, la cifra è stata confermata dalla Commissione Swedish Board of Agriculture. In base al rapporto della TV svedese, la società del re ha subito perdite, tra il 2000 e il 2006, per 4.6 milioni di euro.

Un altro progetto considerato da molti inutile è stato quello per il Cercle Culturel des Institutions Européen, costato 5,1, milioni di euro, per l'istituzione di un club culturale per i dipendenti delle istituzioni europee. Il club include anche uno Scottish Highland Dancing club and un wine-tasting club. Ma i dipendenti delle istituzioni europee sono abituati a trattarsi bene, lo testimonia la Beach City nel Venetian Lake, vicino Budapest, costato 5,5 milioni di euro, la struttura dovrà contenere una spiaggia artificiale, un centro commerciale, un complesso alberghiero sulle rive di lago , show room con fontane e un ponte pedonale. Sette milioni euro sono stati stanziati per lo ZOO di Hannover, in Germania, e 44000 euro per il cocktail party per la celebrazione del Europe Day. La lunga lista di altri porgetti include anche i 2.7 milioni per il tour virtuale in 3D delle isole mediterranee e l'aircraft landing simulations. Molti capitali dei cittadini europei, che ogni giorno affrontano i problemi della disoccupazione e della crisi economica, dovrebbero essere spesi con molto più criterio dalla CE, guardando alle esigenze dei cittadini. Naturalmente una parte dei fondi europei finanziano anche progetti di primaria importanza come la ricerca medica, che ha portato al test EarlyCDT-Lung, disponibile nel 2011 in Inghilterra o un progetto per un ospedale in Ungheria completamente alimentato a pannelli solari. Il prossimo summit, quindi, potrebbe occuparsi proprio dei metodi per eliminare gli sprechi e le spese inutili, per utilizzare i capitali risparmiati in soluzioni reali di contrasto alla crisi economica.

Biljana Vukicevic

04 novembre 2010

Ladini: fermare la vendita illegale della Dalmatinka

Zagabria/Croazia-Italia - Le società “La Distributrice Srl” e “La Distributrice Investments Srl”, di proprietà dei F.lli Ladini, hanno depositato la scorsa settimana al Tribunale Commerciale di Spalato un esposto per bloccare la vendita della Dalmatinka. La richiesta è stata sottoposta sia al Presidente del Tribunale di Spalato che al Ministero della Giustizia della Croazia, sottolineando come gli atti compiuti dal tribunale risultano illegali e discriminatori nei confronti degli imprenditori italiani. Esso ha infatti agito con parzialità, disattendendo l’autorità della Corte Superiore di Zagabria che aveva sentenziato, oltre sette mesi fa, il diritto all’ammissione nel credito. Ci si aspetta ora una risposta equa e coerente da parte delle autorità croate, e delle stesse istituzioni italiane affinchè intervengano presso gli organi competenti croati per garantire il rispetto della legge. Un'aspettativa nei confronti dello stesso ambasciatore italiano a Zagabria, il quale aveva garantito di seguire il caso con molta attenzione, dopo mesi di trafila presso tribunali ed uffici amministrativi, tra legali e diplomatici. Il caso Ladini continua così ad essere un tragico esempio di quanto le nostre aziende all'estero siano indifese, nonostante tentino di portare avanti l'economia italiana e diffondere il Made in Italy di eccellenza. Ai nostri diplomatici chiediamo una decisa presa di posizione, per far valere i diritti sanciti non solo dagli accordi bilaterali, ma anche dal diritto europeo ed internazionale. Chiediamo, quindi, un'azione che va oltre la mera rappresentanza dei grandi gruppi industriali che hanno conti alle Cayman, perché si schierino stavolta accanto alle piccole e medie imprese, cuore dell'economia italiana.