L'esercito franco-britannico, i nuovi conferenzieri di pace, non si fermerà dinanzi al comando della NATO, e premerà per gestire l'operazione in libia in prima linea e in via diretta. L'obiettivo di Francia e Inghilterra - secondo analisi dell'Osservatorio Italiano - è quello di dividere la Libia e creare un nuovo Stato con la Repubblica Cirenaica, dietro il via libera della Casa Bianca. Il futuro dell'insurrezione della Libia sarà deciso nei prossimi giorni, non appena gli aerei della Coalizione comincerà ad attaccare le colonne dei carro armati dell'esercito libico. I ribelli, intanto, non marciano su Tripoli, ma sono completamente intenti a prendere il controllo della Cirenaica e ad istituire un governo alternativo, che abbia Bengasi come capitale e si affacci sul Mediterraneo. E' questa la regione in cui viene prodotto l'80 per cento della ricchezza della Libia, e che detiene il 50% delle riserve di gas. La Libia produce 1,6 milioni di barili e solo 1,2 venivano estratti in Cirenaica, commercializzati da un gran numero di compagnie petrolifere, ma l'ENI è senz'altro il maggior produttore e ha contratti fino al 2042, oltre ad avere un gasdotto diretto con il Greenstream.
Ecco quindi gli ingredienti di un'altra guerra per il petrolio, e così anche dell'ostilità tra Italia e Francia. A parte il fatto che gli italiani si son visti passare davanti i Rafale, e si sono accorti troppo tardi che i francesi erano pronti a bombardare Tripoli, ma questa è un'altra storia. L'obiettivo della Francia e dell'Inghiterra era sin dall'inizio quello di dare un nuovo Stato alla Total e alla BP, e per far questo hanno incendiato tutto il Nord Africa. Il problema è che, una volta innescato, questo meccanismo infernale non si fermerà, e nuove rivolte si preparano in Siria, ma se si arriva alla Giordania non si torna più indietro. D'altro canto, occorre tenersi pronto al contraccolpo, che si traduce nella reazione dei Governi aggrediti con il terrorismo. Sono molte le reti create dalle intelligence occidentali nei Paesi difficili da stabilizzare e da controllare, e una volta che vengono spezzate e 'abbandonate' diventano armi micidiali e imprevedibili. E' ovvio che questa nuova guerra può essere un passo falso per l'alleanza franco-britannica, perchè questa politica della Regionalizzazione - una sorta di evoluzione della balcanizzazione che porta alla scomparsa degli Stati Nazione - può essere un'arma a doppio taglio, portando la guerra sino in Europa. Infatti non esistono solo Palestina, Cisgiordania, Kurdistan, Sangiaccato, ma anche Corsica, Scozia, Paesi Baschi, Fiandre.
All'Italia ora non resta che tamponare una crisi che è solo agli inizi, e diventerà sempre peggiore ed esasperata. Se Frattini vuole fermare l'immigrazione e stanziare 1500 euro per ogni rimpatrio allora deve andare a battare cassa da Total e BP, che vogliono riversare il peso del piano di pace sulle tasche dei cittadini europei. In alternativa, possiamo continuare a fare da tappabuchi e riparare ai danni di altri, oppure è ora che le nostre intelligence - quelle da 10 mila euro al mese - si muovano, smettano di fare conferenze e scrivere libri e comincino a lavorare. L'Italia deve reagire con forza e determinazione, creando un sistema suo di informazioni, e non copiare e incollare cosa dice il Times, Reuters o l'AFP , che non sono altro che dei comitati d'Affari. La coalizione di Francia e Inghilterra, con l'Ok dell'America, ha ingannato l'Italia, e per questo ora occorre diffidare e cominciare a dare un "Niet!" alle richieste della NATO: l'Alleanza Atlantica o vale per tutti oppure non vale per nessuno.
Ecco quindi gli ingredienti di un'altra guerra per il petrolio, e così anche dell'ostilità tra Italia e Francia. A parte il fatto che gli italiani si son visti passare davanti i Rafale, e si sono accorti troppo tardi che i francesi erano pronti a bombardare Tripoli, ma questa è un'altra storia. L'obiettivo della Francia e dell'Inghiterra era sin dall'inizio quello di dare un nuovo Stato alla Total e alla BP, e per far questo hanno incendiato tutto il Nord Africa. Il problema è che, una volta innescato, questo meccanismo infernale non si fermerà, e nuove rivolte si preparano in Siria, ma se si arriva alla Giordania non si torna più indietro. D'altro canto, occorre tenersi pronto al contraccolpo, che si traduce nella reazione dei Governi aggrediti con il terrorismo. Sono molte le reti create dalle intelligence occidentali nei Paesi difficili da stabilizzare e da controllare, e una volta che vengono spezzate e 'abbandonate' diventano armi micidiali e imprevedibili. E' ovvio che questa nuova guerra può essere un passo falso per l'alleanza franco-britannica, perchè questa politica della Regionalizzazione - una sorta di evoluzione della balcanizzazione che porta alla scomparsa degli Stati Nazione - può essere un'arma a doppio taglio, portando la guerra sino in Europa. Infatti non esistono solo Palestina, Cisgiordania, Kurdistan, Sangiaccato, ma anche Corsica, Scozia, Paesi Baschi, Fiandre.
All'Italia ora non resta che tamponare una crisi che è solo agli inizi, e diventerà sempre peggiore ed esasperata. Se Frattini vuole fermare l'immigrazione e stanziare 1500 euro per ogni rimpatrio allora deve andare a battare cassa da Total e BP, che vogliono riversare il peso del piano di pace sulle tasche dei cittadini europei. In alternativa, possiamo continuare a fare da tappabuchi e riparare ai danni di altri, oppure è ora che le nostre intelligence - quelle da 10 mila euro al mese - si muovano, smettano di fare conferenze e scrivere libri e comincino a lavorare. L'Italia deve reagire con forza e determinazione, creando un sistema suo di informazioni, e non copiare e incollare cosa dice il Times, Reuters o l'AFP , che non sono altro che dei comitati d'Affari. La coalizione di Francia e Inghilterra, con l'Ok dell'America, ha ingannato l'Italia, e per questo ora occorre diffidare e cominciare a dare un "Niet!" alle richieste della NATO: l'Alleanza Atlantica o vale per tutti oppure non vale per nessuno.