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25 settembre 2009

Cooperazione Serbia-Fiat corre verso la creazione di un indotto


Lo stabilimento di Kragujevac, in cui si concentra la cooperazione tra Gruppo Fiat e Zastava, darà inizio tra cinque o sei settimane alla produzione di un nuovo modello Fiat, per un investimento di oltre 800 milioni di euro. Ma l'espansione della Fiat in realtà non si arresta, e si prepara ad evolvere nella creazione di un vero e proprio indotto automobilistico italiano in Serbia, con gli investimenti delle maggiori imprese italiane che producono componenti auto.

Lo stabilimento di Kragujevac, in cui si concentra la cooperazione tra Gruppo Fiat e Zastava, darà inizio tra cinque o sei settimane alla produzione di un nuovo modello Fiat. Lo ha annunciato il Ministro dell'Economia serbo, Mladjan Dinkic, in occasione del Business Forum italo-serbo a Belgrado, al quale hanno partecipato più di 100 imprenditori italiani, nel quadro della missione istituzionale guidata dal Vice Ministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso. Quello della Fiat, come stimato da Dinkic, sarà un investimento dal valore di circa 800 milioni di euro, nella sua continua evoluzione, sino a creare un vero e proprio indotto automobilistico italo-serbo. Dinkic ha aggiunto che l'automobile sarà prodotta solo nella fabbrica di Kragujevac, sede della Fiat Srbija, joint venture nata nel dicembre del 2008 da una cooperazione tra il governo della Serbia e la Fiat, la quale alla fine di marzo,ha dato il via alla produzione della Punto (prodotta da luglio anche nella versione diesel). Dinkic ha anche annunciato che sarà organizzato in Italia, il prossimo 13 novembre, un incontro tra i rappresentanti del governo italiano e quello serbo, che sarà un ulteriore passo avanti nel migliorare i rapporti economici dei due Paesi. "Su invito del presidente della Fiat Sergio Marchionne, il 13 novembre prossimo, insieme al presidente Boris Tadic mi recherò a Torino per la presentazione del nuovo modello Fiat", ha aggiunto il Ministro Dinkic, spiegando che la delegazione serba, guidata dal presidente serbo Boris Tadic, la visiterà in novembre la fabbrica della Fiat a Torino, dove avverrà la presentazione del nuovo modello.


Il Ministro serbo ha ricordato che in Serbia sono state fondate circa 200 aziende italiane, che occupano 18.000 lavoratori, e il loro fatturato annuo è di 2,5 miliardi di euro. L'Italia è il terzo partner negli scambi esteri della Serbia, e si colloca al quinto posto per importazione di investimenti, il cui valore è di un miliardo di euro. Ciò in relazione ai vantaggi che la Serbia offre come unico paese della regione balcanica con un regime di libero scambio con gli altri stati della ex Jugoslavia, con la Turchia e con la Comunità degli Stati Indipendenti, in particolare con Russia e Bielorussia. In tal senso, Dinkic ha annunciato che proprio sulla liberalizzazione delle tariffe doganali per il settore automobilistico, sono in corso le trattative con Mosca, al fine di creare un mercato allargato per l'export di auto. La partnership tra Serbia e Fiat rappresenta un fattore trascinante per le esportazioni italiane nell'area balcanica, e nella stessa Europa Orientale, apprestandosi a prendere pian piano il posto della Polonia. Come affermato oggi in una nota dal Vice Ministro Urso, "si sta invertendo la tendenza delle esportazioni italiane nel suo complesso", e adesso l'Italia volge uno sguardo all'estero per "incardinare la ripresa e accompagnare le imprese sulla strada dell'internazionalizzazione".

Al termine della conferenza, il Ministro Dinkic e il Vice Ministro Adolfo Urso hanno firmato la dichiarazione sulla cooperazione tra i due paesi nella produzione di componenti per l'industria automobilistica, il cui scopo è, come ha sottolineato Dinkic, assistere l'espansione della società italiana in Serbia. Dinkic ha valutato che, nel settore della componentistica auto, potrebbero essere impiegate circa 10.000 persone in Serbia, in considerazione del fatto che, secondo il piano aziendale della Fiat, dovrebbero essere impiegate 2.500 persone nello stabilimento Zastava, per aumentare da tre a quattro volte i lavoratori del settore delle componenti. Il Ministro dell'Economia ha annunciato che il più grande produttore italiano di componenti per auto per la Fiat, l'azienda Magneti Marelli, insieme con Toscana Gomma e Adler spa, potrebbe investire almeno 100 milioni di euro e assumere 600-700 persone. Per il settore della componentistica auto, il Governo serbo offrirà sovvenzioni per 4.000 euro a lavoratore per l'assunzione di nuovi posti di lavoro in Sumadija, e 5.000 euro nel sud della Serbia. Inoltre, la Serbia, in collaborazione con i governi locali, offrirà il terreno per la costruzione delle infrastrutture strumentali alla logistica della produzione.

"Per gli investimenti in Kragujevac verranno concessi agevolazioni doganali per l'esportazione, e zone franche per l'importazione di materie prime, così come l'esenzione dell'IVA per le importazioni di beni che vengono riesportati all'estero", ha detto Dinkic. "I produttori delle componenti auto godranno di agevolazioni fiscali per le imposte locali e sugli utili, se l'investimento è superiore a otto milioni di euro e se assumeranno più di 100 dipendenti", ha detto il Ministro. Da parte sua, il Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Adolfo Urso, ha affermato che la firma della dichiarazione apre la strada per gli investimenti di tutte le aziende italiane che producono componenti auto. "Tale documento di intesa crea un contesto in cui verranno realizzati numerosi investimenti, grazie all'intervento del Governo della Serbia e dell'Italia, attraverso la sua agenzia per la promozione degli investimenti esteri", ha detto Urso, anticipando che tale soluzione di cooperazione tra i due Paesi sarà il modello più vantaggioso di tutta l'Unione Europea. Urso ha infatti valutato che il mercato serbo "ha la capacità di rispondere alla crisi finanziaria ed economica mondiale" e, grazie alla sua posizione geografica, e agli accordi di libero scambio con i paesi dell'ex Unione Sovietica, favorirà l'espansione degli investimenti degli imprenditori italiani.