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29 settembre 2009

Il PEOP in fase di stallo dopo il no della croata Janaf


La costruzione dell'oleodotto pan-europeo (Pan European Oil Pipeline - PEOP) sembra essere giunto ad una fase di stallo, dopo che la Croazia ha bloccato il decorso del progetto, non avendo pagato la tassa d'iscrizione al consorzio pari a circa 50.000 euro. Il PEOP è un progetto in fase di elaborazione a cui hanno aderito sinora Romania, Serbia, Croazia e Italia, mediante il quale si instraderà il petrolio russo e quello del Mar Caspio fino all'UE.

La costruzione dell'oleodotto pan-europeo (Pan European Oil Pipeline - PEOP) sembra essere giunto ad una fase di stallo, dopo che la Croazia ha bloccato il decorso del progetto, non avendo pagato la tassa d'iscrizione al consorzio pari a circa 50.000 euro. Lo hanno affermato ieri i membri del consorzio per l'agenzia rumena "Actmedia", al termine dell'incontro degli imprenditori rumeni e kazaki, tenutosi lo scorso fine settimana ad Astana. Il PEOP è un progetto in fase di elaborazione a cui hanno aderito sinora Romania, Serbia, Croazia, Slovenia e Italia, mediante il quale si instraderà il petrolio russo e quello del Mar Caspio fino all'UE. Il gasdotto che collega Costanza a Trieste, e poi tutti i paesi lungo la sua direttrice, sembra essere in fase di stallo, su ammissione dello stesso Segretario di Stato rumeno presso il Ministero dell'Economia, Tudor Serban, secondo il quale "il lavoro del consorzio che gestisce con il PEOP non può dare dei risultati reali, se non vi è l'impegno degli azionisti della società italiana e della croata Janaf". Queste infatti rappresentano delle controparti d’importanza strategica ai fini della realizzazione del progetto, nonchè Paese consumatore.

Seccondo la società croata, il PEOP ha bisogno delle raffinerie dell'Italia (da cui la stessa Janaf si rifornisce), tale che non ci sarebbe bisogno di costruire un nuovo gasdotto, se il PEOP non andasse a rifornire i paesi dell'Unione europea. Già nella fase iniziale di preparazione del progetto è necessaria una stretta cooperazione con il governo italiano, dei proprietari dei terminal e delle raffinerie, che sono in parte controllate dalle stesse società che sfruttano i giacimenti petroliferi nella regione del Mar Caspio. Inoltre, a causa della mancata partecipazione della Slovenia si avranno maggiori costi d’investimento nella costruzione dell’oleodotto nella sezione che attraversa in gran parte il mare, il che aumenta anche il rischio ambientale nell’Adriatico settentrionale . C'è da considerare che, nel frattempo, hanno cominciato a costruire anche altri gasdotti alternativi al PEOP che trasporteranno petrolio del Mar Caspio e dalla Russia attraverso i porti del Mar Nero, come il Burgas-Aleksandroupolis, l’oleodotto Kazakhstan-Cina, e l'oleodotto Samsun-Ceyhan.

Per tutte queste circostanze la Janaf nel luglio del 2009 ha richiesto delle consultazioni e delle linee guida per le future attività del Ministero dell'Economia, del Lavoro, e dell’imprenditorialità mentre ha riferito ai partner che "congela" le sue attività per il progetto fino a quando non viene chiarita la posizione nei confronti del Governo croato. Dunque, il Pan European Oil Pipeline (PEOP), detto anche oleodotto Costanza-Trieste, rischia di essere rinviato a data da destinarsi, considerando che le società che stanno realizzando il progetto, quali le società romene Conpet ed Oil Terminal, le società JP Transnafta (Serbia) e Jadranski Naftovod (Croazia), hanno deciso di rinviare alla fine di settembre la nomina del nuovo direttore generale, che avverrà in occasione del prossimo incontro a Belgrado.