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08 ottobre 2010

L'Osservatorio Italiano chiede trasparenza nei conti del Seenet 2

Nel tentativo di fare una seria inchiesta sulla destinazione dei fondi che il Ministero degli Esteri aveva destinato al progetto del Seenet 2, l'Osservatorio  ha avuto modo di vedere come la famosa trasparenza della pubblica amministrazione sia un dogma, dietro il quale si nascondono pratiche burocratiche tutt'altro che chiare. La nostra richiesta, sin dall'inizio, era quella di poter accedere alle voci di spesa del progetto per i Balcani che costerà agli italiani 11 milioni di euro, di cui 8 previsti dalla Farnesina. Ci è stato detto 'verbalmente' che non possiamo accedere al progetto originario in quanto protetto dalla legge sulla protezione degli atti amministrativi (Legge 241/90) e che occorre dimostrare di avere un 'interesse qualificato' che giustifichi la consultazione. A meno che non sia protetto da segreto di Stato, l'Osservatorio Italiano e i suoi giornalisti hanno pieno di diritto di accedere alle voci di spesa del singolo progetto del Seenet, perché rientra nel suo dovere ad informare e a condurre indagini giornalistiche, in maniera scrupolosa e con fonti attendibili, come il denaro pubblico viene impiegato.

Un diritto che diventa un interesse legittimo che qualsiasi TAR riconoscerebbe, come già avvenuto in altri casi simili, come quello del "Tar Toscana, SEZ. II - sentenza 18 novembre 2005" e del ricorso del quotidiano Sicilia Informazioni in un caso analogo. E così c'è chi grida in onore della trasparenza , e chi dall'altra parte non risponde alle lettere e alle telefonate, chi ti fa aspettare settimana per una risposta negativa e chi rinvia ad oltranza nella speranza che prima o poi lasceremo la spugna. Persino l'Ufficio della Cooperazione allo Sviluppo, nella persona del Dottor Francesco Forte, in un primo momento ci aveva dato delle garanzie di sorveglianza, deviando la nostra richiesta ad un suo assistente, e poi è caduto in un silenzio preoccupante. Alla sua attenzione abbiamo portato in secco rifiuto del funzionario della Regione Toscana a voler fornire qualsiasi tipo di documentazione se non dietro una richiesta in carta bollata del nostro 'interesse qualificato'. Questo quando non esisteva neanche il portale web pubblicizzato alla presentazione in conferenza stampa del Seenet nel mese di giugno, ma pubblicato dopo le nostre ripetute insistenze a settembre. Finalmente si è arrivati alla messa in rete di una serie di documenti tra cui una sintesi generale del progetto e circa dieci sintesi delle strategie di intervento , che fungono da macrocategorie per 47 progetti, non ancora pubblicati, destinati alle singole municipalità. In ognuna di queste sintensi non compare mai il costo e il budget di ogni progetto specifico. Sarebbe invece logico indicarlo, come avviene per ogni altra spesa e voce di un'opera pubblica o di un'istituzione amministrativa, e come prescrive la legge. Il continuo rinviare da parte dei burocrati che si nascondono dietro le leggine, non fa altro che alimentare dubbi ed ulteriori domande sul perché non è possibile sapere quanto costano i progetti e come viene ripartito tale ammontare. D'altro canto, un clima di tensioni, di silenzio e di indifferenza sta alla base della piramide della cattiva gestione pubblica. Ed è proprio questo che combattiamo, anche se ci diranno che siamo polemici, nazionalisti o scorretti, va bene tutto se questo serva a tirar fuori i conti, perché è nel nostro pieno interesse 'qualificato'. Noi non viviamo con fondi pubblici, non portiamo avanti una lotta politica, non siamo espressione di nessun partito, noi siamo l'esempio di giovani ragazzi che vivono da 15 anni nei Balcani, e conoscono la storia italiana nei Balcani e il motivo per cui l'Italia è in queste terre inesistente. E' ora giunto il momento di essere davvero trasparenti e far conoscere le reali attività di questa "comunità italiana istituzionale" che si trova nei Balcani e che da troppo tempo vive di espedienti, di fatture gonfiate - come quelle dei taxi, che da 7 euro diventano 25, o degli hotel - di progetti mai portati a termine, di budget che prima di arrivare a destinazione si perdono per strada. Questi sono anche i motivi per cui, rispetto ai progetti tedeschi, ai francesi e agli inglesi, i progetti italiani sono una goccia in un mare. C'è da chiedersi perché ci siamo ridotti così, perché lo Stato si nasconde e crea un clima di omertà.