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18 ottobre 2010

Esplosivo trovato a Gioia Tauro: partita venduta all'IRAN dalla MEICO

I servizi d`intelligence occidentali scoprono un carico spettacolare di esplosivo in un container del porto di Gioia Tauru. Si tratta di 7 tonnellate di materiale esplosivo del tipo “esogeno” (RDX o T4 noto anche come C4 ) che, secondo gli inquirenti, proviene dall'Iran e sarebbe destinato alla Siria. Oltre ai sospetti, il settimanale "Investigim" ha accertato mediante fonti attendibili che si tratta di una produzione albanese, venduta all'Iran quattro anni fa dall'impressa MEICO del Ministero albanese della Difesa. Il settimanale pubblica oggi documenti esclusivi sul commercio di armi con uno degli Stati definiti come parte dell' "asse del male". Viene così alla luce una transazione su come la MEICO vende a Iran 100 tonnellate di esplosivo tra i più potenti.

Il tritolo proveniente dall'Iran: il percorso del container. Con circa un mese di ritardo, Roma rende pubblica la grande operazione sulla prevenzione degli attentati terroristici. Così il 21 settembre la Guardia di Finanza italiana scopre in uno scanner che un container del porto di Gioia Tauro trasporta due tipi di carichi, uno del quale si sospetta sia esplosivo. Una volta aperto il container viene rilevato che dietro il carico di 800 sacchi di iuta con latte in polvere, vi sono circa 7 tonnellate di materiale esplosivo di tipo esogeno, che è diversamente noto come “RDX” oppure anche “T4”. L`esplosivo era imballato in sacchi di plastica e tessile con un peso di circa 10 chili ciascuno. Le autorità italiane, dal questore di Reggio Calabria Carmelo Carbone fino al direttore delle Dogane di Gioia Tauro Saverio Marrari, descrivono ampiamente il ritrovamento dell'esplosivo in due conferenze stampa. Chiarimenti furono dati anche dal procuratore Giuseppe Pignatone, dal colonnello della Guardia di Finanza Albert Reda, dal questore di Reggio Calabria Carmelo Casabona, e dall`ex generale del Genio Fernando Termentini. Questi spiegano che, infatti, la genesi del successo è stata la collaborazione con i servizi d`intelligence israeliani, in particolare lo “Shin Bet” (Servizio sicurezza interna di Israele). Sui "radar" israeliani, alla fine del luglio 2010, vengono tracciati i dati sui carichi di materiale militare. La “Quds Force” (unità speciale dell'esercito iraniano alle dirette dipendenze di Ayatollah Khomeini, per operazioni extra-territoriali) avrebbe inviato del materiale esplosivo all'inizio di agosto in Libano, destinato all`organizzazione palestinese “Hezbollah”. Un numero di container sospetti furono caricati su una nave la prima settimana d`agosto.

Bander Abaas-Amburgo-Gioia Tauro-Pireo-Latakia. Il container viene caricato su una nave cargo e parte dal porto iraniano di Bandar-Abbas (Bandar Khomeini) il 6 agosto. Non desta l'attenzione delle agenzie anti-terrorismo questo container che, secondo il documento e la polizza di carico, aveva come destinazione il porto d`Amburgo, nella Repubblica Federale di Germania. Le agenzie d`intelligence tedesche furono quindi urgentemente allertate, anzi fu informato anche il capo leggendario, Reinhard Kesselring. Così furono informati anche gli altri funzionari del MAD (Militärischer Abschirmdienst), il servizio del controspionaggio dell'esercito tedesco. Il container con l'esplosivo non uscì dalla zona fiscale del Porto di Amburgo, anzi fu trasbordato sulla nave cargo "MSC Finland” battente bandiera liberiana, proprietà di una compagnia italo-svizzera. La nave scaricò il container nel Porto calabrese di Gioia Tauro in attesa di essere caricato a bordo della nave cargo di 26.000 tonnellate, la DWTMSC Malaga”, battente bandiera tedesca. La destinazione era il porto greco di Pireo. Secondo i servizi d`intelligence italiana, dopo Pireo, la destinazione dell'esplosivo sarebbe stata il Porto siriano di Latakias, poi il T4 sarebbe stato caricato a bordo di una nave di carico generale verso il porto libanese di Tarabulus.

Gli analisti: RDX è albanese. Le agenzie dell'anti-terrorismo sono allarmate, perché pensano che il carico di 7 tonnellate non sia l`unico, ma parte di una partita di cento tonnellate in mano all'Iran. Il settimanale "Investigim" è venuto a sapere che, dopo le analisi urgenti svolte in Italia dagli esperti nazionali e dagli specialisti statunitensi, presso il laboratorio della NATO in Germania, la quantità di circa 7 tonnellate di esplosivo è risultata essere di produzione albanese, in particolar modo dello stabilimento di Mjekesi. L'RDX albanese è a sua volta una produzione di tecnologia svedese "Bofors". L`Iran ha due stabilimenti di materiali esplosivi uno di tecnologia statunitense, e l`altro di tecnologia cinese della compagnia “Norinko”. L`esplosivo albanese di brevetto “Bofors” ha come specifica caratteristica una composizione all' 1 percento. Questa quantità di esplosivo è stato oggetto di una transazione tra la società della difesa albanese di import-export di armi, la "MEICO", rappresentata dal direttore Ylli Pinari (ora agli arresti), e la società militare iraniana “MODELEX”, rappresentata da R. Rahmani. Secondo documenti esclusivi che dispone il settimanale, la quantità dell'esogeno esportato in Iran dal Ministero albanese della Difesa era di circa 100 tonnellate.

Le 4 date dell'affare Teheran-Tirana:
- Il 15 febbraio 2006 fu concordata la vendita di una quantità di 100 tonnellate di RDX, da trasportare con un imballaggio in sacchi da 10 chili, per un totale di 4 pezzi, in una cassa di legno. Il prezzo stabilito era di 5000 dollari a tonnellata, da pagare attraverso la Banca Americana d`Albania.
- L'8 marzo 2006 viene chiesto con fretta dal partner iraniano l`adempimento del contratto e così la spedizione dell'esplosivo albanese in Iran.
- Il 14 marzo 2006 vengono discussi i problemi delle compagnie di spedizione iraniane, che avrebbero curato il trasporto, dando nuovamente priorità all'esplosivo RDX.
- Il 19 aprile 2006, viene sottolineato l`alto costo di trasporto aereo per una quantità così grande di esplosivo. Una sola tratta Teheran-Tirana costava trenta mila dollari. Lo stesso costo viene stabilito anche per merci militari albanesi da Tirana verso l`Iran. Il dato interessante non è il costo del trasporto delle 100 tonnellate di esplosivo, ma il fatto che armamenti e munizioni albanesi, o transitate attraverso l`Albania, finiscono nelle mani di Stati definiti "canaglia" con il coinvolgimento di una dozzina di servizi segreti provenienti dai tre continenti (Europa, Asia ed America).

Lo stabilimento di Mjekesi
. Lo stabilimento per i materiali esplosivi, (ULP) Mjekes-Elbasan, è la più grande fabbrica nei Balcani per materiali esplosivi, costruita nel 1963 dai cinesi, e poi ristrutturata nel 1981 dagli svedesi . Nel 1982 ha inizio la produzione di esplosivi potenti dietro il brevetto della più famosa compagnia al mondo, la svedese “BOFORS”. Vi sono in totale 6 stabilimenti posti nelle vicinanze della città di Elbasan. Mjekesi è un'impresa statale che ha prodotto esplosivi e propellenti già dal 1963. Produce dinamite, munizioni, polvere nera di sparo, micce di sicurezza, TNT, DNT, RDX, propellente (NG/NC) a basa singola e doppia, e nitrocellulosa, competendo con i mercati esteri. Dopo il 1990 lo stabilimento ridusse al minimo la produzione e nel 2000, andando verso la chiusura. A partire dal 2001 fu utilizzato per lo smantellamento delle munizioni dell'esercito.


La scoperta del T4 a Gioia Tauro e l'interrogazione al Ministro Maroni. Lo scorso 21 settembre, fa il giro del mondo la notizia sul ritrovamento di 6,7 tonnellate di esplosivo del tipo RDX - T4, trovato in un container del porto di Gioia Tauro in Calabria. La scoperta è stata fatta il 27 agosto e fu resa nota solo un mese più tardi. Il maxi sequestro (così definito dai media italiani) di una quantità di un così potente esplosivo fu considerato uno straordinario successo delle autorità italiane: dogana, polizia di frontiera, guardia di finanza e innanzitutto, i servizi d`intelligence. La notizia è stata pubblicata su decine di agenzie di notizie, giornali, televisioni e portali internet, tra i più prestigiosi al mondo. Una tale considerevole quantità di materiale esplosivo, di una potenza estremamente grande, è "una caccia" molto rara per le forze di sicurezza e dovrebbe segnare una prima vittoria nella guerra globale dell'anti-terrorismo. L`allarme innescato nelle strutture della sicurezza dei Paesi occidentali , viene confermato dal fatto che il Ministro italiano degli Esteri, Franco Frattini ha parlato direttamente con il Segretario di Stato americano Hillary Clinton. “E` una scoperta di grande importanza - ha sottolineato Frattini, parlando della collaborazione con i servizi segreti esteri - che pone la guerra al terrorismo al centro della collaborazione transatlantica" tra l`UE e gli Stati Uniti. Il risvolto dell'operazione non è riuscito a calmare l'opposizione italiana. Dopo la scoperta del container contenente materiale esplosivo a Gioia Tauro, Emanuele Fiano, Presidente del Forum della Sicurezza del Partito Democratico italiano ha chiesto dal Ministro degli Interni Roberto Maroni di dare delle spiegazioni, se oltre alla destinazione di Libano o Siria, possa essere esclusa il coinvolgimento delle strutture del crimine organizzato italiano. La domanda posta fu: 'Perché le organizzazioni terroristiche avevano scelto Gioia Tauro per il transito del materiale esplosivo?'.

Tanto esplosivo da distruggere l'intero porto. L`itinerario del container con il carico dell'esplosivo è una vera e propria dimostrazione della globalizzazione delle reti terroristiche all'inizio del XXI secolo. Tutti i media parlano del fatto che l`esplosivo è stato utilizzato maggiormente nel 1992, per gli omicidi dei giudici dell'antimafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Le autorità italiane sospettavano inizialmente che nel contrabbando d`esplosivi fosse collusa la 'Ndrangheta, che ha infiltrato il Comune e il Porto di Gioia Tauro. Sospetti poi esclusi. “Noi crediamo che la grande quantità di esplosivo - afferma il questore della Reggio Calabria, Carmelo Casabona - non fosse destinata ad attuare i piani criminali delle cosche locali . La quantità davvero impressionante che abbiamo trovato ci ha condotti all'ipotesi che il destinatario possano essere organizzazioni criminali internazionali forse legate a movimenti terroristici". L`ex Generale del Genio, Fernando Termentini, uno dei principali esperti italiani di esplosivi, suppone che il T4 - presente in una quantità tale che avrebbe distrutto l`intero porto di Gioia Tauro - "poteva essere utilizzato per testate di razzi, bombe d`aviazione o missili di artiglieria di grande calibro, senza escludere, naturalmente la possibilità di utilizzo parziale per la produzione di "IED" (improvised explosive device - bombe artigianali)”, come quelle che furono usate negli attentati contro i giudici dell'Antimafia, Falcone e Borsellino. ”Gioia Tauro era solo una tappa del viaggio dell'esplosivo", ha confermato Casabona, parlando con i giornalisti. Egli ha così messo in luce aspetti dell'operazione comune della squadra mobile di Reggio Calabria e della Guardia di Finanza. E' stata in realtà un'informazione passata dal servizio segreto israeliano che comunicò ai "007" italiani il nome della nave su cui era caricato il container pieno di esplosivo che fa riferimento alle dichiarazioni delle autorità. Le inchieste hanno come fine quello di scoprire se a Gioia Tauro vi fosse un solo container con T4, o ve ne fossero altri, o ve ne possa essere qualcuno ancora in viaggio. Così, come per le grandi quantità di droga, spiegano gli esperti, anche per le armi non esiste un solo carico.

Gjergj Thanasi e Thanas Mustaqi
Giornalisti del settimanale albanese "Ivestigim"
diretto da Alket Aliu