Motore di ricerca

03 marzo 2014

Obama perde la guerra in Crimea prima di iniziarla

Roma - Dopo giorni di grande tensione, la crisi in Crimea entra in una nuova fase, svelando un'immagine più nitida di questi attimi concitati e di confusione. Come descritto nella nostra precedente analisi (si veda La notte di Sebastopoli), quella di Mosca è stata una risposta asimmetrica alla degenerazione della protesta del movimento Euromaidan, sapientemente gestita e sostenuta dalle lobbies di interesse economico, nel pieno stile delle cosiddette Primavere arabe. La mossa militare della Russia ha infatti arrestato la macchina di sovversione dell'ordine politico vigente, azionata come da copione per riscrivere tutti gli accordi e le alleanze politiche con la NATO e l'Unione Europea, con la diretta estromissione della controparte russa. La reazione di Putin ha capovolto del tutto la situazione, e ha quindi riaperto le trattative sull'inquadramento dell'Ucraina nel panorama della Comunità Internazionale, e quindi sulle regole di integrazione alle strutture euro-atlantiche, che tengano conto anche dei rapporti con la Russia, come sancito dagli equilibri socio-politici e storici di questa regione. A comprendere la reale natura di questo conflitto sono stati infatti i singoli Governi europei, che Putin ha riconosciuto come controparti diplomatiche, emarginando nei fatti gli Stati Uniti. Dopo la Siria, l'Amministrazione Obama esce ancora una volta sconfitta dal confronto tattico-strategico con Mosca, rivelandosi così impreparata ed incompetente ad affrontare una crisi che non ha saputo controllare, nonostante l'abbia innescata con le proteste. L'Ucraina non è né la Libia né l'Egitto, non è neanche la Siria o la Jugoslavia degli anni '90, Kiev è già Europa, ma è anche l'ultima dogana prima di entrare nello spazio russo. Il messaggio di fondo russo è stato quindi che "l'America non può valicare certi confini, portando la guerra nel cuore dell'Europa, senza subire delle conseguenze", ed in questo caso una scottante sconfitta e una lezione di diplomazia militare data dai Paesi europei, che non sono neanche le autorità di Bruxelles. L'azione di Mosca è stata prettamente politica e strategica, e aveva come unico scopo quello di dare una spallata decisiva all'eccessiva ingerenza statunitense, temendo che tali provocazioni avrebbero indebolito anche la Russia, al suo interno. Per cui, probabilmente, la Russia né uscirà dal G8 né avrà un embargo commerciale, bensì sarà direttamente interpellata per il ristabilimento dell'ordine in Ucraina, che tenga conto anche della popolazione russa ed isoli le derive estremiste.

Non dimentichiamo che il grande spettacolo hollywoodiano della piazza di Kiev, e il grido alla resistenza e alla lotta anti-russa della Timoshenko ha aperto scenari di conflitti inter-etnici, ovvero di un Paese diviso in completa anarchia, senza un Governo legittimo, gestito come marionette dall'amministrazione americana. La stessa Unione Europea era stata in parte estromessa dal dialogo tra Governo, opposizione e manifestanti, mentre gli oligarchi mettevano in sicurezza i loro beni, grazie a nuovi scellerati accordi con i reggenti del momento. Anche la strage dei cecchini, che ha fornito un'immagine completamente diversa di questa protesta, è stata commessa in circostanze non molto chiare, e comunque sotto gli occhi delle telecamere, nei pressi dell'hotel internazionale che ospitava i giornalisti, posizionata nell'inquadratura perfetta al momento giusto (si veda I guerriglieri dei ‘Paesi caldi’). Nella realtà, i grandi registi di questa protesta pro-europea, divenuta poi sommossa violenta con derive estremiste, avevano perso il controllo della situazione, e la "lotta per la democrazia" è ben presto degenerata in saccheggi, rappresaglie e atti di terrorismo verso le istituzioni e coloro che non hanno partecipato alle manifestazioni, con episodi di violenza e di anti-semitismo in piccoli e grandi centri

Militanti del movimento Maidan, affiliati al partito Svoboda
con la fascia del simbolo del Wolfsangel
 Seconda divisione delle SS - Das Reich

Quello che viene definito Movimento di Maidan, è stato gradualmente infiltrato da frange neo-naziste, mercenari al soldo degli oligarchi, ma anche militanti stranieri, in particolare tedeschi americani e turchi, mentre era sempre maggiore il rischio che venissero assoldati guerriglieri ceceni, cosa che avrebbe dato alla protesta un profilo tutt'altro che pacifico. Tale timore è stato infatti confermato dall'approvazione di una legge che vietava l'utilizzo della lingua per le minoranze, colpendo in maniera diretta proprio la comunità russa. Un'opera questa già intrapresa dai militanti del Maidan, che definiscono i filorussi e i loro oppositori con l'appellativo Titunshky - dal nome dello sportivo di arti marziali Vadym Titushko, che ha picchiato un giornalista, per indicare dei teppisti provocatori -  mentre fino a poco tempo fa venivano chiamati "ebrei comunisti" in segno di disprezzo. Oggi i media hanno cambiato l'appellativo per indicare le frange di opposizione filo-russe (facendo un parallelo, come chiamare le 'camice nere'  o i 'partigiani' ultras), per stemperare quindi il carattere anti-semita e razzista della loro lotta politica, e questo la dice lunga sull'opera fatta per nascondere l'odio coltivato in questi circoli di attivisti. In altre parole, la deriva più profonda era proprio quella di una guerra civile di tipo etnico, quindi tra popolo ucraino e popolo russo, che avrebbe davvero decretato la divisione del Paese.  Come controbilanciamento interno, si sono venute a creare le cosiddette milizie popolari, che hanno avuto la funzione di arginare gli episodi di eccesso e dare una risposta di contro-propaganda alle frange anti-russe, che cercavano lo scontro civile.

Attualmente, per quanto i media cerchino di amplificare la crisi e di creare un clima di isterismo generale,la Russia non ha dichiarato una guerra, e la NATO non disporrà nessun intervento militare. A Sebastopoli, come anche a Simferopoli e a Kerch, non vi è stato alcun episodio di violenza o alcun scontro armato. La popolazione locale ha, in un certo senso, gradito la presenza dei militari russi semplicemente perché temeva l'arrivo dei militanti di Maidan e dei neo-nazisti di Pravy Sektor, che nelle altre regioni hanno fatto irruzione armati nei consigli comunali, hanno fermato e aggredito la polizia, proclamandosi la 'nuova autorità costituitasi'. La stessa manifestazione della minoranza tartara non ha avuto alcuna conseguenza, essendo una comunità che convive da anni con la popolazione russofona, e comunque non era contraria alla protezione della Crimea dall'ondata del Maidan. Considerando che le divisioni tra 'rossi e neri' si sono già create, il confine della propaganda dello scontro tra le vecchie ideologie diventa sempre più sottile, e rischia di riversarsi anche nella nostra democratica Europa.

Manifesto dei militanti di Svoboda in onore di Stepan Bandera
collaboratore dei nazisti e considerato padre ideologico
del movimento come eroe di liberazione del Paese.  
L'immagine del manifesto è stata manipolata e poi immessa nella rete,
poi pubblicata da blog e dalle reti di socialnetwork
come autentica, per infiammare così la propaganda.


Questi episodi sono stati volutamente occultati dalla stampa estera, che ha rivelato tutta la sua 'impreparazione storica' nel confrontarsi con teatri di guerra che non sono il Medio Oriente o il Nord Africa, dove le fonti accreditate dei grandi media sono difficili da smentire. Non sono mancate poi gli azzardi di alcune testate giornalistiche italiane, che sono arrivate al punto di strumentalizzare un piccolo gruppo di circa 50 persone di antica discendenza italiana, per montare un caso di "pericolo per le minoranze esposte alle deportazioni russe". Questo è stato il 'tocco di classe' e il contributo di certi giornalistici in cerca di gloria, pronti alla mercificazione di persone che, per tanti anni, sono state dimenticate perché 'politicamente irrilevanti' ed ora si prestano ad opere di sciacallaggio, nella speranza di avere un riconoscimento o una pensione da parte dello Stato italiano. Restano, tuttavia, iniziative che 'lasciano il tempo che trovano', prima di cadere di nuovo nel silenzio, perché la realtà è ben diversa. Si può dire che i media hanno mentito molto su quanto accaduto in Ucraina e in Crimea, ma le diplomazie parallele dei Governi europei sapranno come superare l'obbligo istituzionale verso gli Stati Uniti, per portare avanti la trattativa con Mosca.


E' infatti la Russia il diretto interlocutore dell'Europa, sia in ambito economico-commerciale, che energetico: non dimentichiamo che l'UE dipende dalle forniture di gas russo, per le quali l'Ucraina funge solo da intermediario. Essa costituisce pur sempre una zona cuscinetto tra i due continenti, per cui il suo equilibrio interno non può essere stravolto in maniera unilaterale. Sono questi i motivi fondamentali che hanno causato l'esclusione di Washington. Ha inizio, quindi, il momento più delicato della crisi, in cui può anche intervenire un "terzo" che sparando alla spalle per primo, può far partire lo scontro a fuoco che sia ucraini che russi stanno evitando nella maniera più assoluta. Non vorremmo infatti che, come in piazza Maidan, ci sia un gruppo di cecchini che spara ai militari per ottenere una risposta, ben documentata dalle telecamere. Le provocazioni, infatti, non si arrestano, come quella dell'europarlamentare polacco Jacek Saryusz-Volsky che ventila la possibilità di dare all'Ucraina l'accesso al nucleare, come forma di difesa dalla Russia. Resta poi il problema delle bande armate, che ormai si sono insinuate nel territorio e possono creare uno scontro o confusione all'improvviso, con inevitabili reazioni di risposta. E' chiaro che, qualsiasi cosa accada in questo periodo di attesa, prima dei negoziati con il Gruppo di contatto proposto dalla Germania, non si potrà certo imputare a Mosca o all'Europa la responsabilità di eventuali incidenti, che ovviamente non avrebbero alcun interesse a far fallire delle trattative a lungo cercate. Morale della favola, l'Algeria ha ordinato 50 elicotteri dalla Russia: è cambiato forse qualcosa?