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28 dicembre 2006

Terremoto sulle Borse asiatiche e sugli oleodotti: è la guerra


Due forti scosse di terremoto si sono abbattute su Taiwan danneggiando gravemente i cavi sottomarini del sistema delle telecomunicazioni, e provocando così un improvviso blackout nelle comunicazioni telefoniche e di Internet di Taiwan, Cina e Giappone. Il terremoto, senza provocare vittime, ha seriamente danneggiato società, imprese e Banche, impedendo operazioni finanziarie, in particolar modo nel mercato valutario e compromettendo così la stabilità delle Borse Asiatiche. Le isole colpite sono nevralgici centri finanziari rimasti completamente isolati, con il rischio che passeranno ancora diverse settimane prima di ristabilire i servizi di comunicazione, perché le principali compagnie telefoniche sono state duramente colpite. La società cinese Chunghwa ha ridotta la sua capacità di trasmissione al 50% rispetto a quella normale, come la PCCW Ltd. di Hong Kong, mntre la Telecom Singapore Ltd. è stata completamente isolata; danneggiate anche Francia Telecom SA e Telecom Pakistan Co., operatori nell'APCN2 che servono la rete che connette Giappone, Corea, Cina, Taiwan, Hong Kong, Filippine, Malaysia e Singapore inclusa Cina Unicom Ltd., StarHub Ltd., Telekom Malaysia Bhd. e Telstra Corp. L'intera regione è stata colpita, nonostante sia stata Taiwan l'epicentro, avendo azionato un effetto domino cha ha trascinato con sé tutte le altre società.

Ciò che deve riflettere è il modo in cui gli eventi naturali si sono così sincronizzati in modo tale da colpire le compagnie telefoniche e così i contatti telematici delle Borse asiatiche, per coincidere poi con l'apertura delle borse occidentali. I mercati di scambio asiatici aprono oggi con gravi crolli, considerando che la maggior parte delle società sono impossibilitate ad accedere al sistema, mentre Wall Street registra i massimi storici nelle contrattazioni di vendita. Una giornata davvero storica, con il blackout di Taiwan, Singapore, Seul e Tokyo, e le borse Statunitensi sulla scia dell'oro, senza che sia sicuro quando si riuscirà a ristabilire a pieno il servizio. È a rischio la stabilità stessa dei paesi asiatici colpiti, e l'allarme è già elevato considerando che la Banca Centrale Cinese ha proposto di intervenire sul mercato di Taiwan per assicurare con lo Yuan la circolazione della moneta. Nella giornata di domani gravi conseguenze potrebbero abbattersi sulle società che detengono attività sui mercati asiatici, persino le nostre imprese potrebbero subirne i gravi danni, perché molte vivono di quelle economie.
Eventi di tale portata sono senz'altro estremamente delicati e importanti, tuttavia è trascorso nel completo silenzio dei media in Italia, che hanno puntualizzato solo la naturale coincidenza della scossa con quella dello Tsunami, trattandosi sempre di una zona ad elevata sensibilità sismica, senza riporre la giusta attenzione sul pericolo del crollo delle borse asiatiche.


È ormai scoppiata in un conflitto totale la guerra fredda che da mesi ha messo in crisi l'economia mondiale e gli Stati, vittime dei sabotaggi e delle strategie per il controllo delle ultime risorse energetiche e dei mercati finanziari. Il dollaro tocca in questi giorni elevati picchi di svalutazione, mentre i dati sulle contrattazioni del petrolio finiscono per deprimere e abbattere sempre di più la valuta, dato che si stanno preparando "terremoti" ben più terribili per l'America con l'avvio di una Borsa energetica alternativa russa, che potrà contare sulla rete dei gasdotti e il controllo dei mercati produttori. Il mercato finanziario sorretto dai titoli azionari e valutari vacilla alla più piccola esitazione, mentre è l'energia il vero punto di riferimento delle società e delle Borse.

Oggi due grandi potenze si stanno scontrando per impadronirsi dei canali dell'energia e con essi per controllare gli Stati, ormai incatenati dalle lobbies che si sono impadroniti delle infrastrutture e dei canali di distribuzione. Da una parte la Russia, che in prima linea con le armi della dissuasione e della diplomazia, utilizzando grandi società nazionalizzate, si è costruita una rete di pipelines e di collaborazioni con i paesi produttori. Dall'altra le lobbies dell'Unione Europea, strettamente connesse al fronte atlantico, agganciate cioè all'economia del dollaro Fed, che stanno imponendo la loro presenza utilizzando come arma l'ampliamento della Comunità Europea.
Lo scontro tuttavia si è acceso, perché dopo le prime schermaglie nate in occasione della firma della Carta per l'Energia europea, la Commissione ha deciso di accelerare la realizzazione del progetto di un gasdotto, il Nabucco, che permetterà di aggirare il gigante russo, che assicura oggi il 25% delle importazioni europee. Il 26 giugno, i ministri dell'energia della Turchia, di Romania, della Bulgaria, di Ungheria e dell'Austria hanno firmato un accordo che mira a costruire un condotto per prolungare il gasdotto Bakou-Tbilissi-Erzurum (BTE) fino al polo di Baumgarten in Austria che concentra il più grande numero di incroci di pipeline in Europa, mediante una società a capitale misto che riunisce le compagnie di gas dei cinque paesi attraversati dal gasdotto. Il Nabucco viene definito uno dei progetti energetici europei più importanti, intrapreso dal 2007 da concludersi dal 2010, con un costo di 4,6 miliardi di euro e servirà particolarmente l'Austria, la Germania e l'Italia. Allo stesso tempo Gazprom lancia una contro-proposta che completerebbe l'accerchiamento dell'Ucraina, dalla quale la Russia dipende all'80% per il transito del suo gas, e costruendo un tunnel nel Mar Baltico che collega la Russia alla Germania.

Il progetto di Gazprom può uccidere il Nabucco semplicemente raggirandolo, perché i due progetti mirano agli stessi mercati, con la differenza che quello russo darebbe un importante ruolo all'Ungheria che diventerebbe un centro per la distribuzione del gas, come alternativa rispetto all'Austria. In realtà Budapest sta giocando un doppio gioco, perché la compagnia ungherese di gas Molle, che partecipa al Nabucco, ha sottoscritto questo 21 giugno un progetto per raddoppiare il gasdotto Blue Stream che collega già la Russia alla Turchia attraversando il mare Nero. A consacrare quest'alleanza con l'Ungheria è stato l'incontro a Sotchi tra Ferenc, primo ministro ungherese, e Putin, durante il quale la Russia ha dichiarato la sua assoluta volontà a non firmare alcun patto con l'Unione Europea, se non di libera collaborazione.
Gli interessi che si sono concentrati intorno all'Ungheria possono così spiegare il motivo della rivoluzione del popolo Ungherese all'annessione al progetto dell'Unione Europea: una manifestazione popolare sicuramente fomentata e manipolata per mantenere un certo controllo tra le fila del governo. Come l'Ungheria, anche la Turchia si è trovata a giocare un duplice ruolo strategico, essendo il crocevia obbligato di entrambi i progetti. Gli scandali e le polemiche sulle differenze etniche e religiose, sulle restrizioni a Cipro, e la stessa avversione verso l'Unione Europea, sono stati prima aizzati, per poi essere utilizzate e guadagnare terreno e tempo nel gioco degli accordi per il passaggio degli Oleodotti. L'Albania ancora subisce, nel silenzio della comunità internazionali, le dure conseguenze della guerra che si sta svolgendo sul suo territorio: gli oleodotti vengono sabotati e incendiati, le famiglie e le imprese non hanno energia elettrica da più di 6 mesi, l'economia è stremata dai fallimenti e dalla impossibilità di avere vie di sbocco.
Infine in Nigeria è ora in atto una vera e propria guerra, e il sabotaggio degli oleodotti è un chiaro segnale dato alle compagnie europee da parte di altri che hanno evidentemente grandi interessi, e utilizzano le rivolte popolari per assoldare mercenari e persone disposte a combattere per una guerra che non appartiene loro. I media stanno invece speculando su questa grave tragedia, alzando la tensione su una zona già martoriata dai conflitti etnici e religiosi, tanto che non tarderà a farsi sentire l'intervento dei mercenari islamici assoldati dalla Comunità Internazionale per portare la guerra e gli embarghi.

Il quadro si complica ancora di più se si pensa a quello che queste due forze stanno facendo per impadronirsi delle fonti di energia, dei campi di gas. Oggi le uniche le riserve disponibili per il Nabucco sono quelle dell' Azerbaïdjan, e lo saranno ancora solo per alcuni anni. Per tale motivo l'obiettivo è di canalizzare le ricche riserve del gas dell'Iran, secondo produttore mondiale di gas dopo la Russia, e del Turkmenistan, che ha dato la concessione della distribuzione del gas in monopolio a Gazprom e alla RosUkrEnergo, società creata da Gazprom ed i suoi partner per rifornire l'Ucraina. L'Unione Europea dunque intende innanzitutto rilanciare un gasdotto che attraversi il Mar Caspio, che si colleghi a quello che attraversa il Caucaso, per poi raccordarsi al Nabucco: si avrà così il completo raggiramento di Gazprom.
Ecco che si delineano i terreni di scontro: Iran e Turkmenistan, entrambi alleati russi sui quali si concentrerà l'attenzione della Comunità Internazionale nel tentativo di collocare al governo una classe politica fiduciaria.
Le lobbies europee faranno di tutto per impedire che la Russia conquisti una via di sbocco sul Mediterraneo, perché consentire al "rublo", a questa nuova "fonte di energia" di entrare nel mercato europeo o mondiale, significherebbe decretare la fine del dollaro e dell'euro stesso, considerando che molti Stati hanno un'economia agganciata al dollaro, come l'Italia. L'economia russa ha smaltito tutti i petrodollari che la avevano invasa, e ora sta per diventare un importante centro di affluenza dei capitali dall'estero, tanto che la attuale capitalizzazione di della borsa valori di 1000 miliardi di dollari, è destinata ad aumentare sicuramente, per costruire una vera potenza finanziaria, oltre che energetica.
Mentre Francia e Germania sembra che abbiano preso una posizione in questa guerra fredda, l'Italia resta il crocevia strategico logistico, che fa il buono e il cattivo gioco, stringendo collaborazioni con Gazprom e la convertibilità del rublo, e firmando dall'altra il piano europeo alternativo alla Russia. L'atteggiamento dell'Italia potrebbe sembrare una continua contraddizione, ma in realtà deriva da quell'ambiguità che ormai radicata nella storia della politica italiana, due linee di pensiero che riflettono due nature diverse. In Italia sono sempre esistite due "gladio", una rossa e una nera, i cdd. "rossi e neri": le due forze nel tempo si sono scontrate, per distruggersi a vicenda, e infatti all'interno dell'una vi erano degli elementi che agivano in copertura per far ricadere la colpa automaticamente sull'altra. Allo stesso modo si sono creati due Sismi, espressione di questa duplice natura dei servizi, come diversi sono stati i rapimenti in Iraq.

Oggi l'economia sta davvero cambiando, e dobbiamo prepararci tutti ad affrontare gli stravolgimenti che ne deriveranno, come il rincaro dei prezzi dell'energia, dei beni e delle merci, la dipendenza verso una nuova potenza, la disoccupazione e il fallimento delle nostre imprese. Ciò che oggi abbiamo in più è perché lo abbiamo rubato ad altri. Siamo noi i deboli se sulle nostre coste approdano barconi di clandestini, perché il contratto è stato firmato all'interno delle ambasciate con le porte blindate.

L'informazione adesso gioca un ruolo molto importante perché potrebbe anche cambiare le sorti della nostra economia, tuttavia occorre avere il coraggio di dire certe cose e in un certo senso di rischiare per anticipare gli eventi. Quando una notizia viene data è perché un evento si è già compiuto, e non si può fare altro che commentarla, mentre il preventivare, l'anticipare è la vera arma per dare una svolta, e fare una rivoluzione.