
Ma niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza i giornalisti al seguito degli eserciti, che assistono e girano la testa dall'altra parte quando vedono cose che non devono vedere, leggendo quasi un copione. Un manipolo di personaggi che costituiscono un esercito di alcolizzati, cocainomani pedofili, giocatori d'azzardo, truffatori, violentatori, cronisti in cerca di storie che filmano l'ultimo secondo di vita di un lavoratore nero preso dai ribelli e fatto seviziare e massacrare. Ridono e inneggiano alla guerra civile.S ono loro infatti a creare il terrorismo, fomentando rancori con questi atti di barbaria, bombardando nazioni e cannibalizzando risorse, con una guerra senza regole. Gli assassini, i terroristi e i tiranni sono solo da una parte, e dall'altra vi sono vittime, ribelli e statisti, atti terroristici, effetti collaterali e missili da una parte, mentre bombe intelligenti dall'altra. A tutto questo noi assistiamo stando comodamente a casa, sbadigliando con una birra in mano, cambiando canale per vedere pallone, perchè stiamo bene.
Intanto si preparano già le rappresaglie per prendere il controllo delle risorse petrolifere, vedendo in prima fila il Presidente Nicola Sarkozy, che pur di vincere le elezioni non vede l'ora di annunciarsi assoluto fautore della rivolta libica, e chiedere l'esibizione di Gheddafi come un trofeo. Poi non vanno dimenticati i cosiddetti procuratori farsa dell'Aja, dei Comitati dell'Onu per i diritti umani, tutti pagati di tasca nostra, con stipendi di 8 mila dollari per fare fotocopie al Palazzo di vetro. Per mettere in atto i loro piani, hanno al proprio servizio un intero sistema su scala mondiale, che rifornisce loro mercenari, logistica e propaganda, e anche 'noi coglioni' che paghiamo le tasse. Da non sottovalutare il ruolo della politica di sottobosco, dei piccoli personaggi che assistono a questo massacro, e cercano di giustificare questa guerre con la democrazia. Ci rivolgiamo in particolare al Presidente Napolitano, che ignora con tanta disinvoltura il fatto che in Libia si sta compiendo un eccidio senza precedenti. Signor Presidente, non prova vergogna ad essere a capo di un esercito di contractor di mercenari al servizio dei petrodollari? Lei non rappresenta più l'Italia, ma il furto di 3.7 miliardi di euro. Nei Suoi lunghi monologhi sull'amor di patria e nel dispensare medaglie, parla di una grande nazione che ormai non esiste più. L'Italia è grande solo quando si deve pagare e allora vale la regola "sacrificio, democrazia, lotta alla mafia". Si è ormai schierato dalla parte degli interessi, dei capitali di borsa, insomma della carta straccia e dei petrodollari, tanto per intenderci. E' ormai parte integrante del sistema del club dei Petronazi, che ha fatto del petrolio un motore economico, una proprietà esclusiva dei comitati d'affari dei petrolieri, per poi pagare politici, associazioni, congreghe, terroristi, e tutta la schiera di mercenari che garantiscono lo status quo dei petrolieri.
La grande responsabilità di Napolitano è stata proprio quella di aver permesso che il Governo italiano venisse indebolito perchè non avesse alcun ruolo in caso di conflitti. Sicuramente con un governo forte l'Italia sarebbe stata più decisiva e più determinante, perchè avrebbe potuto organizzare una contro-resistenza basata sul dialogo con Bengasi.

E' pur vero che, pur essendo contraria alla guerra 'di principio', l'Italia non aveva altra scelta che uscire dalla NATO. Cosa di per sé assurda, soprattutto se si considera che a fronte di uomini, mezzi e basi militari, riceve stanziamenti 'senza fondo'. Il nostro esercito, d'altro canto, non è in grado di affrontare offensive e neanche difese, mentre non ci distinguiamo per mantenere i patti sottoscritti, per cui i nostri amici europei non si fidano molto. Sono infatti passati quei tempi in cui l'Italia era artefice della sua politica estera e spesso è stata determinante, a cominciare dall'era di Enrico Mattei sino al Governo Craxi. L'ENI, che allora era un vero e proprio "Stato ombra", agiva come una struttura aggressiva, la cui grandezza è stata riconosciuta dallo stesso Indro Montanelli. Mattei era un vero statista che agiva ad altissimi livelli, "niente a che vedere con i politici attuali" che non sono in grado di pensare in grande. Oggi, quello che era il vero fulcro economico italiano, è stato ridotto ad una massa di impicci e di imbrogli, e a spegnere gli incendi in caso di emergenza.