Roma - La vicenda della Dalmatinka dei F.lli Ladini ha messo senz'altro in evidenza le grandi lacune del Sistema-Italia, che si è rivelato incapace di gestire e di reagire ad un caso di abusi da parte delle autorità del Governo che ospita gli investimenti italiani. Nel caso particolare della Croazia, nonostante l'esistenza di una convenzione bilaterale per la tutela e la protezione degli investimenti, un'impresa italiana è stata ingiustamente multata ed espropriata dallo Stato croato, nonchè portata al fallimento, senza alcun intervento da parte delle autorità italiane, in un clima mediatico aggressivo e ostile. Nel corso di questi anni di calvario, tuttavia, fatti e documenti hanno dimostrato le responsabilità della Croazia. Responsabilità che sono state riconosciute e confermate dalle autorità amministrative croate, sia in sede processuale che nel corso degli innumerevoli incontri con funzionari e sindacati per spuntare una soluzione sul caso. La stessa Ambasciata italiana di Zagabria, nella perizia commissionata ad uno studio legale indipendente, ha certificato che la Croazia ha violato la Convenzione italo-croata. "Si è arrivati alla conclusione che nel caso esaminato la Repubblica di Croazia non si è attenuta ai presupposti previsti dall'Accordo tra i Governi Italia-Croazia, specialmente per il fatto che non ha creato né mantenuto, nel proprio territorio, un quadro giuridico atto a garantire agli investitori la continuità del trattamento giuridico, ivi compreso l'assolvimento, in buona fede, di tutti gli impegni assunti nei confronti di ciascun singolo investitore”, precisa la perizia. E' lecito quindi chiedersi perchè l'ambasciata non sia intervenuta tempestivamente, e perchè lo Stato italiano non ha sbattuto i pugni sul tavolo quando era il momento, per riportare subito il caso nei termini della legalità. Ci chiediamo se le autorità italiane abbiano preferito soprassedere per poter trattare in diversi tavoli di negoziati altri affari, oppure se non siano state proprio in grado di affrontare la situazione.
Proprio per far luce sulle circostanze che hanno portato alla disastrosa perdita dell'investimento dei F.lli Ladini, l'Osservatorio Italiano ha deciso di porre delle domande al Ministero degli Esteri, in merito all'applicazione della suddetta convenzione, sia in termini di responsabilità per la degenerazione della situazione, sia in termini di obblighi dello Stato italiano di sostenere un processo arbitrale o giudiziario. Alle domande rivolte all'Ufficio dell'Unità Balcani presso il Ministero degli Esteri, risponde la Farnesina con un secco rifiuto a commentare il contenzioso in oggetto, visto che “l’Ambasciata di Zagabria segue da vicino la vicenda”.
Domande dell'Osservatorio Italiano all'Ufficio Unità Balcani presso il Ministero degli Esteri |
1. Esiste ed è ancora valida la Convenzione Bilaterale Italia-Croazia sulla Protezione e Tutela degli Investimenti, sottoscritta dai due Governi il 5.11.1996? Inoltre, questo Ministero ha utilizzato la suddetta Convenzione per risolvere altre controversie sugli investimenti italiani?
2. Le autorità italiane possono confermare che la Convenzione vieta la doppia imposizione fiscale sugli investimenti, nonchè forme di boicottaggio e impedimenti di ogni genere sulla disponibilità e utilizzo dei fabbricati regolarmente acquistati??
3. L'Ambasciata italiana a Zagabria è stata regolarmente informata (nel periodo 2004-2005) degli atti del Ministero delle Finanze croato con cui viene fatta richiesta di pagare le tasse sui capitali investiti (capitali già tassati in Italia) perchè considerati come utili straordinari? Perchè l'Ambasciata italiana non è subito intervenuta per chiarire la richiesta di doppia tassazione, citando quindi la suddetta Convenzione?
4. Perchè nei business forum e meeting viene promossa la Convenzione bilaterale come garanzia degli investimenti italiani in Croazia, quando poi non è stata utilizzata per tutelare gli interessi di un'impresa italiana, come quella dei F.lli Ladini?
5. Può essere confermata la dichiarazione del Ministero degli Esteri secondo la quale i mezzi per ricorrere in giustizia ai fini della difesa dei diritti delle imprese vengono messi a disposizione dallo Stato italiano solo "in caso di violazioni ripetute della Convenzione"?
6. Perchè le autorità italiane non hanno mai preso in considerazione la possibilità che vi siano state ripetute violazioni della Convenzione, ma la debolezza delle imprese italiane, ormai in fallimento, è stata tale da impedire loro di accedere alle vie legali sino a ricorrere al supporto dello Stato?
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Risposta del Servizio Stampa del Ministero degli Esteri |
Spett. Redazione Osservatorio Italiano,
Scrivo dal Servizio Stampa del Ministero degli Esteri in merito alla controversia della ditta “Dalmatinka Nova”, della quale ci ha informato la nostra Unità Balcani. Come noto, la nostra Ambasciata a Zagabria segue da vicino la vicenda e ha già fornito agli interessati tutti gli elementi del caso. Per quanto concerne questo Servizio Stampa, pertanto, non si ritiene al momento di dover aggiungere alcun commento sul contenzioso in oggetto.
Cordialmente.
Marco Alberti
Capo Ufficio I
Servizio per la Stampa e la Comunicazione Istituzionale Ministero degli Affari Esteri |
Tuttavia, non rispondere e non prendere una posizione sulla sorte di imprese italiane che hanno investito all'estero e non si chiamino "Fiat, Maccaferri o A2A", è un crimine. Rimanere a guardare e voltare la testa dinanzi ad un saccheggio di un'azienda italiana è un crimine”. Queste sono le parole che ho rivolto al Capo Ufficio del Servizio per la Stampa del Ministero degli Esteri Marco Alberti, il quale di contro ha interpretato tale frase come 'un oltraggio personale e all'istituzione che rappresenta', avvertendo così che "avrebbe preso dei provvedimenti". Inoltre, al mio avvertimento che avrei pubblicato la risposta del Ministero, ha affermato che “questa è una lettera riservata”. Da parte mia, ritengo che tale corrispondenza non possa essere ritenuta 'riservata', avendo ad oggetto un ‘rifiuto a rispondere’ a lecite domande formulate da un giornalista per informare i cittadini e le imprese. Per tale motivo mi aspetto anche una reazione da parte della Farnesina, alla quale sono pronto a rispondere con cognizione di causa. Le mie argomentazioni sono infatti basate su fatti e documenti, tra cui anche la perizia dell’ambasciata italiana, e come si evince dalle mie domande, si chiede che venga chiarita proprio la posizione della sede diplomatica di Zagabria. Quest’ultima nella sua ultima comunicazione (con posta ordinaria) nega di fornire un supporto finanziario per affrontare le spese di arbitraggio, nonostante la convenzione stabilisca lo stato “assicurerà i mezzi effettivi per far valere diritti relativi agli investimenti”. Chiedo quindi di definire “mezzi effettivi” e di chiarire perché il Ministero degli Esteri nega di fornire tale supporto, nonostante abbia delle evidenti responsabilità, per non aver difeso opportunamente un’impresa italiana protetta da accordi bilaterali.
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