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17 settembre 2012

Il Ministero risponde all'interrogazione parlamentare sulla Dalmatinka: il bluff della Farnesina


Roma - Il Ministero degli Esteri ha inviato la sua risposta alla interrogazione parlamentare dell'Onorevole Roberto Menia sul caso La Distributrice - Dalmatinka Nova e sulle specifiche misure che la Farnesina intende adottare in merito. Il testo redatto dal Sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, risponde in maniera superficiale e sommaria alle esplicite domande per fare chiarezza sulla dinamica degli eventi, lasciando in realtà trasparire che la diplomazia italiana si limiterà a seguire gli sviluppi del caso e a mantenere la comunicazione con i Fratelli Ladini. 


Viene infatti confermato che lo Stato italiano non parteciperà, in ogni caso, al sostenimento delle spese relative ad una eventuale procedura di arbitrato internazionale, contrariamente a quanto previsto dalla convenzione italo-croata. Nessuna parola viene invece spesa sulle garanzie che suddetta convenzione dà agli imprenditori italiani danneggiati da una violazione della controparte, né sulla verifica di un'inadempienza od omissione dei funzionari dell'Ambasciata italiana. Nella sua 'parziale rilettura dei fatti', la Farnesina cade in un'evidente contraddizione, riportando in maniera sbagliata la cifra delle imposte contestate dalle autorità croate che, invece di 198.000 euro, ammonta a 365.000 euro, che poi sommati ad ulteriori interessi passivi penali, accumulati nei successivi anni, è arrivata sino a 800.000 euro. Inoltre, i capitali investiti erano stati regolarmente contabilizzati dalla Dalmatinka, e non 'erroneamente' come detto dall'Ambasciata Italiana


Questo come dimostrato anche da tre perizie giudiziarie della parte croata e dalla sentenza definitiva emessa dal Tribunale di Spalato (data 04.04.2005) che conferma l'aumento del capitale sociale della Dalmatinka a 3 milioni di euro (da 120.000 Kune a 21.323.000). Si tratta di importi investiti nel capitale sociale, quindi non tassabili, che sono stati invece trattati dal Ministero delle Finanze Croato come utili straordinari, in contrasto alla sentenza del Tribunale, passata in giudicato, nonchè delle leggi regolarmente in vigore. La stessa denuncia presso il Tribunale Penale nei confronti de La Distributrice Srl, dopo controlli dettagliati, è decaduta con una sentenza di completa assoluzione, non avendo rilevato nessuna illegalità o violazione di legge da parte degli investitori italiani.  Con in mano i verdetti positivi, i Fratelli Ladini hanno chiesto alle autorità croate, informando al contempo l'Ambasciata Italiana, un intervento delle istituzioni per far terminare la persecuzione legale nei loro confronti.


Sebbene vi sia stata una tiepida promessa positiva da parte del precedente Governo croato, l'Ambasciata Italiana ed il Ministero degli Esteri, dal 2004 in poi, non hanno fatto nulla per garantire il rispetto della legge, sino all'aprile del 2011, quando vi è stata una segnalazione dell'allora ambasciatore, citando la perizia redatta da uno studio croato e la quale conferma le violazioni della legge croata e della Convenzione italo-croata sulla Protezione e Tutela degli Investimenti. Il triste esito di questa storia è che i sindacati e gli imprenditori croati si sono schierati a favore dei Fratelli Ladini che hanno ricevuto persino una lettera a firma del Presidente della Repubblica croato, che promette un intervento personale per chiarire la questione. La pessima gestione di tutta la vicenda è stata confermata dagli stessi funzionari europei che, secondo fonti dell'Osservatorio , sono rimasti allibiti. Ciononostante, la Farnesina si riduce ad inviare una pessima e confusa risposta, scritta forse in maniera 'rocambolesca' in una notte. D'altro canto, La Distributrice non ha la stessa risonanza politica che può avere Fiat, Maccaferri e A2A, per le quali la diplomazia italiana si è esposta fin troppo, osando sul filo del rasoio. 

Egregio Sottosegretario de Mistura, ci aspettavamo qualcosa di più che un contentino per far tacere la stampa. Leggiamo in questa risposta solo ipocrisia e disinteresse, per un caso sin troppo sottovalutato dal Sistema-Italia,  che poi si è rivelato sintomatico di un malessere strutturale.Tutta la macchina diplomatica per anni ha vissuto tra ricevimenti e serate di gala, i nostri funzionari hanno sfruttato la loro posizione per fare una personale carriera affaristica e per i cosiddetti 'ricongiungimenti famigliari'. La manovra di Napolitano di mascherare da governanti dei tecnici burocrati non è altro che un  commissariamento, che ha messo al potere gente che fino ad ieri sedeva dietro scrivanie da 30 mila euro al mese, al soldo delle Banche. Oggi abbiamo perso anche la nostra sovranità statale, lottiamo per la sopravvivenza di una nazione che non esiste, ormai caduta nella più totale vergogna. 
Crediamo di morire per la patria ma moriamo per le banche.