Nella nuova era degli utenti, le imprese e le famiglie devono confrontarsi con la burocrazia delle grandi società, che spesso per la sua complessa assurdità crea delle vere e proprie truffe contro cui è impossibile difendersi.
Le compagnie di telecomunicazione in questo sono foriere dei casi di errori legali più assurdi, e spesso ci si trova a sottoscrivere dei contratti le cui clausole vengono puntualmente disattese dalla società, oltre a rivelarsi spesso vessatorie per gli utenti.
A dimostrazione di ciò basta considerare l’iter burocratico che si deve seguire per ricevere la documentazione dettagliata delle misteriose voci di spesa che compaiono nelle fatture, come quella di “ telefonate non fatturate in precedenza”. Pur richiedendo nei tempi e nei modi indicati nel contratto, di disattivare questi servizi, di cui non si è mai chiesta l’attivazione o che comunque sono mai stati utilizzati non otterrete nessuna risposta. Dopo aver reclamato con telefonate, fax, lettere raccomandate per ottenere la disattivazione di servizi mai chiesti e la restituzione delle somme pagate ingiustamente, Telecom non risponde o, quando lo fa, parla di tutt’altro!
Si passa così all’attivazione della procedura prevista dallo stesso contratto che ci autorizza a non pagare quelle voci della bolletta che non si ritengano giustificate e a spiegare con una raccomandata i motivi del nostro rifiuto. Cosa ne deriva? Innanzitutto Telecom non risponde spesso nei termini stabiliti dal contratto, facendoci credere che abbiamo ragione, ed invece, con ampio ritardo ed ermetica risposta, ci “condanna” a pagare le somme contestate…con gli interessi! In secondo luogo non prende più in considerazione i nostri reclami perché ha riscontrato…delle morosità.
Ma è logico che poi questo accada, perché se per sapere quanto e perché pagare dobbiamo aspettare una risposta che non arriva nei termini, la bolletta contestata scade e causa automaticamente la morosità. E’ un cane che si morde la coda. Inutile dire che il contratto obbliga comunque Telecom a rispondere per iscritto entro 30 giorni dal ricevimento del reclamo. E allora a cosa serve aver sottoscritto un contratto? Ad obbligare solo noi ad ogni richiesta di pagamento che Telecom ci indirizza? Non serve anche a ricordare quali sono gli obblighi a cui Telecom è tenuta nei nostri confronti? Ma la situazione è addirittura peggiorata: chiedendo di declassare la linea telefonica (cioè di registrarla come una utenza privata e non più come un’utenza commerciale) per risparmiare circa 15 euro a bolletta, Telecom naturalmente non risponde né provvede a quanto richiesto. Possiamo decidere allora di chiedere il rimborso di quanto ci spetta mediante un’azione legale e qui arriva un’altra sorpresa. Un incoraggiamento alla strategia della scorrettezza arriva a Telecom dal giudice di pace chiamato a decidere la controversia, il quale decide che…non può decidere. Già, perché secondo lui prima di citare in giudizio la società telefonica, l’abbonato deve - per contratto - attivare prima una procedura di conciliazione. E ci risiamo: il contratto ci dà ragione sulle cose che reclamiamo e Telecom non lo rispetta; chiediamo a un giudice di pace che condanni Telecom a rispettarlo e il giudice dice che siamo noi a non rispettare il contratto se non tentiamo prima la conciliazione. Informandoci su questo cavillo legale abbiamo scoperto l’assurdità di questa situazione: l’ufficio regionale incaricato di organizzare la conciliazione nella Regione NON ESISTEVA all’epoca dei fatti, e forse non esiste ancora…però la conciliazione andava fatta lì! Che ci sia una dimensione parallela per gli affari di telefonia, con uffici-fantasma e conciliatori immateriali?
Ma c’è di più: in via del tutto facoltativa si può tentare la conciliazione davanti la Camera di Commercio, con altre spese e altri mesi di attesa. Ormai pronti a tutto possiamo seguire anche questa via e qui Telecom tocca davvero il fondo. Il rappresentante di Telecom spesso non è preparato alla discussione e non sa neanche di cosa si doveva parlare. Inoltre, nonostante tutte le prove documentali (copie dei fax e delle raccomandate a/r) e l’assenza di documenti della controparte, quest’ultima non ammette neppure la più piccola mancanza: come dire…tutto regolare secondo loro! Il contratto, ormai è chiaro, non obbliga Telecom ad alcunché, ma serve solo a subire le loro angherie!
Allora, cara Telecom, noi abbiamo deciso di non pagare più le voci che non ci sembrano giustificate nelle tue bollette, come ad esempio le misteriose “telefonate non fatturate in precedenza”, l’attivazione di servizi mai chiesti, la linea “affari” invece di quella residenziale, etc. etc., senza spiegarti più nulla. Toccherà a te da adesso in poi citarci in giudizio e dimostrare che hai diritto a prenderti i nostri soldi.
Le compagnie di telecomunicazione in questo sono foriere dei casi di errori legali più assurdi, e spesso ci si trova a sottoscrivere dei contratti le cui clausole vengono puntualmente disattese dalla società, oltre a rivelarsi spesso vessatorie per gli utenti.
A dimostrazione di ciò basta considerare l’iter burocratico che si deve seguire per ricevere la documentazione dettagliata delle misteriose voci di spesa che compaiono nelle fatture, come quella di “ telefonate non fatturate in precedenza”. Pur richiedendo nei tempi e nei modi indicati nel contratto, di disattivare questi servizi, di cui non si è mai chiesta l’attivazione o che comunque sono mai stati utilizzati non otterrete nessuna risposta. Dopo aver reclamato con telefonate, fax, lettere raccomandate per ottenere la disattivazione di servizi mai chiesti e la restituzione delle somme pagate ingiustamente, Telecom non risponde o, quando lo fa, parla di tutt’altro!
Si passa così all’attivazione della procedura prevista dallo stesso contratto che ci autorizza a non pagare quelle voci della bolletta che non si ritengano giustificate e a spiegare con una raccomandata i motivi del nostro rifiuto. Cosa ne deriva? Innanzitutto Telecom non risponde spesso nei termini stabiliti dal contratto, facendoci credere che abbiamo ragione, ed invece, con ampio ritardo ed ermetica risposta, ci “condanna” a pagare le somme contestate…con gli interessi! In secondo luogo non prende più in considerazione i nostri reclami perché ha riscontrato…delle morosità.
Ma è logico che poi questo accada, perché se per sapere quanto e perché pagare dobbiamo aspettare una risposta che non arriva nei termini, la bolletta contestata scade e causa automaticamente la morosità. E’ un cane che si morde la coda. Inutile dire che il contratto obbliga comunque Telecom a rispondere per iscritto entro 30 giorni dal ricevimento del reclamo. E allora a cosa serve aver sottoscritto un contratto? Ad obbligare solo noi ad ogni richiesta di pagamento che Telecom ci indirizza? Non serve anche a ricordare quali sono gli obblighi a cui Telecom è tenuta nei nostri confronti? Ma la situazione è addirittura peggiorata: chiedendo di declassare la linea telefonica (cioè di registrarla come una utenza privata e non più come un’utenza commerciale) per risparmiare circa 15 euro a bolletta, Telecom naturalmente non risponde né provvede a quanto richiesto. Possiamo decidere allora di chiedere il rimborso di quanto ci spetta mediante un’azione legale e qui arriva un’altra sorpresa. Un incoraggiamento alla strategia della scorrettezza arriva a Telecom dal giudice di pace chiamato a decidere la controversia, il quale decide che…non può decidere. Già, perché secondo lui prima di citare in giudizio la società telefonica, l’abbonato deve - per contratto - attivare prima una procedura di conciliazione. E ci risiamo: il contratto ci dà ragione sulle cose che reclamiamo e Telecom non lo rispetta; chiediamo a un giudice di pace che condanni Telecom a rispettarlo e il giudice dice che siamo noi a non rispettare il contratto se non tentiamo prima la conciliazione. Informandoci su questo cavillo legale abbiamo scoperto l’assurdità di questa situazione: l’ufficio regionale incaricato di organizzare la conciliazione nella Regione NON ESISTEVA all’epoca dei fatti, e forse non esiste ancora…però la conciliazione andava fatta lì! Che ci sia una dimensione parallela per gli affari di telefonia, con uffici-fantasma e conciliatori immateriali?
Ma c’è di più: in via del tutto facoltativa si può tentare la conciliazione davanti la Camera di Commercio, con altre spese e altri mesi di attesa. Ormai pronti a tutto possiamo seguire anche questa via e qui Telecom tocca davvero il fondo. Il rappresentante di Telecom spesso non è preparato alla discussione e non sa neanche di cosa si doveva parlare. Inoltre, nonostante tutte le prove documentali (copie dei fax e delle raccomandate a/r) e l’assenza di documenti della controparte, quest’ultima non ammette neppure la più piccola mancanza: come dire…tutto regolare secondo loro! Il contratto, ormai è chiaro, non obbliga Telecom ad alcunché, ma serve solo a subire le loro angherie!
Allora, cara Telecom, noi abbiamo deciso di non pagare più le voci che non ci sembrano giustificate nelle tue bollette, come ad esempio le misteriose “telefonate non fatturate in precedenza”, l’attivazione di servizi mai chiesti, la linea “affari” invece di quella residenziale, etc. etc., senza spiegarti più nulla. Toccherà a te da adesso in poi citarci in giudizio e dimostrare che hai diritto a prenderti i nostri soldi.