Motore di ricerca

27 novembre 2009

La guerra delle reti tra Italia e Slovenia


Il Sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia, ha accusato il Governo sloveno di opporsi alla realizzazione del terminal di gas di Trieste per interessi meramente economici, e non per motivazioni ecologiche e climatiche. La Slovenia, infatti, si oppone contro questo progetto, minacciando di portare l’Italia davanti alla Corte Europea, ma sostiene il terminal GNL di Krk, promosso dalla Croazia.

Il Sottosegretario italiano all'Ambiente, Roberto Menia, ha accusato il Governo sloveno di opporsi alla realizzazione del terminal di gas di Trieste non per "le conseguenze ambientali che ci potrebbero essere in Slovenia", ma per interessi meramente economici. "La Slovenia utilizza le motivazioni ecologiche e climatiche perché come un velo copre certe cose, anche loro stanno nascondendo delle ragioni economico-commerciali", afferma Menia, sottolineando che l'Italia costruirà questo terminal e che la politica energetica europea dovrebbe tener conto dei vantaggi che esso comporta in termini di riduzione dei rischi del clima e dell'aumento della sicurezza energetica della regione. Il Governo italiano ha approvato la costruzione di un terminal del gas e di un rigassificatore, secondo il progetto della compagnia 'Gasnaturale', che dovrà essere realizzato a Zaule, vicino Trieste, al confine con la Slovenia. I lavori dovrebbero iniziare il prossimo anno, e i costi si aggirano intorno ai 600 milioni di euro; la sua capacità potrebbe raggiungere gli 8 miliardi di metri cubi di gas all'anno. La Slovenia è contro questo progetto e ha fortemente protestato, minacciando di portare l’Italia davanti alla Corte Europea per la violazione delle norme ambientali e della tutela del territorio. Menia, nelle sue parole, allude alla recente dichiarazione da parte del ministro sloveno, Matej Lahovnik, secondo la quale la Slovenia, dopo il contratto firmato con la Russia sulla cooperazione per la costruzione del 'South Stream' non vuole avere più compratori. "Penso che chiarisce molte le cose la dichiarazione pubblica che la Slovenia ha interesse a cooperare alla costruzione del terminal croato di Krk", ha detto Menia alludendo alla recente dichiarazione del ministro sloveno Matej Lahovnik secondo cui la Slovenia è interessata al terminal croato per garantire la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Lo stesso Lahovnik ha confermato che Lubiana non ha alcuna opposizione nei confronti del progetto croato, e che già in passato ha espresso il proprio interesse contribuendo a questo progetto con la partecipazione della slovena Geoplin sloveno dell’uno per cento.

Storia diversa per il rigassificatore di Zaule, visto che il Governo sloveno continua a ribadire che ci sarebbero delle conseguenze catastrofiche sia per il mare che per la terraferma. Negli incontri avvenuti in precedenza per stilare l'accordo era stato definito che tutta la documentazione avrebbe dovuto passare il vaglio degli sloveni affinchè potessero analizzarla nel dettaglio. Lo stesso Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha affermato che la Slovenia non ha prove per portare l'Italia davanti alla Corte europea e che l’Italia farà dei trattati con la Slovenia essendo sua vicina di casa. "L'Italia rispetta le regole del suo vicino e per questo ci consulteremo, ma la consulenza non è la stessa cosa se teniamo conto della decisione congiunta. In veste di giurista, non vedo alcuna base giuridica per poter fare una causa contro l'Italia e spero che ciò non accada", ha affermato alcune settimane fa Frattini. La Slovenia si oppone fermamente al progetto, e il Ministro dell'Ambiente, Karl Erjavec, in caso di realizzazione del progetto, è pronto ad accusare l'Italia presso la Corte Europea perché ritiene abbia sottovalutato gli impatti negativi sull'ambiente e i fattori di sicurezza del Terminal. Ha richiesto ulteriore documentazione al Ministro dell'ambiente italiano, che ha rilasciato la licenza per la prosecuzione della costruzione. Ciò in considerazione del fatto che, come ricorda anche Frattini, il terminal ha lo scopo di garantire la sicurezza energetica nazionale in modo che l’Italia raggiunga gli standard degli altri Paesi europei. Per Frattini l’interesse nazionale non deve essere sopraffatto da quello locale e i procedimenti in corso nei tribunali italiani, data l’opposizione di alcune regioni, presto saranno conclusi e così si potranno avviare i lavori.

Dalla Slovenia arrivano invece le seguenti parole: “Questo è il momento giusto per dimostrare l'importanza della Slovenia nell’UE; l’Italia per costruire ha bisogno del nostro appoggio“. E’ legittimo porsi una domanda: dietro l’opposizione ci sono degli interessi economici? Analizzando tutte le carte in tavola emergono due punti di vista fondamentali: esiste senz'altro un interesse economico della Slovenia a spostare il suo polo energetico verso i Balcani e non verso l'Italia, ma vi è anche un interesse politico come desiderio di riaffermare il proprio ruolo in Europa e nell'Adriatico. Dinanzi a questi due aspetti, quello ecologico-ambientale sembra passare in secondo piano. Il problema energetico però resta, considerando che ai paesi dell'UE serviranno molti investimenti pubblici e privati per collegare le diverse reti nazionali del gas. La crisi russo-ucraina, che ha avuto come risultato l’interruzione della fornitura per la gran parte dei Paesi dell'Unione Europea, dovrebbe far riflettere sulle esigenze dell'intera regione e disincentivare coloro che vorrebbero utilizzare il gas come arma. Evidentemente, si è innescata invece da tempo la guerra delle infrastrutture, delle reti, dei gasdotti. Vediamo Paesi che si schierano dalla parte del Nabucco o del South Stream, altri sui rigassificatori o i terminal, in quanto è la rete la chiave della sicurezza energetica, rete intesa sia a livello politico (per la ricerca delle fonti) sia a livello economico-infrastrutturale.