"Il trionfo dell’ignavia dei governi. Esistono decine di migliaia di piccole aziende padronali". Sono queste le parole di Beppe Grillo con le quali si apre la discussione sulla pessima organizzazione degli scambi e del sistema dei trasporti, che porta i tir a viaggiare vuoti e congestionare così il traffico su strada. Un'osservazione questa che scaglia sui governi la colpa dell'inefficienza dei trasporti italiani, e risponde alla necessità di avere a tutti i costi un colpevole. Non di può negare che la facilità con cui si possono bloccare le strade italiane è molta, considerando che il trasporto delle merci è prevalentemente orientato su strada. Una realtà che l'Italia eredita dagli investimenti del passato, nonché dalla sua conformazione territoriale, che rende difficili i collegamenti trasversali tra le dorsali tirreniche e adriatiche. Trasferire, al momento, il trasporto su rotaia o nei porti, porterebbe comunque delle inefficienze perché le linee ferroviarie o i porti non riuscirebbero a smistare una grande quantità di merci, e dovrebbe comunque ricorrere ai tir per completare il percorso di consegna. Le imprese ovviamente scelgono la soluzione che costa meno e che garantisce tempi più brevi. Tra l'altro, rafforzare le infrastrutture è diventato difficile, se non impossibile in Italia, considerando gli elevati costi e la necessità di combattere con le comunità locali che non vogliono veder deturpato il proprio territorio. E' alquanto strano vedere che gli stessi partiti e movimenti che hanno attaccato durante la TAV della Torino-Lione, oggi si trovano a condannare gli autotrasportatori che bloccano la circolazione su strada.
Come molti hanno proposto - tra cui lo stesso Beppe Grillo - una soluzione potrebbe essere quella della realizzazione di una piattaforma informatica, un database, mediante la quale organizzare le consegne e il trasporto delle merci. Il sistema informatico avrebbe così la capacità di conoscere la capacità e lo sfruttamento dei singoli container, distribuendo in maniera intelligente la merce da consegnare sui differenti mezzi di trasporto e completando, nel miglior modo possibile, il processo logistico. Una proposta senz'altro intelligente e utile, se avesse alle spalle un protocollo e un codice di regolamentazione dettato dallo Stato, e se a gestire la piattaforma non siano società private. È fin troppo facile proporre di costruire un sistema elettronico per le piccole e medie imprese, senza precisare come e chi dovrebbe realizzarlo. Il risultato sarebbe comunque un'arma a doppio taglio, perché la piattaforma, sebbene offra un servizio pubblico assolutamente indispensabile, andrebbe a creare un monopolio nelle mani di entità private. I sistemi informatici senza regole e senza diritti non fanno altro che legittimare delle entità, che hanno alle spalle delle micro-nazioni e dei gruppi di potere.La "rete" non è la struttura adatta a gestire informazioni pubbliche e dati che riguardano l'intera collettività, perché accentra il potere sulle informazioni nelle mani di coloro che detengono il controllo del sistema informatico. Inserendo tutte le attività all'interno di un sistema cybernetico saremo schiavizzati e usurati dalle regole in base al quale sono state impostate le procedure e i regolamenti di utilizzo. Per lo stesso motivo, è inutile parlare di "carta dei diritti" per la rete se il sistema non permette di agire al di fuori di regole precostituite e non approvate da alcun Parlamento o entità istituzionale. Oggi chi parla di rete non sa neanche quello che dice perché non conosciamo i veri sviluppi di sistemi cibernetici che possono essere centralizzati.
Dunque, occorre innanzitutto redigere un protocollo che rispecchia le leggi nazionali, i principi di tutela dell'interesse generale e dell'iniziativa privata, sulla base del quale studiare la burocrazia e le procedure per inserire e classificare i dati. Vista tale esigenza, è necessario che siano i Centri di Ricerca Nazionali a curare la progettazione e la gestione delle piattaforme, che i software siano omologati e certificati, e che tutte le procedure rispettino i diritti individuali. In tal modo si dovrà vietare di creare un sistema giuridico e penale "virtuale" che consenta l'isolamento dalla visibilità, o che permetta la creazione di monopoli, favorendo le imprese che possono maggiormente competere. Allo stesso modo occorre concentrare nei Cnr il monitoraggio delle vendite del patrimonio nazionale, controllando che le società private continuino a rispettare l'interesse generale e senza trasformarsi in lavatrici di denaro.
Attualmente, tuttavia, tutti i progetti di informatizzazione sono state affidate a società private come la IBM o la Microsoft, che possono acquisire i dati contenuti nella piattaforma, in mancanza di qualsiasi legge o regolamentazione. Sistemi telematici applicati ai trasporti sono state già create in Paesi esteri, ma hanno causato più distorsioni che altro, lasciando fallire centinaia di piccole agenzie di trasporti che non hanno sopportato la concorrenza sleale delle società maggiori. Come spesso accade, le privatizzazioni sono una vera arma nelle mani delle entità private, perché se da un lato garantiscono una gestione più efficiente, dall'altra tendono a sostituirsi di fatto allo Stato. Questo perché i Governi preferiscono esternalizzare i servizi e perdere qualsiasi tipo di responsabilità o di onere nella gestione o nella manutenzione dell'infrastruttura.
Per tale motivo, riteniamo che sia giusto sollevare discussioni su tali temi, ma occorre prestare attenzione alla disinformazione. Il Blog di Grillo, per esempio, sta assumendo le dimensioni di un media d'informazione di massa, ma nei fatti è un fenomeno sintetico, un hobby della domenica, un argomento da salotti, che riesce a controllare le masse per evitare che si cada nell'estremismo. Aldilà dell'aspetto comico di Beppe Grillo, è un personaggio che si adatta bene alla situazione italiana, perché i politici stanno diventando degli attori, dei buffoni, dei personaggi che hanno come funzione quella di creare una finta opposizione al potere. Di Pietro, Travaglio, la stessa Brambilla, sono delle icone che rispecchiano come ruolo quello di erigersi a paladini della giustizia, rispondendo invece a ben altri padroni.