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05 dicembre 2007

Ritornano le spie e il nemico russo


Ci hanno etichettato come cospirazionisti, come complottisti e come fanatici dei misteri massonici, eppure oggi un ex Presidente italiano, afferma che l'attentato dell'11 settembre è stato organizzato dalla Cia e dal Mossad. Nessun politico risponde, la stampa lascia correre, e nessuno raccoglie la provocazione per replicare. Tuttavia, in quelle parole, così sottili e mirate vi è il grido di Francesco Cossiga, il solo che richiama l'attenzione sulla montatura giornalistica del messaggio "Bin Laden contro Berlusconi" . Questo vuol dire che il complotto riemerge come "finzione mediatica" e si ritorce contro coloro che hanno collaborato a costruirlo. La caduta dei miti del terrorismo e di Al qaida spinge così le persone e vedere il vero volto della guerra, fatta per il petrolio e per il gas, per il dollaro e l'euro. Cambia il nemico che occorre combattere, e cambia anche il modo di fare la guerra, che diventa sempre più invisibile, cinematografica e indolore. Ritornano le spie, le intelligences, la guerra Fredda, ritorna il nemico russo e il mito dell'Occidente che lotta contro l'Oriente. Non a caso, oggi, a distanza di dieci anni - durante i quali abbiamo visto i Balcani e l'Iraq in fiamme - la Comunità Internazionale ancora discute dello Status del Kosovo, dei Conflitti in Medioriente.

In questo clima di tensioni, gli Stati Uniti dirigono ancora una volta le conferenze di pace per la Palestina, fomentano una guerra nella regione del Kurdistan e in Pakistan, mentre decidono di congelare la questione del nucleare dell'Iran, fermo così ad un punto di non ritorno. Ancora un altro scenario di incertezza, di inquietudine, mentre le materie prime e il petrolio continuano ad andare alle stelle, sempre di più, ingrassando i bilanci della "Sorelle petrolifere" che cavalcano così la cresta della speculazione. Tuttavia, occorre prestare attenzione ai nuovi leader e a quelli che consolidano sempre più la propria posizione sulla scena internazionale. Non dimentichiamo che mentre gli Stati Uniti perdono terreno e credibilità nella Comunità Internazionale, la Russia si afferma come Nazione forte, pronta a confrontarsi non solo sul mercato monetario e petrolifero, ma anche in quello politico. Il su ruolo si rivela determinante soprattutto nei Balcani, avendo mostrato risolutezza e decisione nella difesa della posizione della comunità serba, sia in Kosovo che in Bosnia. La Russia ha infatti deciso di rispondere al progetto dello scudo antimissilistico degli Stati Uniti, in Polonia e nella Repubblica Ceca, costruendo alcune installazioni anti-missili in Serbia, sul fiume Drina. Allo stesso modo la NATO, discuterà in occasione del prossimo Summit di Bucarest la possibilità si allargare il progetto per lo scudo anche il Europa Sud-Orientale, e in particolare in Bulgaria, in Romania, in Croazia, in Italia,in Grecia e in Turchia.
Il mito della guerra fredda è dunque ritornato, al soldo dei servizi segreti, pagati per fare il lavoro sporco. Le reti di informazione vengono rispolverate e la legge della "spia che controlla la spia" vieni ristabilita. L'ordine è tassativo: disinformare, manipolare, propagandare, creare confusione. La posta in gioco è il nuovo mercato energetico, per soddisfare il fabbisogno delle economie industrializzate che aumenta sempre di più, mentre la crisi e il malcontento avanza tra i cittadini europei, che giorno dopo giorno aprono nuovi fronti di lotta, tra scioperi e guerriglie cittadine. La situazione europea preoccupa molto, e ciò che turba di più questa quiete apparente sono i movimenti indipendentisti, che chiedono più autonomie per le zone di confine, e accolgono intorno a sé maggiori adesioni. Deve far riflettere, infatti, come molti dei Paesi Europei cominciano a ritrattare la loro posizione sul Kosovo, invitando le parti a raggiungere un compromesso, senza prendere "decisioni precipitose": è ovvio che si teme la ritorsione sull'opinione pubblica di una secessione che violi l'integrità e la sovranità degli Stati. Da un giorno all'altro l'Europa potrebbe risvegliarsi tra le fiamme dei movimenti che vogliono la propria autonomia, magari finanziate e fomentate da entità esterne che mirano ad ottenere le risorse di determinati territori. Si scatenerebbe il caos e i nostri politici sarebbero condannati al rogo dalle sommosse popolari.

In un certo senso, tuttavia, è a questo punto che vogliono spingerci. Il malcontento per il malessere economico ha bisogno di un capro espiatorio, alla massa occorre un nemico a tutti i costi, per placare la sua ira. Per questo vogliono convincerci che esistono delle lobbies, che nient'altro sono che i nostri politici, ma in realtà vogliono solo gettare in pasto alla massa delle "fazioni perdenti" per poi sostituirsi sul trono dei vincitori. Disinformare e screditare, disinformare e fare propaganda, fin quando non si perde il senso del discorso, fino a che non saremo completamente confusi e saremo costretti a scegliere il male minore.
Oggi infatti ci chiedono se vogliamo l'inflazione, il caro-petrolio, la sussistenza dei salari, o se vogliamo la guerra, le multinazionali e i Banchieri. Ci chiedono se vogliamo combattere gli "stati canaglia" o se vogliamo abolire i paradisi fiscali. I primi nascondono le arme di distruzione di massa, fomentano le guerre e finanziano il terrorismo, mentre gli altri riciclano danaro, cancellano utili e archiviano i bilanci. Perché è stata inventata la parola "Paradiso Fiscale" e com'è possibile che nessun governo non abbia mai condannato questi Stati, non li abbia mai isolato e imposto un embargo? Al contrario, è stata isolata la Serbia per non aver consegnato Karadzic. Per tanto tempo, ci hanno fatto credere che in Venezuela esiste un clima di dittatura, una tesi smentita dal fatto che Chavez è stato sconfitto ad un referendum per la riforma Costituzionale.

Questa è la disinformazione, e ci chiediamo perché Cossiga , invece di parlarci della Cia e del Mossad, non ci spiega perché i Paradisi fiscali non sono essi degli Stati canaglia. Tutto il marcio di centinaia di multinazionali si racchiude, spesso, in un isolotto del Pacifico, all'interno di una server room. Perché allora, invece di bombardare l'Iraq, non hanno deciso di attaccare i paradisi fiscali, dove viene riciclato il danaro sporco che serve a finanziare il terrorismo? Abbiamo così preferito massacrare la popolazione irakena, inneggiare alla guerra sanguinaria di liberazione per il ritrovamento delle armi di distruzione di massa, abbiamo creato "le carte da poker" con i nemici irakeni, abbiamo costruito la grande sceneggiata per il ritrovamento di Saddam Hussein. Il risultato è che dopo dieci anni di guerra, cerchiamo ancora un nemico da combattere, per garantire il nostro benessere, come se fossimo condannati ad un eterno circolo vizioso.