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27 agosto 2008

La guerra fredda dei media


La macchina dei media infatti non si ferma. Continua a manipolare fatti e verità nella convinzione che le finzioni di massa possano modificare la realtà stessa. Si sta perpetuando così il mito della "Guerra Fredda", per dare l’illusione che l’Occidente sta arginando l’avanzata dei russi nel Caucaso e nel Mediterraneo. In realtà la Guerra Fredda della nuova era, si è tramutata in un accordo tra i due blocchi che sancisce la spartizione delle zone di influenza energetiche.

Alla decisione del Parlamento della Federazione russa di riconoscere l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud, ha fatto subito eco l’annuncio del Presidente russo Dmitri Medvedev che conferma sulla stessa linea la posizione del Cremlino. La Russia dunque riconosce l’autonomia e la sovranità delle sue ex repubbliche accorpate alla Georgia ma da anni auto-proclamatesi indipendenti, aprendo la strada diplomatica per avvicinare Mosca a Tskhinvali e Sukhumi. La Comunità Internazionale si ribella scandalizzata dinanzi all’ipotesi del distacco e dell’annessione delle due regioni alla Russia, e dichiara "inaccettabile" la scelta della Russia di sostenere la frammentazione del Caucaso, dopo che si è battuta per anni per la disgregazione della Jugoslavia e infine della Serbia. Le Nazioni Unite e la Nato hanno combattuto una guerra sanguinosa e ingiusta per preservare le etnie che vivevano nella regione kosovara, ha parlato infatti di "intervento umanitario", e ora, con la stessa alacrità, si oppone all’indipendenza di una regione che al 90% non è georgiano, e ha subito in questi anni attacchi e violenze. Una situazione che aveva richiesto la necessità del dislocamento di un esercito di pace sul territorio georgiano in difesa del popolo osseto e abkhazo, ed è poi degenerata in un attacco diretto alla popolazione stessa da parte dell’aviazione georgiana.

Gli Stati Uniti, in quanto membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, promettono battaglia aperta in seno alla riunione dei cinque, difendendo le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza secondo cui Abkhazia e Ossezia del Sud fanno parte dei confini internazionalmente riconosciuti della Georgia. Francia, Germania e Italia si schierano accanto al loro partner atlantico, mentre la Presidenza Ue sceglie ancora la via diplomatica, sollecitando una soluzione politica per il conflitto in Georgia. Il Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini non perde però l’occasione di ricordare che, sebbene la "balcanizzazione del Caucaso su basi etniche preoccupa seriamente", "l'isolamento della Russia non è nell'interesse né dell'Unione Europea né della Nato né della Russia", e dunque a nessuno conviene cercare il contrasto con un partner così importate. Per la Nato, stando alle parole del Segretario Generale Jaap de Hoop Scheffer, "il riconoscimento è in diretta violazione delle risoluzioni ONU" e "mette in discussione l'impegno della Russia alla pace e alla sicurezza nel Caucaso". Ancora, l’Inghilterra irrigidisce i toni e ipotizza la creazione di un fronte anti-russo per contrastare una decisione inaccettabile dalla Comunità Internazionale. Alexander Stubb, Presidente OSCE, chiede che "la Russia segua i principi dell'Osce rispettando l'integrità territoriale e la sovranità della Georgia".

Per l’Occidente dunque la Russia sta andando incontro alla violazione delle leggi internazionali, e questo la porterà ad essere relativamente isolata. Si cerca di boicottare ogni tentativo di mediazione, si parla di rivedere i Trattati, mentre i media vengono invasi dalle immagini dei carri armati e dei soldati russi, dimenticando che il Presidente Georgiano ha dato ordine di sparare sulla popolazione osseta. La Russia invece risponde nello stesso modo in cui l’Alleanza Atlantica e gli Stati Uniti si sono rivolti al Kosovo, parlando di "genocidio", di "diritto di autodeterminazione" e di protezione di popoli sovrani. Agisce con freddezza e determinazione, passando all’azione senza tante tergiversazioni ben sapendo che dietro la diplomazia può esservi solo la propaganda che ci ha fatto arrivare fino a questo punto. Ad ogni modo non si fa trovare impreparata alle manovre di manipolazione e di disinformazione, le vere armi per scatenare l'ira dei potenti e delle multinazionali, al limite della depravazione delle falsità. Il filmato che vi mostriamo è solo un esempio della manipolazione mediatica in atto che si spinge oltre ogni limite concepibile. Dopo i finti bombardamenti di Gori da parte dei russi montati ad hoc dalla CNN, Fox censura l’intervista di due cittadine dell’Ossezia del Sud che, sfuggiti ai bombardamenti, raccontano la loro esperienza. Affermano che la loro famiglia è in parte dispersa, costretta a fuggire lungo il confine verso la parte settentrionale dell’Ossezia e verso la Russia. Migliaia di civili uccisi dai bombardamenti georgiani, su preciso ordine del Presidente Saakashvili di attaccare la popolazione, contrastato dal tempestivo intervento della Russia che ha salvato i civili, per la maggior parte anche cittadini russi. La sua dura testimonianza, riportata in un’intervista in diretta, viene bruscamente interrotta dal giornalista che mette fine ad una discussione durata solo pochi minuti.

La macchina dei media infatti non si ferma mai, neanche dinanzi all’evidenza, e nonostante ogni prova evidente continua a mentire, nella convinzione che le finzioni di massa possano modificare la realtà stessa. Con questi stratagemmi e montaggi, i media stanno perpetuando il mito della "Guerra Fredda", per dare l’illusione che l’Occidente sta arginando l’avanzata dei russi nel Caucaso e nel Mediterraneo, quando in realtà è assolutamente impreparato, disunito e disorganizzato. La Guerra Fredda della nuova era si è tramutata in un accordo tra i due blocchi che sancisce la spartizione delle zone di influenza energetiche. Se da una parte la Russia ha deciso di cedere sul fronte dei Balcani, abbandonando la Serbia alle proprie risorse per fronteggiare la deriva del Kosovo, dall’altra gli Stati Uniti e la Nato si rivelano impotenti nella regione causasica ed estrema orientale. Europa e Usa continuano a controllare Iraq, Arabia e Turchia, nonché Africa occidentale, la Russia consolida la sua presenza nel Caucaso, ma soprattutto nelle ex-repubbliche sovietiche che vivono in una costante situazione di destabilizzazione. Ucraina, Turkmenistan e Azerbaijan sono tra i principali Stati che direttamente cadono nel raggio di azione russo, e affrontano altalenanti crisi che mettono a rischio la stabilità dei governi. Dinanzi alla crisi economica e alla stessa dipendenza energetica, la Russia sta cercando di smuovere l'onore russo, di fomentare vecchi sentimenti nazionalisti e anti-atlantici per avvicinare a sé territori e Stati strategici. È chiaro dunque che le questioni indipendentiste saranno sempre più frequenti, mentre gli estremismi troveranno sempre più terreno fertile. Tuttavia diventerà sempre più evidente l'immaturità dei nostri governi servi degli Stati Uniti e delle Commissioni Europee, ma anche la finzione della guerra al terrorismo e l’inutilità di questa Comunità Internazionale che agisce su ordine di interessi economici ben precisi.