La recente protesta degli ex veterani e invalidi di guerra contro la riduzione generale dei salari e delle pensioni del 10 per cento, ha dimostrato quanto instabile e precaria sia attualmente l'economia della Bosnia Erzegovina. La crisi finanziaria e le stesse dinamiche di integrazione e occidentalizzazione del sistema economico, hanno portato con sé molti effetti negativi che, inseriti in un contesto già instabile, hanno creato gravi distorsioni. Aumento della disoccupazione, del costo della vita, dell'inflazione e così anche della povertà, sono solo pochi dei problemi a cui stiamo assistendo.
In molti dei Paesi balcanici il sistema bancario sembra quasi impazzito, al completo sbaraglio, ormai specchio delle decisioni delle società madri, che impongono politiche commerciali spesso insostenibili per economie in via di sviluppo. La crisi finanziaria e le stesse dinamiche di integrazione e occidentalizzazione del sistema economico, hanno portato con sé molti effetti negativi che, inseriti in un contesto già instabile, hanno creato gravi distorsioni. Aumento della disoccupazione, del costo della vita, dell'inflazione e così anche della povertà, sono solo pochi dei problemi a cui stiamo assistendo. Ciò è dimostrato anche dalla recente protesta degli ex veterani e invalidi di guerra, trasformatasi in breve in tempo in scontri violenti, organizzata per manifestare contro la riduzione generale dei salari del 10%; decreto fortemente voluto dal Fondo Monetario Internazionale, come condizione per il trasferimento del credito stand-by di 1,2 miliardi di euro.
Nei fatti, la Bosnia Erzegovina è un caso tipico della regione balcanica che subisce oggi una situazione di emergenza, dove le banche hanno aumentato a dismisura i tassi di interesse, senza alcuna giustificazione e contravvenendo presso alle norme o le raccomandazioni dei Governi. L'aumento delle commissioni e la deliberata sottrazione di fondi dai conti correnti viene perpetrato alla luce del sole. Il tutto che si traduce in una diffusa impotenza dinanzi al malessere del popolazione e delle piccole imprese, che chiedono sempre più a gran voce un intervento decisivo. Solo un mese fa, i capi degli ispettorati della Federazione della BiH e della RS, hanno deciso di pianificare una serie di ispezioni e una campagna di controlli sulle banche in Bosnia Erzegovina più massiccia, per una durata di 30 giorni. Una misura ritenuta necessaria in quanto la maggior parte delle banche commerciali nel mercato ancora rifiutano di abbassare i loro tassi di interessi, dopo che sono stati elevati i livelli di allerta per gli interessi anti-usura. Inoltre, le stesse autorità locali hanno evidenziato che non vi è più uno scambio di lettere e di comunicazioni con le banche, e che le loro misure per l'armonizzazione delle aliquote rispetto alla legge sui diritti dei consumatori sono state inconcludenti. Come riportato dagli stessi quotidiani locali, al centro delle ispezioni per il credito al consumo sarà la Unicredit, Raiffeisen, Intesa Sanpaolo e Hypo Alpe-Adria. L'Ispettorato della Federazione di Bosnia ed Erzegovina e il Difensore civico per i diritti dei consumatori, visti i numerosi aumenti dei tassi di interesse ingiustificati e illegittimi, avevano persino chiesto delle sanzioni per tali inadempimenti nonché l'individuazione di una soluzione generale.
Nei fatti, tuttavia, non vi è stato alcun miglioramento della situazione. Dinanzi al pignoramento dei propri beni, al blocco dei conti correnti e alle ipoteche non esistono strutture adeguate per far fronte ai grandi gruppi bancari esteri o locali, anche perché i piccoli avvocati spesso non vogliono neanche crearsi nemici così forti e possibili "clienti". I partiti prendono le distanze da queste situazioni,e le persone hanno paura di denunciare gli abusi delle banche, non avendo dalla propria parte un ente di protezione dei consumatori. Dai politici sino ai magistrati, nessuno vuole mettersi contro le banche, che di giorno in giorno aumentano sempre più il loro potere mediatico, grazie alla sponsorizzazione della maggior parte dei media locali, tale che sono sempre di meno i quotidiani disposti ad accollarsi la responsabilità di descrivere i gravi crimini del sistema bancario. La stessa Comunità Internazionale non si è mai espressa pubblicamente su tale delicato argomento, anche se le ONG e i partiti hanno sempre dichiarato di battersi per la pace e lo sviluppo del Paese.
A conti fatti, l'unica attività di "implementazione della pace" è stata la partecipazione alle commemorazioni dei genocidi, le campagne per la proclamazione della "Giornata della Memoria", nonché pagine e pagine di rapporti che dimostrano la commissione di crimini efferati imputabili sempre agli stessi nomi. Nessuno si è mai esposto dinanzi ad un problema finanziario, che tuttavia mette in discussione la sostenibilità della vita nel Paese, considerando che la diffusione di una preoccupante crisi economica potrebbe perpetrare il più grande genocidio di tutti ti tempi. Questa volta non ci sono né armi né eserciti, ci sono le Banche, le multinazionali del gas e dell'acciaio, le privatizzazioni e i fallimenti, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. La grande sfida dell'Unione Europea è anche quella di rendere questo ecosistema economico una fonte di benessere, e non una usura perpetua, in nome del benessere della "classe europea di prima linea".