Barak Obama giunge in Medioriente per dare un nuovo segnale di apertura nei confronti del mondo arabo. L'Europa però sembra frammentarsi al suo interno sempre di più, trovando come epicentro proprio l'Italia. Di fatti, il quotidiano britannico Times mette in discussione la "credibilità del Governo italiano", protagonista di scelte molto importanti, forse troppo importanti per lei. Allo stesso tempo, Bin Laden ritorna a farsi sentire, come monito che le vecchie regole della lotta al terrorismo non sono cambiate.(Foto source: Reuters)
Mentre Barak Obama giunge in Medioriente per dare un nuovo segnale di apertura nei confronti del mondo arabo, l'Europa sembra frammentarsi al suo interno sempre di più, trovando come epicentro proprio l'Italia. All'indomani del G8 de l'Aquila non si arrestano le forti critiche rivolte al Premier italiano Silvio Berlusconi, nei confronti del quale si scatenando un bombardamento mediatico dall'estero, coordinato e premeditato, volto proprio a mettere in discussione il potere decisorio dell'Italia in questioni di politica e sicurezza nazionale. È proprio ciò che fa il quotidiano britannico Times, il quale azzarda una vera e propria provocazione nei confronti della "credibilità del Governo italiano" messa in discussione proprio dai suoi cosiddetti alleati. "L’Italia ospita il summit del G8 quest’anno: nel vertice si terranno importanti discussioni, dove ai governi occidentali si richiede una più solida collaborazione per combattere il terrorismo e il crimine internazionale. Berlusconi si ritiene un amico di Vladimir Putin - ironizza il Times - il suo Paese è un membro importante della Nato ed è anche parte dell’eurozona che è alla prova nell’attuale crisi globale finanziaria. Non sono solo gli elettori italiani a chiedersi che cosa stia accadendo, lo fanno anche stupefatti gli alleati dell’Italia".
Al di là di ogni speculazione mediatica, lo scandalo artificioso orchestrato da quotidiani compiacenti italiani - forse in evidente difficoltà finanziaria - è sbarcato in Europea, e dopo il Times raccoglie la polemica anche il quotidiano francese Liberation, che fa gridare allo scandalo anche la perbenista sciovinista Parigi, la quale è così ansiosa di vedere crollare la dirigenza italiana per prendere così il suo posto sul tavolo dei negoziati. Ed è un posto che fa davvero 'gola', perché è stato riservati a pochi la possibilità si affiancare potenze internazionali e Paesi strategici, come Russia, Iran, Serbia, Albania, Libia, ma anche Stati Uniti, come importante intermediario. In primo luogo vi è infatti l'Iran, reale destinatario delle intimidazioni che sono state rivolte alla Corea del Nord in occasione degli ultimi test missilistici, dovendo dare un esempio esplicativo di ciò che accadrebbe qualora Teheran facesse delle mosse sbagliate. Dall'altra parte vi è la diplomazia italiana che, al di fuori della troika di Solana, intavola negoziati e si pronuncia in via frontale sulla questione, proprio perché dietro di lei vi è la Russia, che è disposta a dare molto all'Italia qualora divenisse la sua reale portavoce. Roma potrebbe così sostituire lo stesso Putin, il quale sarebbe disposto a farsi da parte al fine di non esporsi troppo nei suoi rapporti diretti con il democratico (sic!) Barak Obama nella gestione di temi particolarmente controversi come l'Iran.
Allo stesso modo, vi sono i Balcani nei confronti dei quali la Russia si pone come referente indiretto, e solo come partner commerciale, preferendo agire politicamente solo attraverso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In tale caso, ancora una volta dovrà essere l'Italia a giocarsi la partita volta ad arginare l'avanzata degli Stati Uniti, i quali hanno già chiesto la nomina di un inviato speciale dell'Amministrazione Americana, e una revisione della struttura della Bosnia Erzegovina, viaggiando sul filo del rasoio rispetto agli "inviolabili" Accordi di Dayton. Considerando che vi sarà un solo referente internazionale ed europeo per tutti i Balcani, e qualcuno ha già proposto la nomina di un italiano, queste fasi di preparazione diplomatica sono assolutamente fondamentali. Non a caso , l'Alto Rappresentante dell'OHR, Valentin Inzko, ha avuto un interessante colloquio con il Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, proprio mentre la Bosnia sta attraversando un periodo critico, se non drammatico. La Comunità Internazionale, infatti, sta chiedendo una riforma costituzionale della Bosnia che sia radicale, con la creazione di quattro "territorialità" e la trasformazione della Republika Srpska. L'entità serba ha subito risposto con la conferma dei suoi poteri a livello locale, sottraendoli a quello centrale, per conferma la sua ferma volontà a non voler retrocedere su tali posizioni. In realtà non esiste un piano per distruggere la Srpska ma ci sono vari piani sul tavolo, fermo restando che comunque, Valentin Inzko certamente darà un segnale forte in questa situazione, esponendosi persino ad usare i poteri di Bonn come puro gesto dimostrativo. La presenza dell'Italia si fa sentire forte anche in Serbia ed in Albania, nel tentativo di divenire principale partner commerciale, e punto di riferimento degli investimenti diretti greenfield.
Per le sue scelte così difficili ma anche necessarie per risollevarsi proprio in occasione della crisi, l'Italia sta senz'altro passando un periodo molto nero, in quanto deve confrontarsi con un'Europa che vuole a tutti i costi mantenere una linea politica reazionaria e conservativa, ossia di confermare la sua alleanza con gli Stati Uniti. A ben vedere, l'amministrazione americana non ha cambiato la sua visione del mosaico mondiale, tanto che i rapporti con la Russia o con lo stesso mondo arabo non sono cambiati affatto: Bush era un antagonista di Putin, come Obama lo è nei confronti di Medvedev, mentre era un forte alleato dei Sauditi, e un identico atteggiamento è stato confermato dal nuovo Presidente americano con la sua visita in Medioriente. Per tutelare quest'alleanza con la Nato, con le lobbies del petrolio e del nucleare, si opera per distruggere qualcosa che si sta venendo a creare. Da qui la demolizione "morale" dell'Italia, il nuovo caos nei Balcani con i controversi casi di Bosnia e Kosovo, e anche il nuovo messaggio di Bin Laden, monito che le vecchie regole della lotta al terrorismo non sono cambiate.
Dietro questo c'è una regia, costituita da vari indizi che conducono tutte sulle strade del petrolio. Non dobbiamo dimenticare che la guerra al terrorismo ha portato solo benessere a certi capitalisti, dimostrando però che bombardare gli altri Stati non risolve nulla. Non dobbiamo dimenticare che gli Stati Uniti hanno stampato dollari all'infinito, falsando i processi economici e trascinandoci nella situazione attuale, in nome e per conto della democrazia. Non dobbiamo dimenticare che nell'Americana democratica di Barack Obama si sono svolte delle elezioni monopolizzate con i nuovi mezzi di comunicazione elettronici, eleggendo Google e You Tube come nuovi garanti della libertà di espressione e della tutela dei principi costituzionali. A questo punto, i giornali posso raccontare ciò che vogliono, dietro di loro vi sono solo gli stessi vecchi lobbisti, talmente forti che, nonostante le querele e le censure, traggono comunque un immenso guadagno. Il caso di Berlusconi, nell'Italia che cerca il suo riscatto, vi è un gruppo di potere ben disposto ad utilizzare i giornalisti come passacarte, pur di mettere in atto la loro estorsione. E così anche il Times si presta a pubblicare grandi notizie di impatto, ad enfatizzare gli errori degli italiani, per screditare un Paese che sta diventando un avversario troppo forte. I vecchi tempi di Mattei sono davvero tornati...
Al di là di ogni speculazione mediatica, lo scandalo artificioso orchestrato da quotidiani compiacenti italiani - forse in evidente difficoltà finanziaria - è sbarcato in Europea, e dopo il Times raccoglie la polemica anche il quotidiano francese Liberation, che fa gridare allo scandalo anche la perbenista sciovinista Parigi, la quale è così ansiosa di vedere crollare la dirigenza italiana per prendere così il suo posto sul tavolo dei negoziati. Ed è un posto che fa davvero 'gola', perché è stato riservati a pochi la possibilità si affiancare potenze internazionali e Paesi strategici, come Russia, Iran, Serbia, Albania, Libia, ma anche Stati Uniti, come importante intermediario. In primo luogo vi è infatti l'Iran, reale destinatario delle intimidazioni che sono state rivolte alla Corea del Nord in occasione degli ultimi test missilistici, dovendo dare un esempio esplicativo di ciò che accadrebbe qualora Teheran facesse delle mosse sbagliate. Dall'altra parte vi è la diplomazia italiana che, al di fuori della troika di Solana, intavola negoziati e si pronuncia in via frontale sulla questione, proprio perché dietro di lei vi è la Russia, che è disposta a dare molto all'Italia qualora divenisse la sua reale portavoce. Roma potrebbe così sostituire lo stesso Putin, il quale sarebbe disposto a farsi da parte al fine di non esporsi troppo nei suoi rapporti diretti con il democratico (sic!) Barak Obama nella gestione di temi particolarmente controversi come l'Iran.
Allo stesso modo, vi sono i Balcani nei confronti dei quali la Russia si pone come referente indiretto, e solo come partner commerciale, preferendo agire politicamente solo attraverso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In tale caso, ancora una volta dovrà essere l'Italia a giocarsi la partita volta ad arginare l'avanzata degli Stati Uniti, i quali hanno già chiesto la nomina di un inviato speciale dell'Amministrazione Americana, e una revisione della struttura della Bosnia Erzegovina, viaggiando sul filo del rasoio rispetto agli "inviolabili" Accordi di Dayton. Considerando che vi sarà un solo referente internazionale ed europeo per tutti i Balcani, e qualcuno ha già proposto la nomina di un italiano, queste fasi di preparazione diplomatica sono assolutamente fondamentali. Non a caso , l'Alto Rappresentante dell'OHR, Valentin Inzko, ha avuto un interessante colloquio con il Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, proprio mentre la Bosnia sta attraversando un periodo critico, se non drammatico. La Comunità Internazionale, infatti, sta chiedendo una riforma costituzionale della Bosnia che sia radicale, con la creazione di quattro "territorialità" e la trasformazione della Republika Srpska. L'entità serba ha subito risposto con la conferma dei suoi poteri a livello locale, sottraendoli a quello centrale, per conferma la sua ferma volontà a non voler retrocedere su tali posizioni. In realtà non esiste un piano per distruggere la Srpska ma ci sono vari piani sul tavolo, fermo restando che comunque, Valentin Inzko certamente darà un segnale forte in questa situazione, esponendosi persino ad usare i poteri di Bonn come puro gesto dimostrativo. La presenza dell'Italia si fa sentire forte anche in Serbia ed in Albania, nel tentativo di divenire principale partner commerciale, e punto di riferimento degli investimenti diretti greenfield.
Per le sue scelte così difficili ma anche necessarie per risollevarsi proprio in occasione della crisi, l'Italia sta senz'altro passando un periodo molto nero, in quanto deve confrontarsi con un'Europa che vuole a tutti i costi mantenere una linea politica reazionaria e conservativa, ossia di confermare la sua alleanza con gli Stati Uniti. A ben vedere, l'amministrazione americana non ha cambiato la sua visione del mosaico mondiale, tanto che i rapporti con la Russia o con lo stesso mondo arabo non sono cambiati affatto: Bush era un antagonista di Putin, come Obama lo è nei confronti di Medvedev, mentre era un forte alleato dei Sauditi, e un identico atteggiamento è stato confermato dal nuovo Presidente americano con la sua visita in Medioriente. Per tutelare quest'alleanza con la Nato, con le lobbies del petrolio e del nucleare, si opera per distruggere qualcosa che si sta venendo a creare. Da qui la demolizione "morale" dell'Italia, il nuovo caos nei Balcani con i controversi casi di Bosnia e Kosovo, e anche il nuovo messaggio di Bin Laden, monito che le vecchie regole della lotta al terrorismo non sono cambiate.
Dietro questo c'è una regia, costituita da vari indizi che conducono tutte sulle strade del petrolio. Non dobbiamo dimenticare che la guerra al terrorismo ha portato solo benessere a certi capitalisti, dimostrando però che bombardare gli altri Stati non risolve nulla. Non dobbiamo dimenticare che gli Stati Uniti hanno stampato dollari all'infinito, falsando i processi economici e trascinandoci nella situazione attuale, in nome e per conto della democrazia. Non dobbiamo dimenticare che nell'Americana democratica di Barack Obama si sono svolte delle elezioni monopolizzate con i nuovi mezzi di comunicazione elettronici, eleggendo Google e You Tube come nuovi garanti della libertà di espressione e della tutela dei principi costituzionali. A questo punto, i giornali posso raccontare ciò che vogliono, dietro di loro vi sono solo gli stessi vecchi lobbisti, talmente forti che, nonostante le querele e le censure, traggono comunque un immenso guadagno. Il caso di Berlusconi, nell'Italia che cerca il suo riscatto, vi è un gruppo di potere ben disposto ad utilizzare i giornalisti come passacarte, pur di mettere in atto la loro estorsione. E così anche il Times si presta a pubblicare grandi notizie di impatto, ad enfatizzare gli errori degli italiani, per screditare un Paese che sta diventando un avversario troppo forte. I vecchi tempi di Mattei sono davvero tornati...