Dopo l’accordo raggiunto in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, alle Cinque potenze si è aggiunta con grande rapidità anche la Germania, un bel “5+1” che fa incassare alla Rice una vittoria mediatica per l’unità della Comunità Internazionale. Si parla di ultimatum all’Iran forse perché lo sforamento del termine porterà al “legittimo” attacco dell’ “unita comunità internazionale”. In realtà non c’è nulla di compatto e unanime nella riunione di Berlino, che si conclude con toni sempre più accesi: la Russia e la Cina si riservano sempre il diritto di opporsi alla comminazione di sanzioni , di cui ignoriamo nel modo più assoluto la natura. Nessuno proferisce parola sul passo successivo da adottare, che a quanto pare sarà inevitabile perché l’Iran, forte delle proprie sicurezze, fa orecchie da mercante e si rifiuta di chinare il capo di fronte al Consiglio di Sicurezza. L’Iran, è “allergico alle pressioni” e dichiara che se ci saranno sanzioni la situazione potrebbe complicarsi un po’, ben conscio che una sola mossa farà crollare il sistema.
Se l’America è disposta a rischiare tanto, forse sente di non aver nulla da perdere perché il destino è ormai già stato scritto. Perché tutta questa fretta? Forse trenta giorni sono anche troppi, forse l’America trenta giorni non ce li ha. Il petrolio si aggira intorno ai 67$ il barile, subendo uno sbalzo improvviso dinanzi alla decisione ONU, e dall’altro lato, si assiste all’ennesima chiusura in ribasso di Wall Street, mentre le Borse Europee sono in netto rialzo, nonostante la dichiarazione di Trichet di un imminente, quanto più necessario, aumento del tasso di interesse. A questo punto non è da escludersi la fuga dei capitali verso la zona euro, che vanificherà del tutto la politica monetaria, già fallimentare, della FED.
Se l’America è disposta a rischiare tanto, forse sente di non aver nulla da perdere perché il destino è ormai già stato scritto. Perché tutta questa fretta? Forse trenta giorni sono anche troppi, forse l’America trenta giorni non ce li ha. Il petrolio si aggira intorno ai 67$ il barile, subendo uno sbalzo improvviso dinanzi alla decisione ONU, e dall’altro lato, si assiste all’ennesima chiusura in ribasso di Wall Street, mentre le Borse Europee sono in netto rialzo, nonostante la dichiarazione di Trichet di un imminente, quanto più necessario, aumento del tasso di interesse. A questo punto non è da escludersi la fuga dei capitali verso la zona euro, che vanificherà del tutto la politica monetaria, già fallimentare, della FED.
Quotazioni del greggio dell'ultima settimana: storico dei rincari
Gli animi ormai sono molto tesi, i politici straparlano di economia che cresce, mentre in Francia già sono scese le folle in piazza per incendiare la città, e bene presto anche in America la situazione sarà così disperata, e a nulla serviranno le dimissioni dello staff di Bush.
Anche gli analisti più accreditati, prevedono selvagge fluttuazioni dei prezzi: o rincari , e dunque inflazione dovuta alla spinta dei prodotti petroliferi, o ribassi eccessivi (deflazione) derivante ad esempio dallo scoppio della bolla immobiliare e dalla contrazione della produzione industriale.
Una recessione come quella che si aspettano i finanzieri, con milioni di nuovi disoccupati nei Paesi avanzati, provocherebbe deflazione, calo dei prezzi. Ma c'è in giro tanta di quella massa monetaria, con i trilioni di dollari stampati dagli USA , che l'effetto probabile sarà l'inflazione esplosiva.
Se hanno cominciato a dirlo, vuol dire che sta per accadere.
Anzi che sta già accadendo, e lorsignori si sono messi in qualche modo al riparo; non restano scialuppe di salvataggio per le persone comuni.