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01 aprile 2006

Crak GM. Crollano le bugie statunitensi


La General Motors è alle corde. Di fatto fallita. Il crak, che potrebbe essere clamorosamente dichiarato ufficialmente la prossima settimana, vede crollare una delle più grosse aziende americane.
Un ulteriore sintomo del fatto che la vanagloria e la tracotanza degli Usa si stanno sgretolando. Il gigante con i piedi d’argilla sta cominciando a far vedere le grosse crepe delle sue fondamenta. E chi è a tirar fuori la notizia, con un sorriso patinato, tra un gossip e l’altro? La Cnn. Il che vuol dire che la maschera di potenza messa su dagli statunitensi sta davvero sbriciolandosi, come fango secco al sole: è il malato stesso a far vedere quali orribili piaghe gli stia procurando la lebbra che lo corrompe dall’interno. Ormai anche loro si sono resi conto della realtà e non inventano più per i tg favole in cui sono tutti felici e contenti. Certo la Cnn ha minimizzato, dicendo che il problema era che non si pagavano più gli stipendi, non ha chiaramente detto del fallimento di Gm, ma ha fatto allusione ad altri problemi.
Quali problemi? Non sono cose nate negli ultimi tempi. Per il 2005 Gm ha avuto una perdita netta di diversi miliardi di dollari. A seconda delle fonti, si arriva a cifre che oscillano tra i 6 e gli 8 milioni di dollari. Le azioni negli ultimi 12 mesi hanno perso un terzo del loro valore. Il maggior fornitore di componenti, la Delfi, è anch’essa ai piedi di Pilato. E ci sono i sindacati con i coltelli puntati alla gola di questo gigante morente. Vogliono la corresponsione degli stipendi arretrati. Soldi che i dipendenti, però, possono tranquillamente dimenticare. Perché quando muore un’azienda, i primi a restare fregati sono i poveri operai che hanno obbedito per mesi alla voce del padrone. Gli analisti di Gm dicono che tutto andrà meglio. Passate le due settimane peggiori, lunedì andrà tutto meglio. E di lunedì in lunedì, gli operai aspettano che sorga di nuovo il sole sulle loro speranze appassite d’esser pagati e di aver un futuro sicuro. E se hanno fame mangiano aria fritta. Le loro necessità quotidiane, le loro urgenze di persone reali sono dati che poco interessano ai corrotti che gestiscono i numeri dell’alta finanza. Il mercato della casa di Detroit è anch’esso in calo.
Da Gm, in un ultimo guizzo che sembra quello di un nuotatore ad un passo dall’annegamento, fanno sapere che vanno bene le vendite dei Suv. Ma basteranno i fuoristrada ibridi a salvare la General Motors, a tirarla fuori dalla tomba? Proprio no. L’ultima ciambella, l’ultima scialuppa di salvataggio per permettere a pochi fortunati di scappare (dalle stanze con i pulsanti, mica dalle catene di montaggio) con qualcosa di concreto da questo naufragio sembra essere la vendita di una società satellite di Gm, la GMAC. Resta da vedere se riusciranno a vendere questo agnello morente. Intanto i più previdenti organizzano un bel funerale in grande stile: in tanti si preparano ad indossare per la cerimonia funebre un bel pastrano, molto largo. In modo che non si vedano la ciambella ed il canotto preparati per non finire a picco dietro alla casa motoristica di Detroit, uno dei pilastri dell’economia, duramente scossa dalla sua caduta. Come dire: sei morto, ti uso come salvagente per arrivare a riva e non annegare anche io in questo mare di squali.