Mister Euro ha toccato quotazioni mai raggiunte prima verso lo Yen, spingendosi fino a 144 yen, e verso il dollaro ormai sulla strada di una pericolosa svalutazione. Da un lato premono le prospettive di ulteriori rialzi da parte della FED , e dall’altro l’annuncio di innumerevoli e importantissime Banche Centrali di voler “diversificare” le proprie riserve valutarie. Molte cose stanno cambiando nel mercato Statunitense, la stretta monetaria della FED e il fantasma della recessione deprime gli indici delle proiezioni degli ordini industriali e di percezione dell’economia : i capitali cominciano a essere distratti verso altre mete. Ma la forza più eclatante e pericolosa che spinge l’Euro sempre più in alto è l’annuncio da parte della Banca Centrale di Cina, Kuwait e Qatar della decisione di acquistare quantità crescenti di euro, in nome della “diversificazione valutaria”. E in tutto questo è sempre Pechino la vera protagonista, che spudoratamente dice che rallenterà o interromperà addirittura l’acquisto di bond americani, senza escludere la possibilità di piazzare sul mercato una parte consistente della valuta che detiene in portafoglio. Il Qatar annuncia che stravolgerà anch’essa le scorte di moneta, fino a raggiungere un bel 40% di riserve in euro. Se questi sono i presupposti, non deve stupire che Tichet non abbia alzato i tassi di interesse, e si sia semplicemente riservato il diritto di farlo a Giugno: il rialzo arriverà solo per dare il colpo di grazia, per richiamare a sé gli ultimi ritardatari o gli “euroscettici”, cioè arriverà quando anche solo un leggero aumento del tasso UE sarà in grado di spostare bilioni di euro.
Si tratta di un evento storico, e l’effetto domino che trascinerà con sé le altre economie emergenti sarà assolutamente distruttivo per il dollaro, per l’america, per l’economia mondiale destinata così all’iperinflazione. E intanto il Giappone chiede e sta facendo di tutto per costruire la sua area di libero scambio in Asia, che coinvolga Cina , India , Australia e Nuova Zelanda nel tentativo di creare un blocco asiatico che si opponga con prepotenza all’OCSE, ma soprattutto all’America.
Stesso registro e stesso tono hanno le parole dei Banchieri e degli economisti che lo scorso mercoledì si sono riuniti a Belo Horizonte: lo sviluppo e la crescita del continente latino potrebbe essere messa in discussione dal cambiamento prossimo delle condizioni economiche internazionali.
Il Sudamerica rischia infatti di ricadere nell’oblio del Fondo monetario internazionale, se non comincerà anch’essa a diversificare. I Banchieri lamentano una sovrabbondanza di dollari a dir poco patologica, causata dal surplus commerciale generato dal forte rialzo dei prezzi di commodities e petrolio. Il Venezuela si sente forte, perché il petrolio è giunto ai 68$ e può permettersi di dire no alla Exxon e alla Total, stracciando i contratti “buy back”, quelli che davano il diritto ai produttori petroliferi ad una fetta gratis di petrolio per il fatto di aver costruito l’impianto di estrazione. Chavez vuole solo i capitali cinesi ora, ma deve stare attento, perchè il FMI sta già soffiando sul suo collo.