Tornano alla ribalta i biocarburanti muovendo la loro guerra alla benzina e al diesel a cominciare dal Belgio.Il ministero federale delle Finanze belga ha infatti autorizzato la vendita dell’ olio di colza defiscalizzato delle accise se acquisito direttamente presso un produttore locale, nonché l'utilizzazione effettiva di questo olio come carburante in qualsiasi veicolo. Sarà dunque possibile fare il pieno presso ogni coltivatore dotato di una pressa e di un erogatore, ad un prezzo decisamente più conveniente rispetto ai derivati del petrolio: 70 cent contro 1,1 € per il diesel. Scelta a causa del suo carattere poco inquinante ed economico, ma anche per l’ambizione di fornirsi da un agricoltore locale, l'olio di colza può effettivamente circolare mediante alcune modifiche tecniche alle vetture. È possibile trovare i kits su Internet a 500 euros da installare autonomamente o da installatori specializzati, per un costo complessivo che oscilla tra i 1.500 e i 2.000 € .
Tuttavia, per questo tipo di carburante il mezzo di trasporto ideale resta il trasporto collettivo. Per tale motivo questo tipo carburante può avere una duplice educazione civica: sensibilizzare i cittadini all’utilizzo dei biocarburanti, diffondendo così le energie rinnovabili, e allo stesso tempo alla necessità di rimettere in questione le nostre abitudini di trasporto e di consumo.
L’olio di colza oggi in Belgio, come l’idrogeno ieri in Islanda, che sta sviluppando il progetto di convertire il trasporto pubblico e la flotta dei suoi pescherecci, al fine di rendere l’isola energeticamente indipendente rispetto ai produttori petroliferi. L’idrogeno, gas pregiato che ha come duplice qualità l’essere fonte e forma di energia , verrebbe prodotto sfruttando le altre fonti di energia rinnovabili mediante tecnologie che potrebbero di colpo abbattere costi di produzione e diffusione del “carburante”.
La riduzione dell’emissione di anidride carbonica e di biossido di carbonio potrebbe rendere maggiormente vivibili le locabilità urbane, se la nuova energia viene accolta mediante un mutamento degli stessi stili di vita.
Una crisi petrolifera potrebbe rendere i derivati petroliferi talmente onerosi da minimizzare agli occhi dei singoli consumatori questo tipo di energie. Da tempo sembra che la ricerca sia ferma, o meglio che sia congelata e non diffusa, a vantaggio di tecnologie molto più vecchie ma sicuramente ideali per mantenere le posizioni di potere acquisite. Il petrolio sarà sostituito dal gas, e quindi la Gazprom potrà essere la nostra nuova Opec. Il nucleare sta riacquistando terreno, le economie emergenti destinano infatti ingenti investimenti perché oltre ad essere un’interessante fonte di energia, è una potenziale arma di distruzione. Così Cina ed India si armano, mentre l’America è pronta a colpire le centrali iraniane con identici ordigni nucleari.
L’europa per sopravvivere ha bisogno dei biocarburanti, delle energie rinnovabili e reperibili sul mercato locale, deve cambiare i suoi stili di vita, perché non appena i signori della guerra arriveranno in Iran, così anche noi saremo colpiti dall’iperinflazione e dai tagli del gas da parte della Russia.
Tuttavia, per questo tipo di carburante il mezzo di trasporto ideale resta il trasporto collettivo. Per tale motivo questo tipo carburante può avere una duplice educazione civica: sensibilizzare i cittadini all’utilizzo dei biocarburanti, diffondendo così le energie rinnovabili, e allo stesso tempo alla necessità di rimettere in questione le nostre abitudini di trasporto e di consumo.
L’olio di colza oggi in Belgio, come l’idrogeno ieri in Islanda, che sta sviluppando il progetto di convertire il trasporto pubblico e la flotta dei suoi pescherecci, al fine di rendere l’isola energeticamente indipendente rispetto ai produttori petroliferi. L’idrogeno, gas pregiato che ha come duplice qualità l’essere fonte e forma di energia , verrebbe prodotto sfruttando le altre fonti di energia rinnovabili mediante tecnologie che potrebbero di colpo abbattere costi di produzione e diffusione del “carburante”.
La riduzione dell’emissione di anidride carbonica e di biossido di carbonio potrebbe rendere maggiormente vivibili le locabilità urbane, se la nuova energia viene accolta mediante un mutamento degli stessi stili di vita.
Una crisi petrolifera potrebbe rendere i derivati petroliferi talmente onerosi da minimizzare agli occhi dei singoli consumatori questo tipo di energie. Da tempo sembra che la ricerca sia ferma, o meglio che sia congelata e non diffusa, a vantaggio di tecnologie molto più vecchie ma sicuramente ideali per mantenere le posizioni di potere acquisite. Il petrolio sarà sostituito dal gas, e quindi la Gazprom potrà essere la nostra nuova Opec. Il nucleare sta riacquistando terreno, le economie emergenti destinano infatti ingenti investimenti perché oltre ad essere un’interessante fonte di energia, è una potenziale arma di distruzione. Così Cina ed India si armano, mentre l’America è pronta a colpire le centrali iraniane con identici ordigni nucleari.
L’europa per sopravvivere ha bisogno dei biocarburanti, delle energie rinnovabili e reperibili sul mercato locale, deve cambiare i suoi stili di vita, perché non appena i signori della guerra arriveranno in Iran, così anche noi saremo colpiti dall’iperinflazione e dai tagli del gas da parte della Russia.