Dopo lunghi mesi di trattative e dispute diplomatiche tra blocco occidentale e alleanza orientale si è giunti ad una svolta decisiva. La Russia ha annunciato che affiancherà la forza di contrapposizione in Libano, inviando un contingente di "genieristi" per intraprendere la ricostruzione delle zone che non rientrano nella zona di influenza dell'Onu. Una decisione questa che giunge, forse non casualmente, in contemporanea all'annuncio della prossima entrata della Russia, all'interno della WTO, su preciso impulso di Washington, dando sicuramente un decisivo slancio alla ripresa delle trattative del Doha Round.
La forza degli eventi o singoli episodi hanno dato un volto totalmente diverso alla geopolitica globale, così come alla stessa guerra in Libano.
L'America si presenta più debole che mai dopo questo quinto anniversario dell'11 settembre, dopo le forti dichiarazioni del Sen. Rockfeller e dopo che la controinformazione pilotata è sbarcata sui grandi mass media per ricattare una grande potenza. Il fantasma del terrorismo è sempre più trasparente, e poco serviranno domani i messaggi eclatanti sulla lotta al terrorismo. Chi governa oggi maggiormente la scena politica è la Russia, che è una nazione in forte ripresa con un grande potere.
Nonostante il suo silenzio, la Russia è riuscita ad avere anch'essa il benestare per partecipare alla ricostruzione del Libano, dopo l'imperativa richiesta di spiegazioni sulle anomale bombe gettate sulla popolazione civile. Una fetta nella ripartizione delle terre la vuole anche la Cina, che approfitterà di questo contingente per cominciare a stabilire sulla scena internazionale un'importante posizione diplomatica che la porterà sino alle porte dell'Oriente. La disinvoltura di questo regime comunista è ammirevole, adesso che si appresta a fare le prime missioni di guerra capitalistica, e in pieno clima di privatizzazione di una delle piu' grandi banche cinesi di partecipazione del Tesoro. Il collocamento dei titoli ha fatto deserto sul mercato azionario, ma soprattutto ha attirato innumerevoli investitori esteri che vedono in quello cinese un nuovo mercato speculativo, mediante il quale conquistare anche la sfera politica.
L'UE, dal suo canto, si sta oggi organizzando per estendere la zona di influenza "Euro", per rafforzare la sua valenza politica, tant'è che l'integrazione economica nel territorio dell'euro subirà l'accelerazione, sotto nuovo comando. La struttura si comporterà come un centro di un libero scambio che rapidamente si tradurrà nell'adozione dell'euro, un modo questo anche per ripristinare la fiducia nel Progetto europeo.
Il corpo normativo che sta per essere emanato è di una certa importanza, e soprattutto molto ingerente sulla politica nazionale degli Stati che, in nome del libero scambio, perderanno ogni sindacato di meritevolezza per l'interesse del mercato. Questo oggi si chiama protezionismo, domani ostracismo e nazismo o comunismo, tante parole per qualificare chi è pro e chi è contro la politica di un'entita' che non rappresenta gli Stati.
Sono sull'agenda della Commissione due importanti direttive. Una che costruisca una nuova legislazione europea per regolamentare il settore energia, in modo che i giganti europei dell'energia possano confrontarsi con una concorrenza piu' forte, e nel caso in cui non regessero il confronto, vengono smantellati. E' per questo importante creare un quadro in cui concorreranno solo quattro o cinque grandi gruppi energitici attraverso le frontiere. Una direttiva questa che sembra comunque essere pienamente in linea con le ultime decisioni dei commissari europei, che stanno ostacolando le fusioni domestiche per impedire l'incursioni dall'estero, e con gli accordi stessi tra le societa'. L'Eni ha finalemente concluso l' accordo di cooperazione con Gazprom, interessando tutta la catena produttiva, dall’estrazione alla lavorazione e alla vendita di petrolio, gas, energia elettrica e gas naturale liquido (gnl), e sulla quale potra' innestarsi la convertibilita' del rublo. Il mercato dell'energia passera' diventera' in pochi mesi agganciato al petro-rublo e all'euro escludendo dai giochi l'America alla quale si chiedera' presto di comprare i proprio gas in rubli o euro.
Per quanto riguarda la seconda direttiva, si intedne apportare un'omogeniezzazione nel settore bancario, assicurativo e degli strumenti finanziari. Innanzitutto viene detto alle autorità di supervisione di non lasciare spazio a interferenze politiche, né a necessità economiche del mercato, imponendo delle condizioni preliminari.
La direttiva che disciplina le fusioni e le acquisizioni bancarie prevede come unico criterio per valutare la fattibilita' dell'operazione, la solidità finanziaria dell'operazione e la reputazione dell'acquirente, senza imporre alcuna condizione preventiva sul livello di partecipazione tranne che per riciclaggio o per il finanziamento del terrorismo. Sarebbe a questo punto verificare in che modo queste norme vengono recepite e come vengono utilizzate, sperando che non sia un sistema tecnico che vada a colpire il nemico che si presenta di volta in volta. Occorre tuttavia ammettere che l'Italia in questo e' stata molto veloce, avendo di gia' emanato una norma simile, che non impone piu' un obbligo di comunicazione alla Banca d' Italia per la fusione. Una norma sicuramente ad hoc per andare a ricompattare il mercato delle banche popolari piu' piccole, rimaste forse le sole al di fuori del grande gruppo bancario Intesa-San Paolo.
Il risiko bancario la fara' sempre piu' da padrone ora che e' vicina la deregolamentazione, cosi' come la concentrazione del mercato dell'energia e dell' acqua nelle mani di pochi gruppi, facilmenti collegabili con accordi o partecipazioni incrociate .