Nell'era della certezza giuridica e della scientificità delle prove assistiamo a casi come quello di Carlo Parlanti, vittima della assurdità della società in cui viviamo. Il caso di Carlo sarà sicuramente uno dei tanti errori giurisprudenziali, sarà un caso individuale e personale, che nessuno vuole trattare e vuole leggere, ma mille casi di questo tipo fanno la malattia del nostro sistema. Rileggendo le trascrizioni del processo, ascoltando le testimonianze dei suoi protagonisti abbiamo incontrato almeno una ventina di incongruenze e contraddizioni, e uno studio più approfondito porterà sicuramente a scoprirne di altre. Il processo è assurdo, ha di gran lunga superato la più scadente delle telenovela venezuelane, ma soprattutto è viziato da un elemento insanabile: l'ignoranza. Non si può combattere contro l'ignoranza, contro persone che non capiscono il suono delle parole e pretendono di insegnare il sapere o di dettar la legge su come si amministra la giustizia. Avvocati, giudici, testimoni, poliziotti sembrano dei personaggi in cerca di autore, senza arte né parte, e si sono arrogati il diritto di giudicare la vita di un uomo e di manipolare così anche la sua psiche.
Il caso di Carlo Parlanti, nient'altro è che una farsa che ha inizio dall'antefatto che l'ha preceduto, un incubo surreale, che continua con una denuncia e un processo preliminare con evidenti contraddizioni, e un processo che sembra una commedia kafkiana. Il tutto è totalmente incentrato sulla testimonianza della vittima, che da sola raccoglie le prove, tutta sola tratta e ritratta la versione dei fatti, e a questo punto potremmo anche pensare che sia usata violenza da sola, dato che da tempo era in cura da uno psichiatra per via dei maltrattamenti dell'ex-marito.
Già il deposito della denuncia è stata una rocambolesca trovata della Rebecca White, che, conscia del fatto che il rapporto era da tempo incrinato e fallito - tant'è che Carlo frequentava un'altra donna e stavano già cercando una diversa abitazione - ha cercato di tirarlo a sé con la minaccia di una denuncia. Aveva studiato un po' tutto, ma nella confusione della sua mente malata, ha accumulato un errore dopo l'altro che qualsiasi investigatore improvvisato avrebbe scoperto. L'intelligenza umana avrebbe fermato sul nascere questa denuncia, ma non dimentichiamoci che siamo in America, nella terra delle opportunità e dei grandi fenomeni Hollywoodiani. La White afferma di essere stata sequestrata, percossa e violentata, il giorno 6 luglio, 12 giorni prima il deposito della denuncia, ma accorgendosi dell'espressione incredula del poliziotto, subito ritratta la data e parla del 29 giugno. Dice di essere stata legata con delle fascette di plastica tutto il giorno, poi allo stesso modo, cambia versione e dice che solo di notte era legata, di giorno era libera, ma non scappava per paura. Giustifica queste incoerenze, verbalizzate nella denuncia, dicendo che ha problemi con la sua memoria a breve, e cosa strana ricorda i dettagli delle percosse ma scorda il nome del Motel in cui si è rifugiata dopo la fuga dalla casa di Carlo. Il poliziotto accerta che non ha segni evidenti tranne un alone sull'avambraccio, le fa delle foto e poi esegue un sopralluogo della casa, il luogo del reato: tutto è intatto, senza alcuna traccia delle violenze. La polizia fotografa e mette a verbale, ma non una sola prova viene raccolta, nessun test del DNA, nessuna analisi ginecologica. Fino a questo punto hanno solo un fax-simile di fascette di plastica, una denuncia incoerente e delle foto che la ritraggono senza lividi.
Si può accettare un caso del genere, sapendo che si tratta di una donna tradita, che per sua stessa ammissione dice di amare il suo carnefice, di avergli dato l'ultima possibilità, che vuole che torni da lei?!
La benedizione di Papa Giovanni Paolo II
Non solo viene accettata, un messaggio in segreteria telefonica, per avvertirlo che presto la polizia sarebbe andato a prelevarlo a casa.... Insomma neanche le questure agganciate alla Camorra lasciano i messaggi in segreteria. Carlo chiama il suo legale, e, sapendo della follia e delle ripetute telefonate della White, non dà peso alla cosa . Viaggia e attraversa migliaia di volte i chek-in degli aeroporti ma della denuncia nessuna traccia. Insomma in piena crisi terroristica, un uomo con un mandato di cattura internazionale, attraversa ripetutamente gli aeroporti: questo certo non depone a favore della credibilità dei nostri tutori che devono difenderci dai terroristi.
La denuncia viene scoperta in Germania, e mentre Carlo cerca di tornare in Italia, le nostre autorità se ne disinteressano e rimettono il tutto alla giustizia statunitense, perché, dopotutto, "il nostro connazionale ha commesso un reato".
Durante il processo la White riacquista la memoria, e può così sfoderare il suo migliore repertorio di dettagli macabri. La cosa che a noi è sembrata strana è che la White conosce a memoria gli atti e le dichiarazione della test chiave di un altro processo che aveva coinvolto Carlo e a cui lei aveva preso parte come test a favore.
Il delirio comincia, e tante ne dice che ad un certo punto neanche lei riesce a stare dietro alle sue bugie, tanto che il suo avvocato difensore resta a volte senza parole, perché non sa dare una risposta, non sa spiegare. Parla di violenze inaudite, ma non vi sono tracce del lago di sangue, né nelle foto né nella testimonianza dei poliziotti che hanno fatto il sopralluogo. Parla di 30 o 60 testate su un muro di cartongesso, ma nessun danno è stato visto nell'appartamento. Parla di calci, botte, di strangolamento, ma le foto del poliziotto dicono tutt'altro, mentre le sue foto, presentate in occasione del processo, a distanza di 3 anni dalla denuncia, mostrano una donna più giovane e con un taglio e un colore dei capelli diverso.
La versione dei fatti cambia continuamente, si condisce di nuovi dettagli non esistenti nella denuncia di cui gli stessi poliziotti non ne sono a conoscenza, con nomi di persone diverse. Il ritratto che poi fa di Carlo e terribile , che comunque ama e vorrebbe con sé, è fuori da ogni logica. Secondo la White, Carlo avrebbe bevuto 4 libri di Chardonnay, la avrebbe picchiata e violentata, e poi la mattina dopo alle sei si sarebbe alzato per andare a lavorare normalmente: davvero complimenti Carlo, sarai veramente sovraumano .
Tutti sanno che mente, ma, e non capiamo né come né il perché, il processo va avanti e Carlo viene arrestato, rinchiuso in un carcere infame, nel quale deve continuare a subire violenze psicologiche e fisiche. In tutto questo lui non ha mai mollato, e non solo non ha mai accettato il patteggiamento, non vuole neanche l'estradizione in Italia per finire di scontare la sua pena in Patria, perché ormai vive solo per il suo amore per Katia e per la sete che ha di giustizia. Nessun compromesso: la dignità non è gratis!
Questo è il fallimento del sistema giuridico statunitense, non esiste un solo straccio di prova coerente con la versione dei fatti né raccolto e preservato seguendo metodi scientifici. Tutto è lasciato al caso, alla memoria e alla parola, con il risultato che il processo si gioca su questo contraddittorio: la parola della vittima contro quella di un carnefice, colpevole salvo prova contraria. Se il sistema poi pende verso la vittima, in maniera incondizionata e nonostante le evidente contraddizioni, tutto poi si giocherà sulla credibilità o meno dell'uomo che cerca di difendersi. Se poi quest'uomo è un italiano all'estero, che affronta finanziariamente da solo un processo, abbandonato dalle istituzioni della madre patria, il suo destino è solo nelle mani di un paese garantista, che poi sulle sue garanzie avrebbe da dire molto l'Iraq, la Jugoslavia, o il Giappone.
Ora vorremo chiedere a questi grandi "geni del foro" se sono tutti così i processi per il terrorismo, perché se è così possiamo benissimo dichiarare l'anarchia, tanto ormai "i follli hanno messo dentro i sani".
Questo è il fallimento del sistema giuridico statunitense, non esiste un solo straccio di prova coerente con la versione dei fatti né raccolto e preservato seguendo metodi scientifici. Tutto è lasciato al caso, alla memoria e alla parola, con il risultato che il processo si gioca su questo contraddittorio: la parola della vittima contro quella di un carnefice, colpevole salvo prova contraria. Se il sistema poi pende verso la vittima, in maniera incondizionata e nonostante le evidente contraddizioni, tutto poi si giocherà sulla credibilità o meno dell'uomo che cerca di difendersi. Se poi quest'uomo è un italiano all'estero, che affronta finanziariamente da solo un processo, abbandonato dalle istituzioni della madre patria, il suo destino è solo nelle mani di un paese garantista, che poi sulle sue garanzie avrebbe da dire molto l'Iraq, la Jugoslavia, o il Giappone.
Ora vorremo chiedere a questi grandi "geni del foro" se sono tutti così i processi per il terrorismo, perché se è così possiamo benissimo dichiarare l'anarchia, tanto ormai "i follli hanno messo dentro i sani".