Per fermare le intercettazioni abusive che minacciano di colpire la classe dirigente è stato varato un decreto legge che imponga il carcere a coloro che possiedono intercettazioni abusive, e forti multe a coloro che invece le diffondano. Il decreto finirà senz'altro per creare dei colpevoli a tutti i costi, dei capi espiatori che potranno essere dai dirigenti dei servizi ai singoli componenti delle forze dell'ordine, che rispondendo ad un ordine, finiranno per pagare le pene di coloro che hanno voluto l'azione. D'altro canto, imporre delle multe ai media che diffondono materiale compromettente certo non fermerà chi da un gioco spregiudicato può ottenere molto di più di uno scoop mediatico. Può ottenere il potere, può sbaragliare un nemico politico o acquisire una banca, può scatenare una guerra al terrorismo e infine vendere "le autostrade d'Italia". Questo tipo di provvedimenti certo alza il livello di coloro che potranno permettersi di giocare con le telefonate, avendo accesso ai canali di informazione e alle stesse conversazioni senza bisogno dei servizi per ottenerle.
Come sempre le nostre leggi colpiscono gli effetti, o i vermi che sono intorno, ma non vanno mai alla radice del problema. Sembra molto la legge sulla protezione dei dati sensibili delle imprese e delle persone: il provvedimento obbliga la tenuta in sicurezza dei dati, grazie alla certificazione da parte delle società private, che custodiranno le chiavi dei sistemi di protezione e dei data base. Questa è una finta legge, perché ufficialmente deve servire a proteggere i dati, mentre ufficiosamente ruba le informazioni per servire a scopi molto più importanti.
Allo stesso modo, i le intercettazioni abusive si fermano ufficialmente con le multe ai giornali e ufficiosamente con i ricatti. Per i grandi privati, la gestione di un media costituisce il più delle volte un costo, che viene remunerato con gli effetti della manipolazione del mercato, la raccolta del risparmio, dei consumi, degli investimenti, e a ben pensarci, la strumentalizzazione politica è marginale. Allo stesso modo, sono marginali i personaggi colpiti dalle intercettazioni, ma costituiscono pur sempre una importante componente, perché è un capro espiatorio che se cade scopre tutto il castello di carte che tiene in piedi il vero obiettivo. Il caso Fazio ne è un evidente caso, in quanto sono stati inquisiti in un primo momento le piccole pedine intorno a lui, ma fondamentali per scatenare forti dubbi sulle istituzioni che dovevano vigilare su certi meccanismi. La pressione che è stata fatta è stata tale da indurlo poi a dimettersi, dopo che alla riunione del FMI venne snobbato in maniera fredda. La faccenda non finì lì, e continuare a far parlare di BNL e Unipol poteva tornare utile per ammansuire i piccoli politici che si apprestavano a vincere le elezioni: sapevano che avrebbero vinto e dovevano tacere e stare al gioco. Chi credete abbia profittato di questa grande confusione, i giornali o le Banche e gli speculatori che hanno sistemato i loro affari e archiviato trattative che erano sospese da anni.
Si pensi ad Autostrade, la fusione è andata finalmente in porto perché l'ennesimo ostacolo è stato respinto, come volevasi dimostrare. L'Unione Europea ha dichiarato che la fusione "abertis-autostrade" per creare le "autostrade per l'Italia" potrà dar luogo soltanto a una duplicazione dei concessionari delle autostrade a pedaggio. La concorrenza verrà comunque cautelata da altri concorrenti, dalle gare d'appalto dalla "assenza di preoccupazioni da parte di terzi" (?!?!). Problemi per la concorrenza dell'Europa non esistono, quindi non esistono neanche problemi per l'Italia che perde il gestore della rete infrastrutturale fondamentale in un territorio come quello italiano.
Le mosse di Di Pietro, per quanto intelligenti, sono state inutili perché dovrebbero saperlo che ci si scontra contro un muro assolutamente invalicabile: non esistono strumenti per far valere l'interesse nazionale dopo Maastricht. Ma nessuno ha dato il potere ai Commissari dell'Ue di sindacare sulla politica economica di un Paese, perché prima queste società erano le braccia della Spesa Pubblica, il motore dell'Economia. Prima le hanno infiltrate, togliendo gli imprenditori e mettendo al loro posto gli amministratori delegati delle Banche, poi le hanno indebitate per doverle infine privatizzare. Hanno creato il problema e immediatamente dopo la soluzione, tanto che quella prospettata sarà la più giusta, anche agli occhi dell'opinione pubblica.
Alitalia oggi è la spina nel fianco dell'Italia, la stanno dipingendo come un vecchio carrozzone che grava sul bilancio dello Stato e che per questo va ceduta per renderla competitiva. Lo sciopero che si prepara è un grave segnale, perché nasconde una profonda divisione tra le controparti che ora più che mai dovrebbero essere uniti. Le dismissioni sono obbligate, sono le zavorre che si gettano per non schiantarsi, sono le concessioni che oggi occorre fare alle Banche e ai vampiri per resistere ancora. Molto probabilmente entro questo anno sociale, Alitalia sarà venduta, forse ceduta alla Air France KLM, che è disposta ad accollarsi il grave bilancio in rosso, e l'interessante gestione della linea Cargo dell'Alitalia, per ottenere in cambio la rinuncia all'operazione su GdF-Suez.
Che esistano determinate intenzioni da parte degli investitori esteri è una cosa pacifica, insomma lo sanno tutti, e per questo ci auguriamo che il governo italiano non cada di nuovo dalle nuvole, affermando di non saperne nulla.
La debolezza di questo governo ci preoccupa molto, perché vuol dire che qualcuno sta in questo momento premendo per farlo cadere, per indurlo ad accettare un ulteriore compromesso. La scelta da prendere non è la guerra, e forse neanche le dismissioni del patrimonio statale, non la Tav o l'Alitalia, ma qualcosa di molto più importante perché ci preparerà al futuro.
I primi passi sono stati già dati, con la messa al sicuro delle telecomunicazioni, il prossimo sarà sicuramente una questione di carattere Bioetico, per cui ritornerà in carreggiata la questione dell'inseminazione artificiale, che sarà il nuovo input alla ricerca scientifica, la più oscura che possa esistere.
Come sempre le nostre leggi colpiscono gli effetti, o i vermi che sono intorno, ma non vanno mai alla radice del problema. Sembra molto la legge sulla protezione dei dati sensibili delle imprese e delle persone: il provvedimento obbliga la tenuta in sicurezza dei dati, grazie alla certificazione da parte delle società private, che custodiranno le chiavi dei sistemi di protezione e dei data base. Questa è una finta legge, perché ufficialmente deve servire a proteggere i dati, mentre ufficiosamente ruba le informazioni per servire a scopi molto più importanti.
Allo stesso modo, i le intercettazioni abusive si fermano ufficialmente con le multe ai giornali e ufficiosamente con i ricatti. Per i grandi privati, la gestione di un media costituisce il più delle volte un costo, che viene remunerato con gli effetti della manipolazione del mercato, la raccolta del risparmio, dei consumi, degli investimenti, e a ben pensarci, la strumentalizzazione politica è marginale. Allo stesso modo, sono marginali i personaggi colpiti dalle intercettazioni, ma costituiscono pur sempre una importante componente, perché è un capro espiatorio che se cade scopre tutto il castello di carte che tiene in piedi il vero obiettivo. Il caso Fazio ne è un evidente caso, in quanto sono stati inquisiti in un primo momento le piccole pedine intorno a lui, ma fondamentali per scatenare forti dubbi sulle istituzioni che dovevano vigilare su certi meccanismi. La pressione che è stata fatta è stata tale da indurlo poi a dimettersi, dopo che alla riunione del FMI venne snobbato in maniera fredda. La faccenda non finì lì, e continuare a far parlare di BNL e Unipol poteva tornare utile per ammansuire i piccoli politici che si apprestavano a vincere le elezioni: sapevano che avrebbero vinto e dovevano tacere e stare al gioco. Chi credete abbia profittato di questa grande confusione, i giornali o le Banche e gli speculatori che hanno sistemato i loro affari e archiviato trattative che erano sospese da anni.
Si pensi ad Autostrade, la fusione è andata finalmente in porto perché l'ennesimo ostacolo è stato respinto, come volevasi dimostrare. L'Unione Europea ha dichiarato che la fusione "abertis-autostrade" per creare le "autostrade per l'Italia" potrà dar luogo soltanto a una duplicazione dei concessionari delle autostrade a pedaggio. La concorrenza verrà comunque cautelata da altri concorrenti, dalle gare d'appalto dalla "assenza di preoccupazioni da parte di terzi" (?!?!). Problemi per la concorrenza dell'Europa non esistono, quindi non esistono neanche problemi per l'Italia che perde il gestore della rete infrastrutturale fondamentale in un territorio come quello italiano.
Le mosse di Di Pietro, per quanto intelligenti, sono state inutili perché dovrebbero saperlo che ci si scontra contro un muro assolutamente invalicabile: non esistono strumenti per far valere l'interesse nazionale dopo Maastricht. Ma nessuno ha dato il potere ai Commissari dell'Ue di sindacare sulla politica economica di un Paese, perché prima queste società erano le braccia della Spesa Pubblica, il motore dell'Economia. Prima le hanno infiltrate, togliendo gli imprenditori e mettendo al loro posto gli amministratori delegati delle Banche, poi le hanno indebitate per doverle infine privatizzare. Hanno creato il problema e immediatamente dopo la soluzione, tanto che quella prospettata sarà la più giusta, anche agli occhi dell'opinione pubblica.
Alitalia oggi è la spina nel fianco dell'Italia, la stanno dipingendo come un vecchio carrozzone che grava sul bilancio dello Stato e che per questo va ceduta per renderla competitiva. Lo sciopero che si prepara è un grave segnale, perché nasconde una profonda divisione tra le controparti che ora più che mai dovrebbero essere uniti. Le dismissioni sono obbligate, sono le zavorre che si gettano per non schiantarsi, sono le concessioni che oggi occorre fare alle Banche e ai vampiri per resistere ancora. Molto probabilmente entro questo anno sociale, Alitalia sarà venduta, forse ceduta alla Air France KLM, che è disposta ad accollarsi il grave bilancio in rosso, e l'interessante gestione della linea Cargo dell'Alitalia, per ottenere in cambio la rinuncia all'operazione su GdF-Suez.
Che esistano determinate intenzioni da parte degli investitori esteri è una cosa pacifica, insomma lo sanno tutti, e per questo ci auguriamo che il governo italiano non cada di nuovo dalle nuvole, affermando di non saperne nulla.
La debolezza di questo governo ci preoccupa molto, perché vuol dire che qualcuno sta in questo momento premendo per farlo cadere, per indurlo ad accettare un ulteriore compromesso. La scelta da prendere non è la guerra, e forse neanche le dismissioni del patrimonio statale, non la Tav o l'Alitalia, ma qualcosa di molto più importante perché ci preparerà al futuro.
I primi passi sono stati già dati, con la messa al sicuro delle telecomunicazioni, il prossimo sarà sicuramente una questione di carattere Bioetico, per cui ritornerà in carreggiata la questione dell'inseminazione artificiale, che sarà il nuovo input alla ricerca scientifica, la più oscura che possa esistere.