A pochi giorni dalla formazione del nuovo Governo Berlusconi, si apre già lo scontro su uno dei temi centrali della campagna elettorale "vincente" della nuova maggioranza, destando sconcertanti preoccupazioni. L’ipotesi di introdurre il "reato di immigrazione clandestina" scuote non solo il clima politico italiano, ma anche quello diplomatico a livello europeo, coinvolgendo direttamente paesi comunitari che sono tuttavia considerati dei vespai per i flussi migratori clandestini, come la Romania. Il Ministro dell'Interno Roberto Maroni, facendosi portavoce di una linea politica già discussa dal precedente governo Berlusconi, propone un piano per la sicurezza articolato in 5 punti e un commissario speciale per i "rom" a Milano. Il corpo di norme - ora all'esame di Palazzo Chigi, con il coordinamento degli altri ministri coinvolti, quali il ministro della Giustizia Angelino Alfano, degli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa - avrà dunque come elemento centrale il contrasto all'immigrazione clandestina definendo così una nuova fattispecie di reato che avrà conseguenze molto più drastiche e penalizzanti. Direttamente correlato a tale aspetto vi sarà la gestione dei rapporti con i paesi comunitari, in particolare con la Romania, che porterà all’attuazione della direttiva Ue che prevede rimpatri dei cittadini comunitari che non hanno reddito o delinquono. Il terzo punto riguarda la definizione del ruolo delle comunità locali nella prevenzione e contrasto della criminalità, poi la definizione di sanzioni penali e l'individuazione di nuovi reati, e infine l’emanazione di norme per la lotta alla criminalità organizzata. Accanto ai cinque punti della lotta all’immigrazione clandestina, giunge la proposta di conferire al Prefetto di Milano il ruolo di "commissario straordinario per l'emergenza rom", per convenire alle richieste della Moratti che chiede misure più drastiche, come norme per la certezza della pena, misure più severe contro i reati che colpiscono le fasce più deboli della popolazione, maggiore coordinamento tra forze dell'ordine statali e polizia locale, concedendo la possibilità di accedere alle banche dati nazionali, nonchè effettiva espulsione dei clandestini e maggiore presidio dei campi rom.
Proposte queste che derivano da un’accesa campagna elettorale volta a sollevare le insoddisfazioni e le esigenze dei cittadini di alcune zone d’Italia che percepiscono l’immigrazione come "un problema sociale", foriero di criminalità e di malessere. Una percezione che viene di volta in volta sempre più esasperato dai media, che bombardano lo spettatore con episodi di cronaca che hanno sempre un immigrato, magari romeno, come protagonista. Il grande paradosso che tuttavia si è venuto a creare con i cittadini romeni è la considerazione - da parte di alcune frange dell’opinione pubblica - che un romeno, per quanto possa essere considerato un membro della comunità europea, resterà pur sempre un extra-comunitario. Ciò in considerazione del fatto che la Romania, e così i suoi cittadini, deve continuare a scontare la differenza con i paesi europei fondatori, le sue difficoltà economiche e quei profondi problemi che avrebbero dovuto impedire un prematuro ingresso in Europa.
Un sentimento questo che viene in qualche modo percepito dalle Istituzioni romene, come dimostra l’intervento del Premier romeno Calin Popescu Tariceanu che chiede così di evitare che delle leggi di ordine pubblico sfocino in xenofobia. Sottolinea come vi siano delle reti di criminalità organizzata romena strettamente collegate alle reti italiane di sfruttamento di prostituzione e accattonaggio, per cui vi è un evidente concorso di colpe che va riconosciuto. "I romeni che sono in Italia, che oggi hanno paura di parlare romeno per strada, devono potersi nuovamente sentire cittadini europei", dichiara Tariceanu. Intanto il Governo di Bucarest, nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri dedicata esclusivamente alla situazione dei romeni in Italia, emerge la proposta del Premier romeno di inviare d'urgenza il Ministro degli Interni Cristian David a Roma, per presentare le proposte romene come l'invio urgente in Italia di poliziotti e procuratori romeni per sostenere le autorità italiane nella lotta alla criminalità organizzata. Ricorda inoltre Taricenau come la comunità romena abbia contribuito al Pil italiano e come accolga calorosamente la presenza imprenditoriale italiana in Romania. È chiaro dunque che vi è un interesse a difendere e sostenere le relazioni italo-romene dalle possibili conseguenze negative di misure dannose sia per la comunità romena che per quella italiana. "Il messaggio che vogliamo trasmettere - afferma il Ministro della Difesa Teodor Melescanu - è che speriamo di cooperare con le autorità italiane per evitare che i romeni che lavorano duramente in Italia siano danneggiati dall'aumento dei sentimenti anti-romeni, xenofobi in Italia". "Attraverso la cooperazione con le autorità italiane, non consentiremo che i romeni onesti in Italia siano lesi e che nascano sentimenti antiromeni e xenofobi nella Penisola", afferma Melescanu. Non dimentica infine di criticare il modo in cui le autorità italiane hanno agito nei confronti della criminalità dei nomadi, lasciando che creassero delle baraccopoli in cui è normale che si venisse a creare degrado e violenza, così come ha definito "debole" l'impegno delle autorità per sostenere l'integrazione sociale dei rom.
Le argomentazioni del Governo romeno sono, da questo punto di vista, incontestabili in quanto non si può negare che alla base di questo problema vi è stato innanzitutto una pessima gestione dei flussi migratori, lasciando che le reti criminali gestissero indisturbati l'immigrazione clandestina. In secondo luogo, vi è una profonda distorsione politica, in quanto i cittadini romeni sono a tutti gli effetti "europei" che godono della libertà di movimento all'interno della Comunità Europea, a cui appartengono. Per cui, pur essendo entrati in maniera clandestina anni fa, sono da considerarsi oggi cittadini europei a tutti gli effetti, e non extra-comunitari. La Romania propone a questo punto la collaborazione tra i due Paesi, in quanto potrebbe impugnare i provvedimenti di espulsione dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, o magari chiedere che il decreto abbia efficacia anche nei confronti di francesi, tedeschi e spagnoli, da considerarsi anch'essi "stranieri". Il problema di fondo è proprio questo, ossia se l'Europa apre le sue porte alla Romania, perchè dopo vuole espellerli come extra-comunitari? Evidentemente l'ingresso della Romania è stato in qualche modo forzato, perchè prematuro non avendo ancora risolto i suoi problemi interni con i rom, al fine di inglobare in Europa un Paese strategico per l'allargamento verso l'Est, sia dal punto di vista energetico che politico. Potremmo infine intravedere nel decreto sicurezza un fine ben più profondo, ossia quello di imporre il tracciamento del DNA di ogni individuo che entra nel Paese, per poi espandere tale provvedimento anche ai cittadini europei, nel quadro delle politiche del controllo delle masse e dei flussi migratori attraverso il cervellone centrale della Commissione Europea.