Dare e avere. Questo è il concetto su cui è stato basato il nostro sistema economico e sociale, in un continuo alternarsi di offerta e domanda garantendo così l’equilibrio tra risorse disponibili e il loro sfruttamento sulla base di leggi economiche secondo le quali ogni eccesso dell’uno o dell’altro provoca un discostamento da tale punto di stabilità, che nel lungo periodo verrà riassorbito e stabilizzato. Tuttavia, le entità economiche sono riuscite a truccare il meccanismo grazie all’introduzione di nuove tecnologie di informazione, grazie alle quali una determinata offerta di un bene può essere moltiplicata in maniera fittizia, in maniera tale da soddisfare la domanda oltre il suo limite di equilibrio. Si pensi ad un centralino che può soddisfare non più di 20 chiamate, ma sottoscrive 200 o 2000 contratti, basandosi sul concetto che i clienti non contatteranno mai contemporaneamente quel centralino. Un chiaro esempio di ciò che parliamo è il sistema bancario, che emette prestiti 100 o 1000 volte i suoi depositi in virtù del fatto che i depositanti non chiederanno mai in massa la restituzione dei propri crediti. Grazie a questo meccanismo è possibile manomettere l’intero sistema di domanda e offerta, imporre un determinato livello dei prezzi e stabilire il livello di produzione di un qualsiasi bene, e così alimentare le speculazioni. Che sia chiaro, le leggi economiche sono state da tempo manomesse, e non sono più valide dato che non esiste alcun limite alle speculazioni, con un grave impazzo sul nostro sistema sociale.
Ma cosa sta provocando realmente l’aumento del prezzo del petrolio?
Ormai un barile di greggio si attesta approssimativamente intorno ai 130$ il barile, e si teme che entro la prossima settimana si toccheranno i 140$. Di tutta risposta, il livello dei consumi di prodotti petroliferi si è ridotto di solo 1-2%, mentre gli approvvigionamenti continuano a livello sostenuto, senza un evidente eccesso di domanda, né una riduzione della produzione: non vi è stato, dunque, nessun cambiamento tra domanda e offerta di petrolio, eppure il prezzo è aumentato del 100 o 150% da un anno all’altro. Cade anche la vecchia convinzione secondo cui il prezzo del greggio venga stabilito dal cartello dell’OPEC - che al momento controlla solo il 40% della produzione mondiale - o solo dalle società petrolifere, che sicuramente profittano dalla situazione, ma non ne sono i principali artefici. Non possiamo neanche credere agli analisti finanziari che ci dicono che i prezzi sono stati drogati da "una scarsità di derivati", tale che il petrolio grezzo è prodotto in quantità sufficienti ma le raffinerie non riescono a fornire la benzina necessaria. Inoltre, vi è chi afferma che i prezzi rimangono alti perché sostenuti dalla domanda della Cina - dove le importazioni di prodotti petroliferi aumenta ancora a dismisura - o dallo scarso gettito di produttori non appartenenti all'Opec. In realtà sono i fondi di investimento, le borse e gli affaristi che creano questo immenso arteficio. Si stima infatti che depurando i mercati dalla speculazione e considerando il solo confronto di domanda e offerta, il petrolio avrebbe una quotazione di non oltre i 50-60$ il barile, che rispecchierebbe a pieno il livello di approvvigionamento dei mercati. E così i Governi e le autorità restano ferme, dichiarano dati ufficiali di inflazione al 2,5% e una disoccupazione del 6% quando in realtà il rincaro è del 10% e il disavanzo del mercato del lavoro è del 13%, mentre i fondi speculativi impongono una tassa planetaria che ha un gettito di 5 miliardi di dollari al giorno. Un sacrificio mondiale che inevitabilmente si ripercuote sulle classi più deboli, come i popoli ai limiti della povertà, gli immigrati, che diventano vittime di persecuzione, di rappresaglie e di vendette. Imponendo la strategia del terrore energetico possono imporre nuove norme per la regolamentazione dei flussi immigratori, maggiori controlli con tecnologie biometriche, magari installare migliaia di centrali nucleari, e far fruttare quei vecchi brevetti destinati all’estinzione. Nuovi business, nuovi guadagni, ma soprattutto una nuova legge economica di domanda-offerta.