Ciò a cui stiamo assistendo in Europa, con la crescita dell’ostilità nei confronti dell’immigrati e il contestuale diffondersi di movimenti estremisti, comincia ad assumere le sembianze di un vero e proprio problema sociale, sintomo della grave instabilità della nuova Unione Europea che si va formando. Sono sempre più numerosi infatti i fenomeni di violenza e di intolleranza verso le comunità di immigrati, che ancora vivono nella clandestinità e nella precarietà, assolutamente invisibili rispetto alla legge e ai diritti. I "sans papiers" oggi rischiano di divenire abusivi, nonché oggetto di ogni più assurda rivendicazione da parte dei cittadini europei, che si sentono gli unici legittimati ad avere determinate prerogative, riversando poi, in strane frange estremiste, il loro più profondo malessere. La comunicazione, in questo caso, non è di grande aiuto, anzi amplifica e classifica ogni singolo episodio come una deriva dei movimenti neo-fascisti o anti-fascisti, divenuti i nuovi protagonisti di una guerriglia cittadina che serve gli interessi dei poteri forti.
Infatti, a profittare di questo stato di inquietudine e di rancore latente, sono proprio quelle forze politiche ed economiche che premono verso l’istituzione di un regime di controllo sulla base del DNA che riesca a monitorare il movimento e le attività dei cittadini europei. Basti prendere come riferimento il cosiddetto pacchetto sicurezza del Consiglio dei ministri italiano che, nella sua versione rettificata, pone delle norme più restrittive sull’istituzione della Banca del DNA, con l’approvazione del disegno di legge grazie al quale l'Italia aderisce al Trattato di Prum. È chiaro dunque che, finalmente, sono riusciti in quell’intento che si era già prefisso il precedente Governo, con il decreto sicurezza di Mastella. Accanto a tale decisione, si pone il delineamento del reato di clandestinità, stabilendo che "lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni di legge è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni". Una norma dunque che impone una pena per chi si introduce nel territorio italiano in maniera clandestina, magari attraverso corrieri di schiavitù con la compiacenza di ambasciate e consolati, perché vi sono, probabilmente, delle società che fanno richiesta di una determinata forza lavoro. Spesso infatti gli emigrati vengono strumentalizzati per mantenere bassi i salari dei lavoratori italiani. Ed è davvero assurdo che, a causa dell’inefficienza dei controlli delle frontiere o dei crimini compiuti da personale diplomatico o delle intelligence, persone inermi e spesso apolidi debbano pagare con il carcere una colpa che non hanno. Anche loro, in realtà, sono vittime del nostro sistema che considera tali eventi come "danni collaterali". Lo Stato, infatti, è in grado di controllare le coste e le frontiere, perchè se non lo fosse allora non sarebbe un’autorità sovrana e uno dei più importanti Paesi Europei, essendo dunque dotato di tecnologie che monitorano tutto il Mediterraneo. In altre parole, se vi è immigrazione clandestina è perchè questa, in un certo senso, è prevista e voluta, ma non può essere riconosciuta come tale dalle Autorità che altrimenti dovrebbero punire gli stessi funzionari delle forze dell’ordine e della diplomazia. Si dovrebbe anche confessare come le falsi missioni di controllo del territorio estero si traducano in un ricatto vero e proprio nei confronti di quello Stato.
Si è preferito invece passare alle misure drastiche cacciando dagli stati europei, come Francia, Grecia e la stessa Italia gli emigranti, che stanno oggi ponendo in essere maniera subdole e sottili. La propaganda mediatica, le notizie di cronaca, gli scontri cittadini sono l’humus perfetto in cui si può piantare il seme della xenofobia, dell’intolleranza. Le frustrazioni sociali si stanno riversando su una classe di persone in tutto e per tutto inerme, che è costretta a maggiori sacrifici per ottenere uguali, se non inferiori, diritti civici. Si sta così ripetendo le vecchia storia degli emigranti del Sud Italia che cercavano fortuna al Nord Italia, in Germania o in Belgio, dove venivano emarginati e umiliati, per essere spesso cacciati brutalmente perchè accusati di provocare povertà o disoccupazione. A distanza di anni gli Italiani di sentono fautori dello sviluppo e della crescita dei Paesi che li hanno ospitati, ma cosa dovranno dire gli immigrati dell’Italia? Anch’essi si sentiranno gli artefici del mancato fallimento dell’Europa, che "non era in grado di far produrre le proprie imprese, di coltivare i propri terreni, di costruire le proprie case, ma pretendeva di colonizzare i Paesi non-europeizzati". Questo è il triste fallimento dell’Europa fatta di " libertà di movimento di persone, di merci e di capitali" per costruire il mercato unico europeo. Continua ad espandersi ad Est e a Sud del Mediterraneo, ma non sa garantire sicurezza e diritti ai cittadini che scelgono la libertà di movimento come strumento per migliorare la propria situazione economica. Si è costruita l’Europa intorno al "muro di Schengen" , questa è la verità.