Nascondendosi dietro la necessità di diversificazione delle vie di trasporto per l'approvvigionamento di gas, la Russia continua ad utilizzare l'ennesima "via del gas" come uno strumento per rafforzare la sua posizione nello sviluppo del settore del gas. Mentre la francese GDF-Suez propone di partecipare al progetto del Nord Stream, la Spagna chiede a Gazprom di costruire rapporti analoghi a quelli che unisce la Russia a Germania, Francia e Italia.
In una prospettiva di lungo termine, solo tre paesi avranno la possibilità di garantire la fornitura di gas al mondo, e questi sono la Russia, l'Iran e il Qatar. Lo ha affermato il Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione "Gazprom" Aleksandar Medvedev, in occasione delle negoziazioni con la società francese "GDF-Suez" sulla sua potenziale partecipazione alla realizzazione del progetto "Nord Stream". Nascondendosi dietro la necessità di diversificazione delle vie di trasporto per l'approvvigionamento di gas, la Russia si prepara ad utilizzare l'ennesima "via del gas" come uno strumento nelle mani di Mosca per rafforzare la sua posizione e accentrare sempre più la sua figura di "coordinamento" per lo sviluppo del settore del gas. Infatti Mosca diventa sempre più promotore dei progetti "partecipati" per la distribuzione del gas, invitando gli stessi partner europei a contribuire alla realizzazione degli stessi, al fine di creare un sistema energetico integrato. Un quadro che viene a delinearsi sempre più, con l'estensione dei negoziati alle fasi di estrazione, della produzione e dello stoccaggio, verso nuovi Paesi partner. La recente crisi con l'Ucraina ha dimostrato proprio l'inaffidabilità dei Paesi di transito laddove non vi è reale compartecipazione dei Paesi partner, oltre ad una mera strumentalizzazione politica. Usando queste motivazioni come leitmotiv, Mosca sta cercando di fare cerchio con i partner strategici, isolando coloro che sembrano dei sabotatori, in quanto mossi da motivazioni politiche anziché economiche, considerando che quest'ultime assicurano una certa stabilità nel rispetto dei contratti.
È chiaro che le principali contro-parti ambigue restano Polonia e Ucraina, le quali hanno più volte lanciato segnali negativi, inducendo così la Russia ad un programma strategico alternativo per rispettare la tabella di marcia imposta per la ripresa economica e il consolidamento con leader della Federazione Russa. I piani alternativi si chiamano proprio Nord Stream e South Stream, ma si chiamano anche "Iran" e "Qatar", due improbabili alleati con cui stringere un patto di non concorrenza e monopolizzare il mercato del gas dall'Adriatico al Mar Baltico, sino all'estremità dei Perenei. Seguendo le rotte dell'energia, è facile individuare, dunque, anche il percorso logico delle ultime trattative politiche, ossia la riapertura del dialogo con gli Stati Uniti per una cooperazione all'interno della Nato, l'annullamento del progetto dello scudo missilistico in Polonia, ma anche l'intermediazione con l'Iran e la falsa partenza del nucleare civile con il parziale avvio della centrale di Bouchehr. La Russia, in cambio, ha chiesto che Europa e Stati Uniti cambino i loro toni nei confronti di Georgia, Polonia e Ucraina, in maniera tale da assecondare il suo gioco-forza volto a fare arretrare determinate posizioni. I Paesi dell'Unione Europea stanno seguendo, a modo loro, questa linea diplomatica e rispondono positivamente al dialogo, nonché alla partecipazione ai progetti energetici.
Il cambiamento di rotta europeo, lo si può notare con la proposta della francese GDF-Suez a partecipare al progetto del gasdotto del Nord, che raggiunge l'Europa Centrale attraverso il Baltico, aggirando (non a caso) proprio la Polonia. Il presidente della GDF Suez, Jean-François Cirelli, per la prima volta ha ufficialmente riconosciuto che la società francese è interessata ad acquisire una quota di minoranza del Nord Stream AG. Un alto responsabile di Gazprom Export ha detto che la Russia sta effettivamente seguendo delle trattative per la vendita di circa il 9% del capitale sociale del Nord Stream AG, alla società francese, che potrebbe essere firmato entro la fine di marzo. Le stesse fonti Gazprom affermano che, per consentire l'ingresso dei partner francesi, la BASF e E-On sarebbero risposti a cedere il 4,5% alla Francia, riducendo la loro quota al 15,5%. È da notare che le trattative con i francesi giungono all'indomani della trasmissione al Ministero dell'Ambiente di Russia, Germania, Svezia, Finlandia e Danimarca, dell'intero rapporto sull'impatto ambientale del gasdotto, per "esorcizzare" le polemiche scatenate dai Governi dei Paesi baltici sui rischi di inquinamento del Gasdotto. Dopo aver speso oltre 100 milioni di euro per gli studi ambientali, la Nord Stream AG (51% di proprietà della Gazprom) la società ha chiesto che il processo di risoluzione dopo tre mesi di consultazioni con i cinque paesi della zona del Nord Stream, giungano alla fine per poter raggiungere un accordo sulla sicurezza energetica e sul rischio del progetto. La relazione doveva essere completata un anno fa, ma Finlandia, Danimarca e Svezia hanno chiesto un cambiamento di rotta del gasdotto, che ha richiesto la correzione dell'intero progetto.
Le trattative della Russia si sono spinte sino in Spagna, dove Dmitri Medvedev e Jose Luis Rodriguez Zapatero hanno firmato una dichiarazione di partenariato strategico, dichiarando la loro volontà a costruire rapporti analoghi a quelli che uniscono la Russia con la Germania, la Francia e l'Italia. Secondo il Kommersant, questo tipo di accodo, non fa altro che consolidare l'alleanza politica attraverso l'energia con la partecipazione di Gazprom, che ancora una volta ha rappresentato il principale collegamento per lo sviluppo dei legami tra Mosca e Madrid. Il monopolio russo sarà presto nel mercato spagnolo, probabilmente con una partnership della Repsol, interessata a partecipare alla produzione di GNL a Iamal, e con la vendita del gas naturale liquefatto del giacimento di Chtokmanv. Ma ciò che unisce Spagna e Russia, sono anche gli interessi in comune nell'America Latina, dove Mosca e Madrid potrebbero diventare partner nello sviluppo di giacimenti di idrocarburi in questa regione, in cui Repsol ha delle grandi quote di mercato. Infine, ultima ma non meno importante, è la cooperazione tra MOL e Gazprom, che collaboreranno (oltre che al Sud Stream) nel quadro di un accordo firmato martedì a Mosca, nella costruzione di un deposito di stoccaggio sotterraneo di gas in Ungheria, con una capacità di 1 miliardo di metri cubi, rispondendo alla metà del fabbisogno annuale del paese del combustibile blu.
È evidente che le antiche rivalità che dividevano Stati Uniti e Russia, ma anche la stessa Unione Europea da Mosca, si stanno lentamente colmando, e potrebbero cancellarsi del tutto quando si raggiungerà un accordo anche sull'Iran, ossia quando questa sarà consacrata gigante del gas e non del nucleare. Restano da definire i ruoli degli Stati "cuscinetto", come Ucraina e Polonia, e delle regioni di transizione, quali i Balcani e il Caucaso, sui quali potrebbero continuare a scontrarsi il blocco occidentale e quello orientale.
In una prospettiva di lungo termine, solo tre paesi avranno la possibilità di garantire la fornitura di gas al mondo, e questi sono la Russia, l'Iran e il Qatar. Lo ha affermato il Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione "Gazprom" Aleksandar Medvedev, in occasione delle negoziazioni con la società francese "GDF-Suez" sulla sua potenziale partecipazione alla realizzazione del progetto "Nord Stream". Nascondendosi dietro la necessità di diversificazione delle vie di trasporto per l'approvvigionamento di gas, la Russia si prepara ad utilizzare l'ennesima "via del gas" come uno strumento nelle mani di Mosca per rafforzare la sua posizione e accentrare sempre più la sua figura di "coordinamento" per lo sviluppo del settore del gas. Infatti Mosca diventa sempre più promotore dei progetti "partecipati" per la distribuzione del gas, invitando gli stessi partner europei a contribuire alla realizzazione degli stessi, al fine di creare un sistema energetico integrato. Un quadro che viene a delinearsi sempre più, con l'estensione dei negoziati alle fasi di estrazione, della produzione e dello stoccaggio, verso nuovi Paesi partner. La recente crisi con l'Ucraina ha dimostrato proprio l'inaffidabilità dei Paesi di transito laddove non vi è reale compartecipazione dei Paesi partner, oltre ad una mera strumentalizzazione politica. Usando queste motivazioni come leitmotiv, Mosca sta cercando di fare cerchio con i partner strategici, isolando coloro che sembrano dei sabotatori, in quanto mossi da motivazioni politiche anziché economiche, considerando che quest'ultime assicurano una certa stabilità nel rispetto dei contratti.
È chiaro che le principali contro-parti ambigue restano Polonia e Ucraina, le quali hanno più volte lanciato segnali negativi, inducendo così la Russia ad un programma strategico alternativo per rispettare la tabella di marcia imposta per la ripresa economica e il consolidamento con leader della Federazione Russa. I piani alternativi si chiamano proprio Nord Stream e South Stream, ma si chiamano anche "Iran" e "Qatar", due improbabili alleati con cui stringere un patto di non concorrenza e monopolizzare il mercato del gas dall'Adriatico al Mar Baltico, sino all'estremità dei Perenei. Seguendo le rotte dell'energia, è facile individuare, dunque, anche il percorso logico delle ultime trattative politiche, ossia la riapertura del dialogo con gli Stati Uniti per una cooperazione all'interno della Nato, l'annullamento del progetto dello scudo missilistico in Polonia, ma anche l'intermediazione con l'Iran e la falsa partenza del nucleare civile con il parziale avvio della centrale di Bouchehr. La Russia, in cambio, ha chiesto che Europa e Stati Uniti cambino i loro toni nei confronti di Georgia, Polonia e Ucraina, in maniera tale da assecondare il suo gioco-forza volto a fare arretrare determinate posizioni. I Paesi dell'Unione Europea stanno seguendo, a modo loro, questa linea diplomatica e rispondono positivamente al dialogo, nonché alla partecipazione ai progetti energetici.
Il cambiamento di rotta europeo, lo si può notare con la proposta della francese GDF-Suez a partecipare al progetto del gasdotto del Nord, che raggiunge l'Europa Centrale attraverso il Baltico, aggirando (non a caso) proprio la Polonia. Il presidente della GDF Suez, Jean-François Cirelli, per la prima volta ha ufficialmente riconosciuto che la società francese è interessata ad acquisire una quota di minoranza del Nord Stream AG. Un alto responsabile di Gazprom Export ha detto che la Russia sta effettivamente seguendo delle trattative per la vendita di circa il 9% del capitale sociale del Nord Stream AG, alla società francese, che potrebbe essere firmato entro la fine di marzo. Le stesse fonti Gazprom affermano che, per consentire l'ingresso dei partner francesi, la BASF e E-On sarebbero risposti a cedere il 4,5% alla Francia, riducendo la loro quota al 15,5%. È da notare che le trattative con i francesi giungono all'indomani della trasmissione al Ministero dell'Ambiente di Russia, Germania, Svezia, Finlandia e Danimarca, dell'intero rapporto sull'impatto ambientale del gasdotto, per "esorcizzare" le polemiche scatenate dai Governi dei Paesi baltici sui rischi di inquinamento del Gasdotto. Dopo aver speso oltre 100 milioni di euro per gli studi ambientali, la Nord Stream AG (51% di proprietà della Gazprom) la società ha chiesto che il processo di risoluzione dopo tre mesi di consultazioni con i cinque paesi della zona del Nord Stream, giungano alla fine per poter raggiungere un accordo sulla sicurezza energetica e sul rischio del progetto. La relazione doveva essere completata un anno fa, ma Finlandia, Danimarca e Svezia hanno chiesto un cambiamento di rotta del gasdotto, che ha richiesto la correzione dell'intero progetto.
Le trattative della Russia si sono spinte sino in Spagna, dove Dmitri Medvedev e Jose Luis Rodriguez Zapatero hanno firmato una dichiarazione di partenariato strategico, dichiarando la loro volontà a costruire rapporti analoghi a quelli che uniscono la Russia con la Germania, la Francia e l'Italia. Secondo il Kommersant, questo tipo di accodo, non fa altro che consolidare l'alleanza politica attraverso l'energia con la partecipazione di Gazprom, che ancora una volta ha rappresentato il principale collegamento per lo sviluppo dei legami tra Mosca e Madrid. Il monopolio russo sarà presto nel mercato spagnolo, probabilmente con una partnership della Repsol, interessata a partecipare alla produzione di GNL a Iamal, e con la vendita del gas naturale liquefatto del giacimento di Chtokmanv. Ma ciò che unisce Spagna e Russia, sono anche gli interessi in comune nell'America Latina, dove Mosca e Madrid potrebbero diventare partner nello sviluppo di giacimenti di idrocarburi in questa regione, in cui Repsol ha delle grandi quote di mercato. Infine, ultima ma non meno importante, è la cooperazione tra MOL e Gazprom, che collaboreranno (oltre che al Sud Stream) nel quadro di un accordo firmato martedì a Mosca, nella costruzione di un deposito di stoccaggio sotterraneo di gas in Ungheria, con una capacità di 1 miliardo di metri cubi, rispondendo alla metà del fabbisogno annuale del paese del combustibile blu.
È evidente che le antiche rivalità che dividevano Stati Uniti e Russia, ma anche la stessa Unione Europea da Mosca, si stanno lentamente colmando, e potrebbero cancellarsi del tutto quando si raggiungerà un accordo anche sull'Iran, ossia quando questa sarà consacrata gigante del gas e non del nucleare. Restano da definire i ruoli degli Stati "cuscinetto", come Ucraina e Polonia, e delle regioni di transizione, quali i Balcani e il Caucaso, sui quali potrebbero continuare a scontrarsi il blocco occidentale e quello orientale.