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30 marzo 2009

Nuovo Alto Rappresentante OHR, nuovi dilemmi europei


La crisi economica ha fatto cambiare i toni ai burocrati europei, dopo che solo due mesi fa si diceva che non vi era più posto per nuovi Stati all'interno dell'UE. Tuttavia, le esperienze dei Paesi come Bulgaria o Romania, e della stessa Repubblica Ceca, mettono un dubbio che qualcosa cambierà nella politica e sopratutto nell'economia di questi Paesi già sofferenti. La disoccupazione presente in Europa non darà certo spazio per altri operai che arriveranno dai Balcani, e sicuramente non saranno neanche ben accetti se offrono manodopera specializzata ad un prezzo più basso.

In occasione del vertice dei Ministri degli Esteri dell'Unione Europea a Hluboka, nella Repubblica Ceca, si sono alternate le dichiarazioni degli Alti Rappresentanti dell'Unione Europea, come Javier Solana e Olli Rehn, proprio sull'integrazione europea dei Balcani Occidentali. Tutti i partecipanti hanno convenuto sul fatto che la crisi economica richiede una stretta collaborazione tra i Paesi balcanici e l'Unione Europea. La crisi economica ha fatto cambiare i toni ai burocrati europei, dopo che solo due mesi fa si diceva che non vi era più posto per nuovi Stati all'interno dell'UE; tuttavia i politici dei Balcani, ossia i Paesi che dovrebbero divenire a momenti nuovi candidati, sono stati fortemente criticati come incapaci a portare avanti i loro popoli.
Com'è possibile ora che le pietre miliari dell'Europa stanno cambiando la loro vocazione?E' evidente che la crisi sta bussando alla loro porta, mentre le proteste che ricordano gli scenari che hanno anticipato la guerra della ex Jugoslavia, stanno invadendo tutto i Paesi Europei. Londra, Roma, Parigi si risvegliano e si ribellano contra la politica dell'UE e degli Stati Uniti, perché ha portato solo povertà, disoccupazione e crisi bancaria (ovviamente quella artificiale). Com'è possibile che qualcuno ora potrà credere che il Nuovo Alto rappresentante sia una persona determinante per la svolta della crisi balcanica, che è molto più profonda di quella che nasce all'interno dell'UE?

L'ex alto rappresentante Miroslav Lajcak, alla fine della sua permanenza bosniaca, ha confermato che “si è stancato della Bosnia”, ma che comunque va via “come amico”. Amici o nemici, tutti gli Alti Rappresentanti che si sono alternati in Bosnia hanno tentato di mettere le cose a posto usando la forza o mediante il dialogo, con toni arroganti o diplomatici, per dare ai politici locali un motivo chiaro della loro presenza. Il dilemma se il nuovo Alto Rappresentante dell'OHR Valentin Incko sarà l'ultimo oppure no, e se questa figura ancora serva, avrà presto una risposta definitivamente. Gli stessi politici locali hanno ridotto i toni dopo aver gridato per anni a favore della chiusura dell'OHR. Il membro serbo della Presidenza della B-H Nebojsa Radmanovic ha dichiarato che preferirebbe che Valentin Incko rimanga solo un paio di mesi come Alto Rappresentante della Comunità Internazionale, e che diventi in futuro un rappresentante speciale dell'UE per avvicinare la Bosnia agli standard europei. Sottolinea come tutti i politici nella RS ritengano che la permanenza dell'OHR in Bosnia doveva già terminare da tempo, mentre i politici locali sono pronti ad assumere i loro doveri, mentre l'altra parte dello Stato, la Federazione della BiH, desidera che l'Alto Rappresentante rimanga ancora. Vedendo come sono pronti a gestire i problemi della singola entità, i politici locali dimostrano ogni giorno di essere in difficoltà, innescando una crisi politica così critica che loro stessi non capiscono come possono risolverla da soli. “Purtroppo a certi politici ancora piace la presenza degli stranieri, essendo consapevoli di non essere capaci a portare le cose avanti”, ha dichiarato Radmanovic.

Dalle critiche ai complimenti è passato anche lo stesso Javier Solana, Alto Rappresentante dell'UE per la politica estera e la sicurezza, affermando che i politici della Bosnia Erzegovina sono in grado di prendere le proprie responsabilità nell'interesse dell' avanzamento del Paese e nel rispetto dell'Atto di Dayton. "Nella fase in cui si trova la Bosnia, credo che i Governi sono capaci di prendersi le proprie responsabilità e rispettare l'Atto di Dayton che porterà avanti il paese sulla sua strada europea - afferma Solana, continuando - i leader della BiH sono stati quelli che hanno deciso di cambiare le leggi della polizia, il sistema fiscale, ma anche riformare il settore della difesa", spiega parlando di quelle decisioni come scelte difficili, senza però dire che sono state fatte sotto forti pressioni, con le dimissioni dei politici che si sono opposti alle riforme. Gli stessi funzionari ed esponenti di partito che sono stati allontanati dall'OHR ancora stanno aspettando di essere riabilitati e pagati per i danni ricevuti dall'esercito dei cosiddetti "poteri di Bonn", che hanno dato diritto all'Alto Rappresentante di imporre il loro volere su persone elette dal popolo. Forse dovrebbero tenere a mente in che modo si facevano le riforme.

Ma comunque tutto questo appartiene al passato, perché già cambiano i toni da un giorno all'altro, e non sembrerà certo strano se un domani sentissimo che "i Paesi balcanici sono quelli più democratici al mondo". La democrazia si deve rispettare, ed è per questo che - secondo loro - ancora chiedono il rispetto dei cinque punti che possono portare la BIH sulla sua strada europea. “La transizione dall'Ufficio dell'OHR , in ufficio EUSR avverrà quando si rispettano i cinque punti richiesti dal Consiglio per l'implementazione della pace . Spero che questo accada ben presto. Accettare gli emendamenti dello status del Distretto di Brcko è stato il grande passo. Ora i politici devono risolvere la questione degli immobili dello Stato”, ha concluso Javier Solana. Da quello che si è detto Hluboka, la strada europea per i paesi balcanici - come affermava solo una settimana fa Angela Merkel - non è chiusa. “I Balcani sono parte dell'Europa e proprio per questo devono essere parte dell'UE” , ha dichiarato il presidente del Consiglio dei Ministri degli Esteri europeo, il diplomatico Ceco, Karel Schwarzenberg. Tuttavia, le esperienze dei Paesi come Bulgaria o Romania, e della stessa Repubblica Ceca, mettono un dubbio che qualcosa cambierà nella politica e sopratutto nell'economia di questi Paesi già sofferenti. La disoccupazione presente in Europa non darà certo spazio per altri operai che arriveranno dai Balcani, e sicuramente non saranno neanche ben accetti se offrono manodopera specializzata ad un prezzo più basso.

Esaminando ciò che è stato detto negli ultimi giorni dai vari politici europei e dagli stessi politici dei Balcani, quello più chiaro sembra sia stato il capo della diplomazia finlandese, Alexander Stubb : "La crisi è uno dei motivi per cui dobbiamo accelerare il processo di ampliamento dell'UE e e non fermarlo". Il caso dell'Irlanda, dove non è stato ratificato l'Accordo di Lisbona e il popolo ha rifiutato con un referendum la possibilità di ampliare l'UE, fa pensare che sia molto difficile che l'ampliamento e lo stesso Trattato costitutivo venga accettato anche dagli altri Paesi. In quel caso, significa che la porta dell'UE sarà davvero chiusa. “Siamo scettici nei confronti della ratifica dell'Accordo di Lisbona e siamo pronti anche ad uno scenario nero, il che significa continuare con l'accordo di Nizza. Questo significherebbe solo un posto nell'UE, e quindi nol lo sappiamo ancora bene. L'Accordo esistente non prevede nessun allargamento dell'UE. D' altra parte, parliamoci chiaro, è logico che dobbiamo mantenere la parola e non chiudere la prospettiva europea per nuovi membri come la Serbia, perché questo potrebbe essere controproducente per tutta la regione. Nessuno ha mai detto che l'allargamento darà solo un posto alla Croazia”, afferma il diplomatico europeo alla riunione di Hluboka. Queste parole sono molto gravi per essere pronunciate all'interno della stessa Europa, proprio quella che dovrebbe essere un esempio di comunità, democrazia e diplomazia, tutto ciò che nei Paesi balcanici - a parere di molti eurocrati - non si può avere. Forse per questo il dirigente dell'orchestra europea ha suggerito ai musicisti di cambiare il tono . Dalla "C" dura si è passata alla "D" dolce, perchè le forze per risolvere i problemi che altri hanno provocato non ci sono più.