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17 marzo 2009

Berlusconi “strano alleato” di Djukanovic


Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è recato ieri a Podgorica, per una breve visita, per incontrare le alte cariche del Montenegro, quali il Premier montenegrino Milo Djukanovic e il Presidente Pilip Vujanovic, nella residenza di stato di Villa Gorica. La visita di Berlusconi è stata un'occasione per aprire la strada alle società italiane nell'economia montenegrina, ma non sono mancate le polemiche in piena campagna elettorale.

È stato un incontro molto breve quella del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e le alte cariche del Montenegro, quali il Premier montenegrino Milo Djukanovic e il Presidente Pilip Vujanovic, nella residenza di Stato di Villa Gorica. Altrettanto telegrafico è stato il contenuto dei colloqui dell'incontro tra i Premier, volti essenzialmente a ribadire i legami tra i due Paesi vecchi di 130 anni (sic!) e i possibili scenari di cooperazione economica, che rientrano così nel quadro del Governo italiano di consolidare la posizione italiana all'interno dei Balcani. Il Montenegro, con Albania e Serbia, rappresentano punti strategici per lo sviluppo dei progetti strategici che riguardano energia ed infrastrutture, essendo una delle coste più vicine con cui condividere le tratte commerciali del Mar Adriatico. In tale ottica, la visita di Berlusconi - breve e concisa - è stata un'occasione per aprire la strada alle società italiane che , citando parole dello stesso Premier, "sono assolutamente benvenute" e devono contribuire ad aumentare l'incidenza degli investimenti italiani diretti nell'economia montenegrina.

Con un interscambio commerciale aumentato negli ultimi anni del 65%, l'Italia aspira a divenire il secondo partner commerciale e tra i primi dieci paesi investitori in Montenegro. In questo, afferma Berlusconi, le imprese italiane maggiormente interessare agli investimenti nel settore idroelettrico e delle infrastrutture, saranno assistite dal Governo italiano nelle stipule dei contratti verso un Paese che ha "ampie possibilità di sviluppo " , visto il suo percorso verso l'Ue e la Nato . Il Premier italiano ha inoltre affermato che è stata stabilita una maggiore cooperazione per l'aumento del flusso turistico in Montenegro.
I principali gruppi italiani saranno così presenti nelle prossime gare d'appalto soprattutto nei settori dell'energia e dei trasporti, come precisa Berlusconi. Le imprese italiane, secondo quanto illustrato nel corso della conferenza stampa congiunta, sono interessate all’imminente ricapitalizzazione ( e parziale privatizzazione) della società elettrica Electropriveda Crne Gore (EPCG) , della costruzione di nuove centrali idroelettriche sul fiume Morava, della costruzione della linea di interconnessione elettrica con l'Italia, alla gara per la realizzazione dell’autostrada adriatico-ionica, del tratto ferroviario Bar-Belgrado. A tal proposito ironizza affermando che chiederà ai propri "amici imprenditori" di impegnarsi al fine di fare dell'Italia il secondo partner, dopo la Serbia, più importante per il Montenegro: promette che quando questo obiettivo sarà parzialmente raggiunto, e dunque l'Italia sarà al quinto posto in termini di investimenti, si inviterà "a cena con brindisi per festeggiare''.

Una tale strategia è sicuramente volta a colmare la scarsa presenza italiana in Montenegro, ma anche inefficace - diremmo noi - causata spesso dalle distorsioni informative e dall'assenza di un canale istituzionale a cui le aziende italiane potessero rivolgersi all'insorgere dei classici problemi derivanti dalla ritrattazione dei contratti, e alle sommosse sindacali. Occorre poi considerare che il Montenegro ha subito un duro colpo dalla crisi finanziaria dei mercati internazionali, e dunque dallo scoppio della bolla immobiliare che ha causato enormi perdite al comparto delle costruzioni e al settore alberghiero ( che aspira ad alti livelli di lusso), e dalla crisi del mercato bancario, che ha decretato la svalutazione di molti assets bancari che potremmo definire "tossici". Tuttavia, l'Italia sceglie di investire in due settori strategici per l'economia italiana, in quanto azionano un circuito virtuoso di investimenti che contribuiscono ad aumentare anche la produzione interna e l'indotto italiano, proprio come quelli della costruzione e dell'energia. Le interconnessioni energetiche ed infrastrutturali dei corridoi e delle vie di navigazione, rappresentano ancora dei segmenti economici in cui investire senza rischi, e per i quali è possibile godere di forme di incentivazione da parte di istituzioni finanziarie internazionali.

Viene così fissata un'agenda fitta di iniziative bilaterali, da realizzarsi entro i prossimi anni, completamente volte a realizzare una presenza italiana "importante e veramente concreta in Montenegro". Il Governo italiano promette così un atteggiamento molto pragmatico su come affrontare questa nuova sfida dell'ingresso nel mercato montenegrino, organizzando successivi incontri con rappresentanti di specifiche categorie di imprenditorie, e accogliendo anche suggerimenti ed esperienze dirette di coloro che "stanno in trincea", ossia degli operatori che lavorano a contatto con la realtà del Paese. Tutto questo “sfidando il fatto che il primo ministro troverà conferma nelle prossime elezioni". Questa battuta sintetizza bene l'attuale stato "psicologico" del Montenegro, che vede il partito del Primo Ministro Djukanovic , il Partito socialdemocratico DPS, scegliere una strana alleanza con il Partito Bosniaco (BS), che tra l'altro è stata già perturbata da critiche e attacchi. Le indagini contro il Giudice della Corte Superiore della Magistratura di Bijelo Polje, Arif Spahic, con l'accusa di corruzione, sono state definite subite dal partito di opposizione il primo risultato di questa "nuova, innaturale e inconcepibile" coalizione. Secondo il Movimento per il cambiamento (Pzp) - poiché la maggior parte degli elettori del BS non accetteranno questa coalizione - il DPS ha deciso di DPS spaventarli prima delle elezioni.
Colpi bassi che sono continuati anche con il Partito Popolare Socialista (SNP) di Srdan Milic, al quale Djukanovic ha chiesto provvedere a saldare il suo debito per il vecchio finanziamento elettorale, contratto non a caso con la Prva Banka, controllata dagli stessi Djukanovic. A questa schermaglia politica, Berlusconi non sembra che si sia sottratto, dopo che ha respinto un possibile incontro in Parlamento con i rappresentanti degli altri schieramenti politici. Il PZP ha così criticato il Premier italiano per aver appoggiato così Djukanovic, nel pieno della campagna per le prossime elezioni in programma il 29 marzo prossimo. Un gesto che è stato subito punito duramente dal quotidiano serbo DAN di Podogorica, che ha sottolineato come il Primo Ministro italiano abbia stretto forti legami con Djukanovic, "indagato in Italia per associazione mafiosa e contrabbando", il cui giudizio è stato rinviato in quanto l'imputato è protetto da immunità diplomatica. Il DAN non fa altro che riportare la storia giudiziaria di Djukanovic in Italia, ricostruita approssimativamente attraverso i media italiani, ma lascia chiaramente capire che Berlusconi si rende come "complice" di un personaggio ambiguo, su cui la Giustizia italiana deve fare ancora luce.

Il Governo italiano, su tale punto così controverso, non si è mai esposto mantenendo il tenore dei rapporti rigorosamente ufficiali con Podgorica, trainando l'integrazione del Montenegro, come di tutti i Balcani Occidentali come forma di "pacificazione" della regione. Come già anticipato da Frattini nel corso dell'incontro bilaterale del 5 dicembre scorso, l'Italia sostiene la presentazione della candidatura del Montenegro, convinta che le preoccupazioni che si stanno facendo strada all'interno dell'Unione Europea a causa dello stesso allargamento della regione saranno presto dissolte. L'adesione del Montenegro potrebbe essere, tuttavia, necessaria per regolarizzare certi oscuri rapporti dei passato, che hanno visto protagonista Milo Djukanovic e i suoi collaboratori; rapporti che hanno coinvolto anche l'Italia in un certo senso. La ex provincia serba rappresentava un punto di accumulazione per redditi e proventi di provenienza illecita, di traffici e contrabbando che portavano dritto sulle coste italiane, per poi raggiungere il sistema bancario svizzero. Da questo punto di vista, lo stesso Governo italiano potrebbe avere un interesse alla rielezione del Djukanovic, in maniera da garantire ancora una volta l'immunità diplomatica di Djukanovic e tutelare gli interessi delle entità che hanno cooperato con lui, attraverso la non riapertura del processo di Bari. Anche in questa ottica potrebbe essere interpretata la visita di Berlusconi, che cerca di contribuire a questa campagna elettorale facendo capire che "con il Governo Djukanovic vi saranno nuovi investimenti, prosperità economica ed integrazione europea".