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11 maggio 2009

La strada dell'uranio


Le rivelazioni del Premier albanese sull'imminente costruzione di una centrale nucleare in Albania possono sembrare senza senso o una semplice promessa populista, rafforzata da alcune certe garanzie. La strana vicenda ci ha fatto pensare che i vecchi bunker albanesi possano servire a qualcosa...

Le rivelazioni del Premier albanese sull'imminente costruzione di una centrale nucleare in Albania, prima a Valona e poi a Scutari, possono sembrare senza senso, oppure la solita propaganda di demagogia e populismo. Da 18 anni l'Albania deve affrontare i black out di energia elettrica e la costosa importazione dall'estero, per cui è chiaro che alla popolazione fa bene sentire che si fa qualcosa per risollevare le sorti del Paese. A pensarci bene, davvero Tirana crede di poter costruire una centrale in Albania?Non perchè non ne abbia le capacità, ma perché i costi di acquisto delle tecnologie e della formazione di personale professionale e tecnico potrebbero compromettere la stabilità finanziaria del Paese, oltre che il territorio - montagnoso e sismico - non è assolutamente adatto per la costruzione di centrali nucleari. Sarebbe come ripetere l'errore dell'Italia, che ha costruito delle centrali per indebitarsi e poi smantellarle, oppure come il caso dei famosi giacimenti di petrolio trovati grazie all'intervento di una società americana all'avanguardia nell'esplorazione di fonti petrolifere. Scoperta che ha solo permesso alla Banca Centrale di emettere bond, presumibilmente garantiti dalle ipotetiche rendite dei fondi, per innescare il solito castello di titoli e carta per creare denaro inconsistente.

Questo Berisha lo sa bene, tuttavia non è un politico che agisce senza cognizioni di causa, e questo ci fa pensare che dietro la centrale nucleare vi sia altro, e sempre connesso al mercato del nucleare. La strana vicenda ci ha fatto pensare che i vecchi bunker albanesi possano servire a qualcosa. Se così non fosse, perché allora i Governi occidentali stanno zitti dinanzi alle dichiarazioni di Berisha su una centrale nucleare che non verrà mai costruita. Cosa si nasconde dietro quelle strane promesse, forse un deposito di scorie nei bunker di Enver Hohxa? L'ambasciatore italiano Saba D'Elia ha dichiarato che il Governo italiano non sa nulla sulla costruzione della centrale nucleare, dando così un segnale di estraneità al vaso dopo lo smacco della chiusura dell'accordo per l'acquisto di elicotteri dalla Francia, anziché dall'Italia. Tanto che il Premier Nikola Sarkozy lo ha accolto Sali Berisha, dopo pochi giorni, a braccia aperte a Parigi, magari per proporgli un nuovo interessante affare. D'altro canto, dopo che la Francia si sta adoperando così tanto in Niger per l'acquisto di uranio, da uno dei più grandi giacimenti dell'Africa scoperto nella zona di Agadez, dove la compagnia francese Areva costruirà una miniera per rifornire poi gran parte delle sue centrali. Nel tracciare la strada dell'uranio attraverso l'Africa Settentrionale e il Mediterraneo, un porto il Albania farebbe proprio al caso della Francia.

Questa lunga storia che vi stiamo raccontando non è poi così lontana dalla realtà europea, in quanto, anche se non lo dicono, il mondo sceglierà come fonte energetica il nucleare, dunque l'emergenza rifiuti esisterà sempre, ovunque. Con la filiera del nucleare si andrà a ricreare il commercio di bond e titoli, per far rinascere l'economia, che molti chiameranno "nuova economia", ma avrà in sé le insidie di quella vecchia che ci ha fatto conoscere tanti disastri sino ad oggi. I nostri timori, sono stati in qualche modo confermati da alcuni importanti dettagli, tra cui anche il tentativo di insabbiamento della verità sugli attacchi della mafia balcanica in Croazia e in Montenegro, ma c'è di più. Quando abbiamo indagato sui movimenti dell'Albania nel nucleare, ci hanno detto di occuparci di ben altro, e soprattutto di non fare domande su questo argomento. Così abbiamo accettato la sfida alla maniera balcanica, e vedere cosa si cela, per esempio, dietro gli investimenti islamici nei Balcani. Sarà vera economia islamica, oppure banchieri occidentali travestiti,per veicolare in queste terre il loro lavoro sporco? Di ciò che parliamo è ben noto sopratutto per la svizzera UBS Bank, e per certi personaggi che un tempo "fumavano tante sigarette" dopo averne acquistate a vagonate, note anche a chi ha mostrato dei documenti di grande importanza ma che nessuno ha voluto mai commentare.

C'è da chiedersi se questi "progetti" faranno dei Balcani una regione paneuropea ed economicamente evoluta, o solo una federazione balcanica unita della criminalità organizzata, dove la mafia croata, serba, albanese, kosovara, turca, si alleano per avere un unico feudo economico, come paradiso fiscale economico il Montenegro. Fare dello Stato montenegrino il nuovo Lussemburgo, dopo la redazione della black list dei paradisi fiscali decisa dal G8, è uno progetto tutto europeo. Tra l'altro, il Montenegro è completamente posseduto da Banche e società amministrate dalla struttura reticolare dalle grandi famiglie di banchieri europei, che da sempre hanno supportato Milo Djukanovic, ed oggi confermano il suo sostegno con il suo sesto mandato.