La pirateria dei software viene da sempre definita un reato, un grave problema dell'industria informatica che costa più di 11 miliardi di dollari di mancato profitto, e oltre 109.000 posti lavoro, dunque una piaga per la libera concorrenza e lo sviluppo del mercato.
Tuttavia, a nostro parere, le conclusioni a cui facilmente si giunge nel condannare la pirateria sono alquanto superficiali e senza cognizione di causa, in quanto non si va a considerare l'origine, sociologica ed economica, di tale fenomeno. Innanzitutto, i software sono troppo costosi, e rappresentano un laccio alla produttività dell'impresa, per non parlare che gli aggiornamenti sono sempre esclusi dal prezzo e vanno acquistati, nella maggior parte dei casi, con una cadenza semestrale; per cui anche in questo le condizioni contrattuali sono sempre vessatorie nei confronti del consumatore e dell'impresa. Ma c'è di più, potremmo giungere alla conclusione che la pirateria del software è indispensabile per le società produttrici, come Microsoft , Adobe o Macromedia, perché consente loro di conservare il monopolio sul mercato. I privati usano sempre gli stessi software, perché previsti ad esempio nei programmi della Patete Europea Informatica, sono preinstallati sulle tecnologie che acquistiamo, e la loro conoscenza è tra i requisiti minimi per trovare lavoro. Senza lavoro però non è neanche possibile acquistare i programmi e acquisire una certa abilità, dunque la pirateria consente di entrare in questo circolo vizioso. D'altronde anche le imprese utilizzano e comprano gli stessi software perché sono richiesti dal mercato e sono quelli che sanno utilizzare i loro dipendenti, per cui la pirateria chiude il mercato e proibisce la scelta delle imprese che sono così obbligate ad acquistare i programmi pirata. La pirateria viene volutamente tollerata, se non alimentata, per cautelare il monopolio stesso, altrimenti programmi più snelli ed efficienti, con un rapporto prezzo-qualità più alto sbaraglierebbero il mercato portando la vera concorrenza.
Occorre domandarsi perché sistemi come Linux, con licenza gratuita e dotato di una costellazione di accessori e applicazioni dalla grafica e dalla funzionalità di gran lunga superiore, non raggiunge ancora la sperata diffusione. Perché Microsoft, con i suoi programmi, è presente nelle amministrazioni e nelle grandi imprese, nonostante non sia il sistema migliore? Non bisogna dimenticare che Bill Gates, da perfetto interprete dell'humor americano, prende e non paga mai, ha costruito il suo grande impero rubando centinaia di brevetti e inserendoli nel suo Windows.
I crack e i sistemi di elusione della sicurezza dei programmi sono talmente diffusi sulla rete, che costituiscono un naturale accessorio del software a pagamento, ma soprattutto una condizione indispensabile, altrimenti le versioni libere dei software più professionali porterebbero alla vera concorrenza. Un privato passerebbe ad utilizzare Star Office o WordPerfect piuttosto che MicrosoftOffice, se solo questo non fosse imposto dal mercato o non fosse maggiormente diffuso grazie alla pirateria.
Un fenomeno assai simile si è avuto con la Tv satellitare a pagamento, che ha conosciuto il massimo picco di diffusione proprio grazie alla pirateria. Le interfaccia, i software e i codici per la duplicazione pirata delle schede di abbonamento non solo erano reperibili nel retrobottega di qualsiasi rivenditore Telepiù, ma era acquistabile sulla rete tutto il kit per il pirata fai da te. Il risultato fu un'impressionante crescita delle vendite delle paraboliche e dei ricevitori, e della stessa dipendenza dei consumatori verso la televisione satellitare, che si è trasformato poi in abbonamento a pagamento nel momento in cui Murdock ha deciso di cambiare il sistema dei ricevitori, interrompere la diffusione dei codici pirata sulla rete, e di affacciarsi sul mercato da monopolista con un prezzo che non si poteva rifiutare. Una strategia di marketing aggressiva e efficace che ha creato controllo e dipendenza sul pubblico dei consumatori.
Allo stesso modo, il marketing del software ha inglobato in sé la pirateria. Nella maggior parte dei casi, i demo e le versioni trials venduti all'interno dei magazine non sono protetti, o lo sono con sistemi che il più inesperto degli hacker può smantellare. Il grande produttore propone poi le licenze a prezzo tracciato per legalizzare le copie pirata, con la conseguenza che poi i piccoli, a causa della pirateria, non possono sperare di prendere quote di mercato, indipendentemente dalla qualità del loro software. Il solo mezzo per entrare sul mercato è contare sulla pirateria, distribuire versioni gratuite o trovare metodi di redditività che non siano più basati sulla vendita dei software.
Senza la pirateria, si imparerebbe ad utilizzare software meno costosi o semplicemente gratuiti, la concorrenza ridiventerebbe sana privilegiando il benessere e lo sviluppo del mercato.
Data l'evidenza dei fatti da noi mostrata, c'è da chiedersi come mai le istituzioni, le commissioni e le Autority Antistust non pongono adeguati provvedimenti, e individuino i veri pirati che alzano le muraglie sul mercato. Si parla di utilizzare le procedure anti-terrorismo per forzare il p2p, ossia lo scambio dei dati tra computer, per lottare la pirateria, si comminano multe contro l'abuso di posizione dominante della grande industria informatica, ma la pirateria aumenta sempre più.