
È stato completato in questi giorni il recepimento della direttiva che prevede lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra per i paesi dell'Unione Europea ( ETs ). Questo sistema consente a un Paese industrializzato di vendere ad un altro i diritti di emissione in eccesso che derivano da una riduzione dell'inquinamento oltre la soglia che si è impegnato a rispettare, in base al protocollo di Kyoto. La direttiva prevede un duplice obbligo per i gli impianti che svolgono come attività la combustione energetica, la produzione e trasformazione dei metalli ferrosi, la lavorazione prodotti minerari, e la produzione di carta. Queste devono innanzitutto ottenere un permesso all'emissione in atmosfera di gas serra, e alla fine dell'anno dovranno comunicare il "numero di quote (o diritti) d'emissione" che sarà pari alle emissioni di gas serra rilasciate durante l'anno, pagando delle tariffe differenziate. Se le quote consumate sono invece inferiori rispetto a quelle pattuite dal piano di emissione, può negoziare su un vero e proprio mercato le quote d'emissione, mentre in caso di deficit può invece comprarle. In altre parole, un'impresa acquista il proprio diritto ad inquinare, e se saprà essere efficiente economica, potrà guadagnarsi un bonus da scambiare in un mercato "dell'inquinamento", nel quale non tarderanno forse ad arrivare i derivati, i future, i brokers e la borsa internazionale: a quanto pare tutto fa business. Questo implica anche che la tassa sull'emissione si tradurrà in un costo per l'impresa e i consumatori, o ancora , in un vero e proprio "pizzo" per acquisire il diritto ad inquinare.

Non è difficile intendere che l'impostazione di fondo che è stata data al trattato è profondamente sbagliata, perché non ha alla base un'impostazione ambientalista o scientifica, ma prettamente economica e speculativa, perché segue gli stessi principi che regolano un mercato di transazioni mobiliari.

Nonostante gli oggettivi dubbi, il Wwf ha comunque valutato come positivo ed economicamente vantaggioso l'uso delle emission trading, confermando sostanzialmente il rapporto formulato da esperti europei del Centro per le ricerche economiche europee, una commissione "indipendente" tedesca .
Ancora una volta i grandi comitati di esperti redigono le direttive, e le organizzazioni come guardiani li difendono e controllano che tutto sortisca l'effetto sperato, mentre le popolazioni subiscono uno dei più grandi paradossi della storia. Questo decreto, e la stessa direttiva che la ispira, si rivelerà un grande incentivo sia per lo sviluppo del nucleare, soprattutto in paesi dell'est europeo immediatamente adiacenti agli Stati europei investitori, nonchè delle grandi infrastrutture a "risparmio di emissione serra". E' un quadro normativo e burocratico che nel suo insieme ha una grande coerenza e nulla è lasciato al caso.