È stato completato in questi giorni il recepimento della direttiva che prevede lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra per i paesi dell'Unione Europea ( ETs ). Questo sistema consente a un Paese industrializzato di vendere ad un altro i diritti di emissione in eccesso che derivano da una riduzione dell'inquinamento oltre la soglia che si è impegnato a rispettare, in base al protocollo di Kyoto. La direttiva prevede un duplice obbligo per i gli impianti che svolgono come attività la combustione energetica, la produzione e trasformazione dei metalli ferrosi, la lavorazione prodotti minerari, e la produzione di carta. Queste devono innanzitutto ottenere un permesso all'emissione in atmosfera di gas serra, e alla fine dell'anno dovranno comunicare il "numero di quote (o diritti) d'emissione" che sarà pari alle emissioni di gas serra rilasciate durante l'anno, pagando delle tariffe differenziate. Se le quote consumate sono invece inferiori rispetto a quelle pattuite dal piano di emissione, può negoziare su un vero e proprio mercato le quote d'emissione, mentre in caso di deficit può invece comprarle. In altre parole, un'impresa acquista il proprio diritto ad inquinare, e se saprà essere efficiente economica, potrà guadagnarsi un bonus da scambiare in un mercato "dell'inquinamento", nel quale non tarderanno forse ad arrivare i derivati, i future, i brokers e la borsa internazionale: a quanto pare tutto fa business. Questo implica anche che la tassa sull'emissione si tradurrà in un costo per l'impresa e i consumatori, o ancora , in un vero e proprio "pizzo" per acquisire il diritto ad inquinare.
Quello delle emission trading è solo uno dei meccanismi flessibili previsti dal Trattato di Kyoto, che si basano sulla teoria secondo cui l'inquinamento si compensa nel suo globale con una riduzione delle emissioni in un'altra regione del mondo, un principio che riflette la teoria dell'entropia. Durante le fasi di elaborazione del trattato, è stata loro conferita un'importanza tale che una loro assenza avrebbe sicuramente scoraggiato gli Stati alla ratifica dello stesso, e questo la dice lunga sulla vera volontà a ridurre le emissioni nell'atmosfera. Accanto alle ETs vi sono le cdd. Joint implementation, che prevedono la realizzazione di un progetto da parte di un paese "inquinante" in un altro paese, e il credito di emissione sarà proprio pari alla riduzione di emissioni nel paese ospitante, che si è avuta grazie a quel progetto. Per intenderci, la costruzione di una centrale nucleare in Romania, varrebbe come credito per l'Italia: profitti esentasse per l'inquinamento da biossido di carbonio, e premio per inquinamento nucleare in un altro Stato. La produzione energetica è solo uno settori interessati, perché include anche la distribuzione di energia, i trasporti e la gestione delle foreste. Potremmo arrivare al punto che fare una TAV frutterebbe dei crediti di emissione, ossia la possibilità di scontare l'inquinamento da gas all'interno dello stato dell'investitore. Simili alla joint implementation, vi sono i meccanismi di sviluppo pulito ( CDM ), che consentono il conseguimento di un credito grazie ai progetti di riduzione delle emissioni in un paese in via di sviluppo: vi è in questo caso anche un incentivo in termini di credito di inquinamento.
Non è difficile intendere che l'impostazione di fondo che è stata data al trattato è profondamente sbagliata, perché non ha alla base un'impostazione ambientalista o scientifica, ma prettamente economica e speculativa, perché segue gli stessi principi che regolano un mercato di transazioni mobiliari. Gli Stati che non raggiungeranno le quote stabilite saranno poi sanzionate con alte multe, per cui si tratta di un'altra gabbia burocratica che sostanzialmente punisce, e non porta allo sviluppo di tecnologie alternative o al cambiamento dei modelli di consumo e di risparmio energetico. Tra l'altro le emissioni sanzionate sono i cdd. "gas serra", ossia anidride carbonica, metano, protossido di azoto, idrofluorocarburi,perfluorocarbuti e esafloruro di zolfo, e molte delle sostanze fortemente inquinanti e cancerogene non sono citate, come il biossido di zolfo, emesse dalle Turbogas. Che Kyoto non avrebbe portato a nulla, se non a inutili costi per le imprese lo sapeva bene anche l'America, come sa bene perché esiste l'effetto serra: l'azione con onde elettromagnetiche ha assottigliato a tal punto lo strano di ozono, che siamo giunti ormai ad un grado di danneggiamento irreparabile.
Nonostante gli oggettivi dubbi, il Wwf ha comunque valutato come positivo ed economicamente vantaggioso l'uso delle emission trading, confermando sostanzialmente il rapporto formulato da esperti europei del Centro per le ricerche economiche europee, una commissione "indipendente" tedesca .
Ancora una volta i grandi comitati di esperti redigono le direttive, e le organizzazioni come guardiani li difendono e controllano che tutto sortisca l'effetto sperato, mentre le popolazioni subiscono uno dei più grandi paradossi della storia. Questo decreto, e la stessa direttiva che la ispira, si rivelerà un grande incentivo sia per lo sviluppo del nucleare, soprattutto in paesi dell'est europeo immediatamente adiacenti agli Stati europei investitori, nonchè delle grandi infrastrutture a "risparmio di emissione serra". E' un quadro normativo e burocratico che nel suo insieme ha una grande coerenza e nulla è lasciato al caso.