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07 giugno 2006

I ciarlatani di ieri sono i politici di oggi


L'Acquedotto pugliese, oggi Aqp S.p.a., rischia una perdita di circa 20 milioni di euro, a causa degli oneri della gestione di un prestito obbligazionario di 250 milioni di euro, emesso nel 2004 per il finanziamento dei lavori infrastrutturali .
Tale prestito, deciso dalla vecchia amministrazione del Sen. Divella, prevedeva un piano di restituzione in 14 anni, mediante la creazione di un fondo di accumulazione, da crearsi accantonando almeno 5 milioni di euro ogni anno. Tale capitale accumulato confluisce poi in un fondo di investimento, un paniere costituito per il 70% da azioni e il 30% da obbligazioni: lo schema di finanziamento rispecchia insomma la pratica finanziaria di qualsiasi società privata.
Ed infatti, essendo l'Acquedotto una società per azioni non ha dovuto rispettare le regole di prudenza obbligatorie per gli enti pubblici, con il risultato che l'andamento negativo della borsa azionaria ha causato delle perdite in questo fondo di investimento. In nuovo c.d.a. sta ora subito ipotizzando un piano di ristrutturazione del fondo, per agganciare l'investimento ai titoli obbligazionari e non azionari. Un'operazione che continuerà a scaricare oneri e costi di gestione sul bilancio del 2006, oltre al fatto che rischia di compromettere e bloccare i cantieri dei lavori in corso, e di far saltare molte poltrone illustri.

Queste pratiche contrattuali, come si può notare, sono trappole finanziarie che giunte al momento scattano e catturano la loro preda, per cui rientrano perfettamente nella classica tecnica dei pirati. Prima come parassiti privano la propria vittima degli strumenti giuridici di difesa, poi le tolgono la forza indebitandola, e infine la acquisiscono per raggiungere i propri scopi, perché altrimenti sembrerebbero delle organizzazioni umanitarie che salvano imprese sull'orlo del fallimento. Come può un ente che gestisce un bene che si genera all'infinito, che è in natura ed è accessibile a tutti ad avere delle perdite?Senza quei costi derivanti dalla crisi del mercato azionario le perdite non esisterebbero neanche.

Stiamo assistendo dunque ad un processo degenerativo che inesorabilmente porterà alla completa cessione ad un privato di quello che prima del 1999 era un ente pubblico.
Il più grande acquedotto d'Europa con 20.000 chilometri di reti idriche in 5 regioni, una fonte di vita quasi inesauribile, lo hanno descritto per molti anni un vespaio di sprechi e clientelismo, per poi giustificare una privatizzazione che porti l'efficienza e il risanamento. Il governo d'Alema quindi decide che l'Ente deve diventare una spa, inizialmente con il 100% delle quote nelle mani del Tesoro. Mentre il Kossovo veniva bombardato, per la decisione dello stesso governo di sinistra, nessun telegiornale ci ha informato del fatto che l'Acquedotto più grande d'Europa era diventato una società per azioni.
La finanziaria del 2002 del governo Berlusconi ha deciso poi di trasferire le quote azionarie alle regioni Puglia e Basilicata, in proporzione agli utenti serviti, dimenticando che gran parte dell'acqua viene prelevata dalla campania. I prelievi alle sorgenti campane aumentano e nessuno si è mai opposto, e l'acqua sembra quasi sparire : 280 milioni di metri cubi di acqua sottratta alle sorgenti vengono dispersi. Le regioni del sud affrontano ogni anno crisi idriche sempre più critiche, che vengono affrontate mediante il razionamento delle acque ai raccolti e alle popolazioni. Il Cilento, tra cui monti sgorga il 70% delle fonti idriche della Campania, per due anni consecutivi è stato servito dalle acque inquinate di una diga artificiale, progetto dopo tempo fallito tra tangenti e inutilità dell'opera stessa, costruita per l'irrigazione dei campi.


La mancanza di fonti idriche è stata proposta come motivazione principale del progetto di un acquedotto sottomarino che collega l'Albania alla Puglia meridionale, realizzato dal Consorzio Acquedotto Albania Italia, cui partecipano il gruppo ENI, l'Acquedotto Pugliese, l'Europipe France, Idrotecna ed altre primarie società, mediante project financing e con i finanziamenti delle più grandi Banche del mondo. L'opera di più di 850 milioni di euro, s'inquadra perfettamente nel piano della costruzione del "Corridoio Paneuropeo 8", per la realizzazione delle grandi vie sulle quali viaggeranno merci, beni ed energia. Il progetto tuttavia non è ancora giunto in porto in quanto il costo del trasporto dell'acqua pare che sia lievitato tantissimo, in quanto il tunnel sottomarino, in un punto molto profondo ha una falla, oltre al fatto che ad un tratto, le sorgenti albanesi sono andate inspiegabilmente in secco. Evidentemente una reazione fisico-chimica, forse sconosciuta, avrà causato l'essiccamento della fonte.
La cosa che dobbiamo sottolineare è che in questo progetto ha svolto un ruolo di fondamentale l'Eni che ha fortemente voluto l'opera. Allo stesso tempo, quando nel 1999 venne privatizzato l'Acquedotto pugliese, una delle prime società che si proposero per l'acquisizione fu l'Enel che subito versò nelle casse del Tesoro 2000 miliardi di lire per accreditarsi la cessione. Gli attuali acquirenti interessati all'acquisizione sono alcune multinazionali francesi, e l'Acea che già gestisce in Campania i servizi di depurazione di molti Comuni, e ha recentemente concluso una serie di intese con la Suez: tanto è vero che circa il 2% del pacchetto azionario Acea è adesso dell'alleanza Suez e Electralabel. Infine in Albania è stato firmato un contratto di 130 milioni di euro per la costruzione di una centrale termoelettrica.

Così le società private maggiormente interessate al processo di privatizzazione delle acque sono le società del mercato energetico, e le lobbies che dietro di esse si trovano da molti anni hanno preparato il mercato mediante le giuste alleanze, e l'apparato giuridico e istituzionale per realizzare il proprio piano. Tutto questo perché le fonti idriche sono i giacimenti petroliferi del domani, sono lo scenario del futuro, nel quale si continueranno a combattere guerre e a distruggere stati per controllarli.

E mentre a destra ci rubano anche l' acqua e si firmano trattati e progetti di legge, i nostri politici ci dicono di guardare a sinistra, perché lì ci sono i terroristi e vengono compiuti genocidi. Come deciso sul Britannia nel '92, il Governo d'Alema tra il '97 e il '99 non ha fatto altro che promulgare le leggi per i Banchieri, come quelle in difesa dell'anatocismo, delle privatizzazioni di massa, delle opere di costruzione dei grandi corridoi, mentre in Kosovo cadevano bombe all'uranio impoverito. Ora il governo Prodi sta continuando i lavori dove li avevano lasciati, ed è davvero strano che proprio in questo periodo aumentino gli attentati contro gli italiani in Iraq. Ora che occorre fare le finanziarie, riscrivere le leggi del risparmio, e dare il via alle nuove "grandi opere". Sono dei ciarlatani perché immischiati in un circolo di collusione con le lobbies bancarie, mentre noi ogni mattina andiamo ad aprire una saracinesca, mandiamo in nostri figli in guerra credendo che vadano a morire per la patria,mentre muoiono per l'Eni e per le Banche.