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22 giugno 2006

Lo Stato e la Costituzione sono solo nella nostra testa


Ancora una volta gli Italiani sono chiamati alle urne per l'ennesimo referendum in cui verrà loro presentato una scheda con la solita frase amorfa e senza significato, quanto più sintetica possibile per evitare "confusioni" nello scrutinio.
Si chiederà al popolo italiano di esercitare il potere sovrano conferitogli dalla Costituzione, per una questione tanto delicata quanto vuota, perché è proprio di questo che si tratta, di un testo di legge che dietro i tecnicismi non ha nulla di sostanziale. Quello che si vuole realizzare non è un vero e proprio federalismo, così come le crociate del NO non sono critiche costruttive : tutto è frutto di una grande propaganda politica messa in piedi dagli schieramenti dell'uno e dell'altro colore per accontentare elettori ed eletti, per dare un contentino alle regioni che chiedono non autonomia, ma sovranità. Le amministrazioni locali credono di strappare qualche potere alla struttura accentrata di Roma, perché vorrebbero riprendere possesso della gestione e della "proprietà" del territorio, delle acque, dei cieli e delle terre, ma ottengono solo le briciole. Il loro potere legislativo resterà comunque schiacciato dall' "interesse nazionale", dall'esclusiva ( o concorrente ) competenza dello Stato in materia di "grandi reti strategiche di trasporto e di navigazione di interesse nazionale " e di "produzione strategica, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia" [ si veda Art. 117,co.1, lett.s-bis) e s-quinquies), e art 118 della Nuova Costituzione ].
L'interesse nazionale è solo un'espressione che ha solo un grande effetto sull'opinione pubblica, perché rappresenta la norma di salvaguardia contro il "divisionismo" o la devoluzione. E stanno avendo già l'effetto sperato, perché ci inducono a pensare che stiamo per fare una scelta politica, ma in realtà è una scelta economica. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, sono le infrastrutture per l'energia e il trasporto ad essere veramente importanti e strategici per il futuro della nostra economia.
Le nostre regioni rischiano di impoverirsi e di degenerare sempre più perché la liberalizzazione del mercato energetico, e la calata del gas russo, porterà innanzitutto la totale dipendenza del fabbisogno energetico Dalla russia, e anche dunque dalle crisi diplomatiche con l'Ucraina, con un forte aumento dei prezzi e delle bollette. In secondo luogo assisteremo alla devastazione del nostro territorio per consentire la costruzione di gasdotti, centrali termoelettriche, rigassificatori, dinanzi alla quale le regioni, seppure federaliste, non avranno mai una voce in capitolo. La chiave dunque del sistema non è la politica ma l'economia, il controllo delle fonti di energia, delle risorse, dei mezzi su cui queste viaggeranno: tolto questo, le restanti competenze fanno scena, perché non potranno migliorare la situazione sociale.
Anche questa riforma, come tante altre leggi, è stata fermamente voluta dalle lobbies che devono salvaguardare i propri interessi, a prescindere dalla forza politica che regge il governo: tutti sono corrotti e corruttibili, perché in nome dell'interesse nazionale sono pronti a vendere uno Stato.
Attenzione dunque a fare della lotta politica contro il SI o contro il NO, perché sostanzialmente sono lotte vuote, che non ci portano a nulla, perché ormai siamo arrivati al punto in cui crediamo di lottare per le nostre regioni, ma facciamo gli interessi di altri.Turbogas a ciclo combinato
Credere che altri facciano di meglio, riscrivendo una legge è sbagliato comunque, perché nel loro subdolo modo di fare disinformazione, dicono che è un referendum antidemocratico mentre stringono alleanze e promulgano leggi coercitive. Prodi in questi giorni ha incontrato Putin, confermando l'assoluta disponibilità a consentire che il gas russo arrivi sul mercato italiano, cercando poi di esercitare tutta la sua influenza sull'Ucraina per impedire crisi energetiche invernali. Sono già pronti i progetti per la rete di gasdotti che dal Mar Caspio e da Rotterdam, crocevia del gas estratto in Norvegia, giungeranno in Italia, ignorando anche in qualche modo la politica di differenziazione delle fonti energetiche. Allo stesso modo la fusione con Enel-Suez è sempre più vicina in quanto Chirac ha deciso di bloccare la privatizzazione GdF-Suez, proprio quando Villepin, che da sempre preme per questa fusione tutta francese, viene bersagliato dalle minacce dello scandalo Clearstream.

Ora l'Italia, come la Francia e la Inghilterra di pochi mesi fa, è terreno di scontro delle grandi lobbies nella corsa all'accapparamento delle risorse. Mentre l'una ha già piazzato tutte le sue società, l'altra certo non resterà con le mani in mano e per salvaguardare la sua esistenza combatte a forza di intercettazioni telefoniche che, grazie allo strano combinarsi delle parole, mette fuori gioco gli avversari. Le pretese di Vittorio Emanuele e di Gheddafi su Autostrade S.p.a. andavano totalmente neutralizzate, considerando che per Abertis la fusione è più vicina dopo il benestare di Prodi, che parla dell'esistenza di un problema con Anas ma non con la Spagna.
Dopo aver risolto i problemi per Enel e Gazprom, sicuramente Prodi appianerà le difficoltà con la Val di Susa, perché occorre vendere tutto ciò che è rimasto ora che ha ancora un valore, perché tra un po' non vi sarà nulla, neanche da vendere. Le leggi che approveranno saranno sempre più tecniche e oscure, ma l'obiettivo sarà quello di impedire, letteralmente, l'intralcio delle amministrazioni locali nelle decisioni strategiche delle reti infrastrutturali.
Il vero problema è che ancora crediamo nella politica, ancora crediamo che un voto possa cambiare la nostra vita, ma nessun politico farà più l'interesse per il proprio popolo, perché se non è il ricatto, è la corruzione che li ferma. È una grande presa in giro, nulla serve se non ci consegnano la sovranità delle nostre risorse, essendo noi i legittimi proprietari in quanto cittadini.
Tratto della Lisbona-KievQuando occorreva salvare 500 mila imprese dall'anatocismo, non solo si è fatto di tutto per ignorarle ma si è anche votato un decreto salva Banche. Quando esportano il modello europeo in altri Stati ancora "non sviluppati" in realtà nessuno dice che il popolo francese e quello olandese ha bocciato l'oligarchia che governa sin dentro casa nostra, senza che nessuno gli abbia dato questo potere.
Minacciano di "isolamento", di conseguenze economiche, ma in realtà sono delle persone insignificanti, vigliacchi, che non riescono a rispondere neanche ad una sola delle nostre domanda.
Allora, signori, dove sta la nostra acqua? Chi controlla i cieli? Perché vi intestardite a costruire centrali dalla tecnologia obsoleta, e poi perché non possiamo disporre della nostra terra? Una volta che le vostre Ditte saranno le uniche imprese in Italia, e dopo che deciderete il trasferimento o la delocalizzazione in paesi Poveri, chi reggerà l'economia, l'alta finanza forse?

Se la gente si traveste da pompiere o da poliziotto per fare una truffa , non è perché noi stiamo impazzendo, ma perché invece di andare avanti, stiamo andando indietro. La colpa è del nostro sistema economico, nelle leggi, che non faranno mai più evolvere le piccole e medie imprese, e così anche la nazione: questo è il più grande etnocidio della storia dell'umanità. I comici si sono messi anche loro nell'affare, ormai tutti venderebbero tutto, i comitati credono di essere istituzioni, le Banche dei Santuari e gli psicologi credono di accompagnare i malati nel loro cammino. La polizia privata crede di essere lo Stato e una multinazionale un casta intoccabile. Ormai lo Stato e la Costituzione sono solo nella nostra testa, non esiste più nulla, perché hanno venduto tutto. Forse se la smettessimo di fare politica, potremmo fare davvero qualcosa.

Si veda: