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13 giugno 2006

Il decreto Bersani spiana la strada ai Pirati


Il nuovo Governo Prodi è già al lavoro e, tra i primi provvedimenti, affronta il nodo dell'Energia con un decreto Bersani-bis, che riprende i principi direttivi di quello che l'ha preceduto: liberalizzazione del mercato dell'energia mediante una deregolamentazione e incentivi alle infrastrutture. Un decreto questo che viene presentato dai giornali e dai comunicati stampa come la riforma che tutti stavano aspettando, imprese e partner energetici, e che piace molto anche a Legambiente e Adusbef, perché, a quanto pare, tutela l'ambiente e i consumatori. Tuttavia, ad un'osservazione più critica, ha non pochi punti oscuri.
Primo tra tutti, a nostro parere, è la leva fiscale che viene utilizzata per combattere l'inquinamento e gli sprechi - più consumi e più paghi - ma si rivela una misura efficace solo nel breve termine, non è in realtà una vera manovra di incentivazione per le energie alternative, è solo un'azione punitiva per rimpinguare il fisco. Chi ha un Suv può permettersi il bollo auto più caro, chi ha una macchina con motore non a norma non può permettersi un'auto nuova, quindi nessuno dei due cambierà auto. Se tuttavia si sosterranno i biodiesel con l'esenzione delle accise al produttore, come è avvenuto in Belgio, potrebbe aversi qualche effetto positivo. Inoltre la diminuzione delle accise nel caso in cui vi sia un aumento l'IVA sul prezzo industriale, non esclude un loro aumento nel caso contrario, perché di regola questi strumenti servono a stabilizzare il prezzo al consumo e non a scontarlo totalmente.
Parte del prelievo IVA andrà poi a finanziare le cdd. compensazioni, ossia dei fondi devoluti alle amministrazioni locali che ospiteranno le nuove infrastrutture, e in particolar modo nuove centrali termoelettriche e nuovi gassificatori, perché queste sono quelle su cui il governo punterà maggiormente.
Ai provvedimenti congiunturali, si affiancano quelli strutturali, ben più incisivi e forse più preoccupanti. La deregolamentazione del mercato energetico può sembrare un modo per allargare la concorrenza, ma non bisogna dimenticare che quello energetico è un monopolio naturale e al massimo può diventare un oligopolio. In realtà il decreto va ad abbattere le barriere giuridiche ed economiche all'ingresso di concorrenti esteri. Esso infatti prevede, spezzando la catena produttiva, una divisione della proprietà delle società che gestiscono l'approvvigionamento, lo stoccaggio, la distribuzione, e si chiede ad Eni di ridurre la sua partecipazione in Snam Rete gas sino al 20%.Tra le altre condizioni si è deciso che il limite al diritto di voto del 2% imposto alle società pubbliche straniere nel settore dell’energia può essere rivisto. Una piccola concessione che è anche un segnale di armistizio alla Francia, che nel mese di febbraio aveva duramente osteggiato la scalata di Enel a Suez, proprio per mancanza di "reciprocità" in Italia o comunque a causa della politica protezionistica italiana. Enel infatti è interessata a Electralabel, partecipata al 100% da Suez, ma dovrà offrire un generoso premio se vuole portare a buon fine la scalata; in alternativa potrà optare per l'Opa su Suez accettando di cedere le attività idriche in Francia ad investitori francesi e non, tra i quali avanza richieste la General Electric. In ogni caso molto dipenderà dall'esito del progetto di fusione tra Gdf-Suez, organizzato dal governo francese proprio per difendersi dalla scalata di Enel. Evidentemente nei mesi scorsi l'affare non è andato in porto perché i partner con cui discutere non erano i più adatti, ora con Bersani e Prodi è tutta un'altra storia.
Una battaglia per la liberalizzazione dei mercati energetici è stata già vinta infatti in Inghilterra dalla Gazprom , che ha sfacciamente minacciato di rivolgere la sua offerta all'estero se il governo inglese avesse ostacolato la scalata su Centrica, primo distributore di gas britannico. In questo caso Gazprom troverà la strada spianata sicuramente, troverà i rigassificatori e le leggi ad hoc promulgate, non ci sarà alcun bisogno di minacce, le nostre Associazioni hanno già dato il loro benestare, e le amministrazioni locali verranno letteralmente comprate.

Dulcis in fundo, è stato dato il via libera alla "IPEX" (Italian Power Exchange), la Borsa elettrica, ossia il mercato per lo scambio "all'ingrosso" di quantità stabilite di energia, ma l'idea è quella di creare degli strumenti derivati collegati ai mercati fisici, proprio come il mercato delle Commodities su cui i grandi Fondi di investimento potranno mettere le mani.
La Liberalizzazione ha dunque molte sfumature, proprio come la Privatizzazione, il meccanismo è sempre lo stesso. Ci chiediamo a questo punto, dove sono i provvedimenti per le energie alternative?Ma forse non ha neanche senso parlare più di energie alternative o di Kyoto se i nostri governi investono in tecnologie obsolete e ci indebitano per i prossimi venti anni. Francia e Inghilterra stanno preparando l'asse europero del nucleare perché, nella loro ottica, quella sarà la risposta al fabbisogno energetico quando, tra trent'anni, le riserve fossili si esauriranno. Secondo loro, non ci sono rimaste alternative, ma per chi ha visto l'Energia Blu questa è una cosa difficile da credere, perché sa che c'è l'alternativa, c'è una speranza e sta a incendiarla.