Durante l'audizione del Ministero dell’Interno alla Commissione Affari Istituzionali della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza in Italia, Giuliano Amato suggerisce “…ai Vigili del Fuoco di non pagare gli affitti e pagare la benzina". Il Ministro, infatti, parlando dei debiti accumulati per effetto di forniture, bollette e canoni di affitto non pagati - si parla di un ammontare pari a 408 milioni di Euro - da parte del corpo dei Vigili del Fuoco, riferisce di aver suggerito di provilegiare il pagamento della benzina, anzichè quello dell'affitto, considerando che "il distributore li manda a quel paese se si presentano senza pagare con i loro grossi camion, mentre è possibile che il padrone di casa non li cacci". Ironicamente commenta Giuliano Amato : " ...ora, è arduo dover dare consigli di questa natura…”, “e specialmente, da parte del Ministro dell’Interno!” - interviene il Presidente della Commissione Violante. "Dovendo scegliere, pagate la benzina - prosegue Amato - perché poi quando l’andate a fare, se non ve la danno, rimanete lì col camion e non sapete…dovete spingere”, e Violante ancora più divertito risponde “… ed è pesante spingerlo!”- incalza Amato - “..è pesante spingerlo, ed intanto l’incendio si brucia la casa…”
Ad ascoltare la discussione sembra di sentire un vecchio film delle comiche, ma in realtà si tratta di di un'audizione presso una commissione Istituzionale, durante la quale, tra le righe, si afferma una dura verità. Il corpo dei Vigili del Fuoco, come anche quello dei Carabinieri e, non da ultimo anche la Polizia, sono ormai da tempo abbandonati a se stessi, lasciati privi dei mezzi minimi per poter essere in grado di operare: molti mezzi hanno le gomme lisce, tanto che nei primi giorni di Novembre dello scorso anno, un carabiniere ha dovuto multare una gazzella per attirare l'attenzione sulla scarsa manutenzione dei mezzi a disposizione.
Dichiarare, anche se nello scherzo, l'insolvenza dello Stato, è un grave segnale di malessere nonchè un campanello di allarme che sottintende un ulteriore taglio della spesa sociale, a fronte di una diminuzione dei servizi pubblici. Inoltre, se lo Stato Italiano cominciasse a non pagare gli affitti - non avendo la proprietà di parte degli immobili in cui è alloggiata la Pubblica Amministrazione - sarebbe un grave messaggio alle Istituzioni finanziarie internazionali che oggi monitorano lo Stato dell'economia italiana. Queste persone hanno perso il senso del pudore, e possono, con la loro incoscienza, mettere a repentaglio una situazione già di per sé grave. Andrebbe al più presto istituita la gogna nelle piazze, per permettere al popolo di esercitare tutto il disprezzo che meritano certe facce di bronzo. I baroni ladroni, dopo aver distrutto l’economia italiana anche in seguito alle privatizzazioni selvagge in una sorta di patto scellerato tra le forze politiche, sfrutteranno ancora di più questo "lassismo" dello Stato nei confronti dello Stato sociale.
Attualmente, il nostro sistema economico va sempre più verso il meccanismo del "rent" che sostituisce quello della proprietà, e basti vedere le tante dismissioni del Patrimonio dello Stato dai servizi pubblici - esternalizzati verso le società private - agli immobili , rientrati nelle famose cartolarizzazioni di questi ultimi anni. Questo è la conseguenza non solo dei saccheggi da parte delle lobbies bancarie e finanziarie, ma anche della cattiva gestione e amministrazione che è stata fatta del patrimonio pubblico: non dimentichiamo che i primi pirati sono stati proprio i manager, i funzionari e i dirigenti delle aziende pubbliche, che sono riusciti solo a creare debiti in virtù della copertura dello Stato, che drogava le società con continui trasferimenti.
Dinanzi alle privatizzazioni e alle dismissioni, tutti si sono scandalizzati, ma pochi hanno inteso che queste decisioni sono volute da funzionari che vogliono trasformare l'Italia in una holding che continua ad esternalizzare i suoi servizi. C'è ormai il totale disinteresse per i corpi e le società che offrono un servizio pubblico, e parole come quelle di Amato ne sono la dimostrazione. Il vero pericolo, dunque, dinanzi alla dismissione degli immobili o del patrimonio statale, non è la bolla immobiliare o la crisi del credito, ma la trasformazione dei cittadini in utenti nei confronti di migliaia società private.
Attualmente, il nostro sistema economico va sempre più verso il meccanismo del "rent" che sostituisce quello della proprietà, e basti vedere le tante dismissioni del Patrimonio dello Stato dai servizi pubblici - esternalizzati verso le società private - agli immobili , rientrati nelle famose cartolarizzazioni di questi ultimi anni. Questo è la conseguenza non solo dei saccheggi da parte delle lobbies bancarie e finanziarie, ma anche della cattiva gestione e amministrazione che è stata fatta del patrimonio pubblico: non dimentichiamo che i primi pirati sono stati proprio i manager, i funzionari e i dirigenti delle aziende pubbliche, che sono riusciti solo a creare debiti in virtù della copertura dello Stato, che drogava le società con continui trasferimenti.
Dinanzi alle privatizzazioni e alle dismissioni, tutti si sono scandalizzati, ma pochi hanno inteso che queste decisioni sono volute da funzionari che vogliono trasformare l'Italia in una holding che continua ad esternalizzare i suoi servizi. C'è ormai il totale disinteresse per i corpi e le società che offrono un servizio pubblico, e parole come quelle di Amato ne sono la dimostrazione. Il vero pericolo, dunque, dinanzi alla dismissione degli immobili o del patrimonio statale, non è la bolla immobiliare o la crisi del credito, ma la trasformazione dei cittadini in utenti nei confronti di migliaia società private.