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25 febbraio 2008

L'ultranazionalismo e la bandiera dell'ignoranza


La creazione del cosiddetto Stato del Kosovo comincia ad avere le prime catastrofiche conseguenze, che diventeranno sempre più evidenti man mano che l'effetto domino si estenderà dai Balcani agli Stati europei e dell'Asia centrale. La situazione che si sta venendo a creare rischia di sfociare nell'assurdo, nel caos completo e non basteranno le dichiarazioni di circostanza dei diplomatici statunitensi che affermano che "il Kosovo non rappresenta un precedente".

In ogni parte del mondo si sta sollevando una bandiera per chiedere l'indipendenza, la secessione e l'annessione ad altri Stati, di comunità che si definiscono "etnie" con il sovrano diritto di autodeterminazione dei popoli. Chi ha parlato di "Vaso di Pandora" non ha dato un'immagine tanto diversa dalla realtà, in quanto la crisi potrebbe degenerare al punto che si chiederà la revisione dei confini territoriali, per ridiscutere così secoli di Conferenze di pace, di guerre mondiali e di conflitti che hanno portato all'attuale configurazione dei continenti.
Nella totale confusione delle proteste e delle manifestazioni, comincia a diffondersi tra i media parole come "ultra-nazionalismo", che non hanno alcun significato in sé ma servono per classificare quei movimenti che vogliono opporsi al saccheggio degli Stati tramite l'indipendentismo, nel tentativo di difendere la propria integrità nazionale. E così che il pappagallismo si è riprodotto equamente tra i giornalisti, ripetendo questa parola senza una cognizione di causa, tale che tutti quelli che protestano in maniera dura sono definiti ultranazionalisti. Se chiedete ai giornalisti perchè hanno scritto questa parola, ognuno avrà motivazioni diverse, e proporrà una storia diversa.

In realtà questi termini servono per lo più a costruire nuovi nemici temporali. Esistono infatti delle strutture che elaborano e diffondono delle parole che sono in grado di manipolarci. Le informazioni e le notizie sono controllate da computer, che classificano in base a delle parole chiave ogni tipo di dato - estratto da articoli, libri, ricerche e pubblicazioni - per dar così vita a delle diverse tipologie di classi e di gruppi ideologici. Gli analisti utilizzeranno poi questi schemi prestabiliti, per cui la loro analisi viene elaborata su preconcetti stabiliti. Stiamo parlando di vere e proprie centrali di controlli linguistici, collegate ai centri di informazione, e gestite da grandi società di comunicazione che diventano dei veri e propri laboratori che creano parole per poi smistarle ai media. Questi faranno poi il resto, e come pappagalli ripeteranno quanto gli viene riferito, diffondendo la teoria del nemico. Oggi si parla facilmente di genocidi, di massacri, e di possibili attacchi proprio per tenere alta la tensione, mentre si carica eccessivamente di significato un episodio o la dichiarazione di un uomo politico, per accreditare una determinata tesi. Le parole che di volta in volta vengono introdotte per spiegare nuovi fenomeni, sono termini quasi inventati, frutto di studi ben collaudati. Ad ogni singolo evento, caratteristica sociale o situazione, viene attribuito un nome, e mentre la nostra società va verso una dimensione "cybernetica", considerata come un'evoluzione, costruiscono una realtà che è solo frutto della demagogia.
Non esistono tuttavia delle chiare leggi sui crimini economici, o mezzi legali per impedire la manipolazione delle parole e dei concetti al fine di incriminare il cittadino, e così per fare disinformazione. In questo modo, i grandi gruppi possono in qualsiasi momento cambiare le regole del gioco, senza che nessuno possa reagire, e nella perfetta normalità. Non dimentichiamo infatti che il sistema giuridico degli Stati viene concentrato sempre di più presso la Comunità Europea, costituita da una schiera di commissioni e nella quale i cittadini sono considerati dei semplici utenti.

Oggi vengono definiti nazionalisti tutti coloro che si oppongono alle cosiddette riforme, oppure ultranazionalisti quelli che chiedono il rispetto delle integrità territoriali. Stranamente, in tutti i popoli ci sono dei nazionalismi o degli ultranazionalismi, quasi a voler dire che ogni Stato sbaglia a prendere determinate posizione che sono contrarie "ai concetti prestabiliti". Guardando i reportage trasmessi in questi giorni dai media statunitensi o europei, quello che sta accadendo in Serbia o a Mitrovica viene definito come "scandaloso", e così anche i giornalisti si trasformano in attori che si meravigliano del fatto che la gente protesta e decide di assaltare le ambasciate. Per queste persone, sarebbe naturale che uno Stato accetti un'usurpazione del proprio territorio, dopo aver combattuto secoli di guerre per stabilizzare i propri confini. Il Segretario di Stato degli USA, Condoleeza Rice, in un'intervista,si meraviglia del fatto che il popolo serbo decide di protestare contro l'ambasciata americana, o di bruciare la bandiera. Forse la Signora Rice si aspetta che il popolo serbo ringrazi l'America dopo aver seminato in questi anni solo conflitti e guerre all'interno dei Balcani, dopo aver criminalizzato la Serbia e condotto un'assurda campagna mediatica della disinformazione. Io credo che ci si deve più meravigliare del fatto che la Comunità Internazionale stia permettendo l'aggressione di uno Stato, o del fatto che ancora oggi esistono dei giornalisti che si prestano a questo gioco.

D'altro canto, non possiamo aspettarci in futuro di sentire da parte dei nostri politici di "aver sbagliato", perché diranno solo che "combattono in nome e per conto della democrazia", anche se non sanno bene che cosa sia. Personaggi come Fini, Berlusconi, e D'Alema sono uomini che, in un giorno non molto lontano, scompariranno dalla scena politica, per il semplice fatto che essa non esisterà più, perchè domani dovremo difenderci da nemici invisibili, ossia dei piccoli centri di potere gestiti nello spazio cybernetico. Al suo interno vengono costruite milioni di piramidi, attraverso la costruzione di forum e blog controllati da un'entità centrale, e la loro intromissione e tale da attuare un vero e proprio etnocidio che porterà in futuro alla cancellazione delle nostre parole. In questo modo trasformano la nostra mente, il nostro pensiero, e la nostra società: se fino a 15 anni fa divorziare era considerato una tragedia famigliare, oggi in Irlanda se divorzi almeno due volte non rientri nella normalità dello stardard mediatico che viene diffuso.