Analizzando in maniera più approfondita la lobby bancaria italiana, scopriamo che quanto più caos e deficit vi è, maggiormente le Banche diventano padrone del sistema economico e della vita dei cittadini. Scatta infatti la trappola dell'usura, che si accresce utili e ricchezza consumando linfa vitale dai problemi e dalle difficoltà delle piccole imprese, i piccoli risparmiatori. Vi sono infatti dei processi in atto che permettono alle Banche di guadagnare enormi somme di danaro proponendo titoli ed investimenti fallimentari in partenza e venduti come grandi affari.
Quanto è accaduto con lo scandalo dei Bond Argentini ne è un chiaro esempio. Allora, grandi Banche attraverso i loro brokers e intermediari, hanno venduto titoli di debito argentini pur sapendo che tutto stava crollando: gli Istituti di credito non hanno potuto mai negare di non essere a conoscenza del crack argentino che avrebbe portato al fallimento dello Stato. Tuttavia, continuarono a chiudere investimenti, apponendo in molti casi sui documenti di "consapevolezza del rischio dell'operazione" firme false. In questo modo le Banche sono riuscite a rubare i risparmi di piccoli investitori che, in buona fede, hanno investito in vere e proprie truffe orchestrate dalle stesse banche. L'esempio che vi proponiamo in questo testo è una storia realmente accaduta, portata alla nostra attenzione da un piccolo imprenditore, membro della Tela, che da anni sta combattendo contro le Banche per impedire il saccheggio delle proprie proprietà. Una storia che mostra non solo il potere incontrastato delle Banche, che possono ottenere ciò che vogliono usando ogni tipo di mezzo, ma anche la manipolazione del sistema giudiziario, che diventa uno strumento nella mani del potere bancario contro i singoli cittadini.
Il nostro piccolo imprenditore detiene da circa 14 anni un piccolo casa in Toscana, e da un anno, la Banca ha acceso un'ipoteca di primo grado nei confronti di un suo affine per un ammontare di circa 350.000€ in maniera completamente arbitraria. In altre parole, vi sono prove certe ed inconfutabili che l'ipotetico mutuatario non ha mai apposto nessuna firma di garanzia in favore di terzi, tale che i documenti di sottoscrizione del mutuo possono dirsi assolutamente falsi. Anzi, in un confronto che si è tenuto presso la sede generale della Banca, in presenze di funzionari dirigenti e dei rispettivi legali, lo stesso impiegato che si è occupato della pratica ha affermato "di non aver mai visto l'intestatario del mutuo" e che "le firme apposte sui documenti in possesso della Banca non appartengono al soggetto". Nonostante questa inconfutabile verità, l'ipoteca è un atto che è ancora all'esame della Procura , e il Giudice non ha ancora preso una decisione in merito. Tutto questo è accaduto perché l'impiegato della Banca ha affermato che l'imprenditore - proprietario della villa ipotecata - aveva affermato che avrebbe portato con sé una persona per chiudere l'ipoteca, spacciandola per un suo parente (quello che poi è divenuto mutuatario), presso la sede di una società privata industriale. Questa persona, sempre a dire dell'impiegata della Banca, avrebbe apposto le firme di garanzia sullo scoperto che aveva la società nei confronti della Banca. Teniamo a precisare che nessuno dei membri della famiglia dell'imprenditore ha mai percepito soldi da questa società, e che tutti documenti in mano alla banca e depositati presso la magistratura , sono assolutamente falsi, per stessa ammissione dell'impiegato della banca.
Come può dunque accadere che un Tribunale, in possesso di tutti le prove necessarie per annullare l'ipoteca e condannare la Banca non prende una decisione? È chiaro che il potere delle Banche è molto più forte di quello della giustizia, dei diritti dei cittadini e dell'autorevolezza dello Stato. Immaginate, quindi cosa potrebbe accadere se l'imprenditore si vedesse imporre un'ipoteca sull'unica casa di proprietà in suo possesso. Potrebbe perdere innanzitutto ogni tipo di garanzia bancaria per la propria attività di impresa, avendo già un'ipoteca accesa a suo carico, e mentre segue le assurde vicende giudiziarie, spendendo soldi e tempo, subirebbe ancora maggiori danni per la perdita di opportunità, per danni morali ed economici. Basta infatti che un funzionario, per coprire le esposizioni dei propri clienti che non sono giustificate, prepari un dossier su un cittadino qualunque che ha una proprietà in grado di garantire il debito. Avendo accesso, mediante le centrali di rischio bancarie ad ogni tipo di dato riguardante i cittadini, il nostro funzionario può falsificare documenti e avviare delle pratiche nella totale inconsapevolezza dei cittadini. Invitiamo dunque tutti i cittadini a prestare molta attenzione ai funzionari bancari che possono in qualsiasi momento manipolarti per coprire interessi più forti. Questo ormai accade perché tutti i sistemi di controllo sono effettivamente saltati e le Banche, in questo caso la fanno da padrona sempre più spudoratamente.
Oggi è possibile controllare e tracciare transazioni da poche centinaia di euro, compilando moduli per l'anti-riciclaggio, ma non esiste alcun tipo di vigilanza sulla protezione dei dati sensibili dei cittadini e sulle manovre dei singoli funzionari, che agiscono così come cellule impazzite all'interno del sistema bancario, rimanendo sempre sotto il controllo della dirigenza bancaria. Gli organi di controllo sono ormai organi di proprietà delle stesse Banche, come la Banca d'Italia, posseduta dalle fondazioni bancarie che di regola dovrebbero essere controllate. Dunque, qualsiasi politica di risanamento del Paese si faccia, non arriverà mai a regolamentare il mercato bancario per imporre un sistema di controllo dei flussi di denaro presso i grandi gruppi. Ormai, tutto è concentrato nelle mani dei gruppi bancari e le Banche sono le vere proprietarie di tutte le più importanti aziende italiane. Allo stesso tempo, sono anche proprietarie del sistema giudiziario, un organo che dovrebbe essere al di sopra delle parti.