Con il crollo del Governo e l'ennesimo fallimento della partitocrazia, ricominciano a tuonare i predicatori della rete "in cerca di autore" . Beppe Grillo, dopo aver costruito in questi mesi la sua personale campagna elettorale sulla "democrazia dal basso" e "le liste civiche certificate", è divenuto l'artefice della campagna di malessere e di declino dell'Italia e allo stesso tempo l'eroe dei media internazionali. Dal Financial Times all'Economist, dalla BBC alla CNN, sino ad ottenere uno spazio di primo piano all'interno di un reportage di Euronews. Nella sua intervista non nasconde la sua grande passione per il telegiornale del "no comment" che lascia all'eloquenza delle immagini la descrizione della notizia. Vorremmo tuttavia ricordare a Beppe Grillo, e così a tutti i lettori quello che in passato hanno rappresentato questi grandi media, riuscendo ad influire sul decorso degli eventi manipolando la realtà e accreditando personaggi che hanno distrutto intere economie.
In particolare, vogliamo mostrarvi un reportage di Euronews, del 1996, sulla VEFA Holding, una delle tante finanziarie che hanno derubato i cittadini albanesi per poi gettare l'intero Paese sull'orlo del fallimento e della guerra civile. Il report rappresenta un capolavoro di menzogna e propaganda, ponendo in primo piano il suo amministratore Vehbi Alimucaj - attualmente detenuto ( nella Foto ) - nei panni di un grande esperto di finanza e fautore della realizzazione dell'isola Iliria. Opera che in realtà è stata costruita dal regime di Enver Hoxha, e solo successivamente ristrutturata dalla Vefa Holding. All'interno del filmato la Vefa viene infatti descritta come una grande società che promuoveva lo sviluppo dell'Albania e della sua impresa, "incentivando gli investimenti" e "sfruttando gli ampi risparmi dei cittadini albanesi all'estero". Affermando di godere di fondi di finanziamento internazionali, la finanziaria - assieme alla Silva, Cenaj, M.Leka, Kamberi, Populli e Sudja - raccoglieva i risparmi dei cittadini albanesi e le loro rimesse dall'estero, che poi reinvestiva in circuiti speculativi. Era dotata di una struttura piramidale, le cui società associate si ramificavano come scatole cinesi, moltiplicando a dismisura il loro numero e diffondendosi ovunque sul territorio. Offrendo la prospettiva di grandi guadagni, ha emesso titoli senza alcun valore, carta straccia da utilizzare in operazioni di riciclaggio di denaro e di capitalizzazione, mentre il denaro dei risparmiatori albanesi sparì nei paradisi fiscali e nei circuiti finanziari delle grandi Banche.
Il fallimento delle finanziarie, ha trascinato l'Albania sull'orlo della Guerra Civile, migliaia di persone scesero in piazza mentre le bande armate presero il controllo della Nazione, nel completo immobilismo del Governo e delle Istituzioni.Abbiamo visto crollare uno Stato sotto gli occhi del Fondo Monetario Internazionale che conosceva bene cosa stesse accadendo sul mercato finanziario dell'Albania, e hanno accreditato tali strutture criminali, perché manipolate dai grandi gruppi bancari occidentali, che le utilizzavano per immettere titoli senza alcun valore, e creare circuiti di denaro.
Non possiamo che rimanere sconcertati dalla grande campagna pubblicitaria costruita da Beppe Grillo in favore di media che si rendono complici del fallimento di uno Stato, accreditando senza alcun tipo di controllo criminali e ambigui personaggi. Ovviamente questo è il prezzo della fama internazionale, al fine di fomentare il malcontento e amplificare il malessere dei cittadini italiani che vedono ora nella rete e nella voce di Beppe Grillo, un canale di "democrazia diretta". In realtà Beppe Grillo, come lo stesso Travaglio e il buon Di Pietro, sono lo specchio di una nuova politica che predicando grandi saperi, alimenta la disinformazione e manipola le masse, spingendole sempre più verso le Associazioni e le community come "istituzioni di rappresentanza popolare". Il caso Mastella è stato infatti in grande banco di prova dei predicatori della rete, che hanno contribuito alla costruzione della fantomatica "tangentopoli" e della lotta contro la corruzione. In questo Di Pietro è un grande maestro, che si è vestito ancora una volta nei panni del "giustizialista" dimenticando di svolgere il suo vero lavoro.
Sono mesi infatti che il settore delle Infrastrutture versa in uno stato di grave crisi, che i media hanno deliberatamente taciuto per coprire l'inefficienza e l'assoluta incapacità del Governo e dei suoi Ministri. L' ASSOBETON (Associazione Nazionale Industrie Manufatti Cementizi di Confindustria) ha ripetutamente denunciato la situazione di emergenza venutasi a creare nel settore delle Costruzioni in seguito alla mancata pubblicazione del nuovo decreto ministeriale. Il settore infrastrutture è infatti a rischio di ritardi e blocchi e si teme il ricorso generalizzato alla cassa integrazione per la maggioranza dei lavoratori delle aziende che producono elementi strutturali.
Sono mesi infatti che il settore delle Infrastrutture versa in uno stato di grave crisi, che i media hanno deliberatamente taciuto per coprire l'inefficienza e l'assoluta incapacità del Governo e dei suoi Ministri. L' ASSOBETON (Associazione Nazionale Industrie Manufatti Cementizi di Confindustria) ha ripetutamente denunciato la situazione di emergenza venutasi a creare nel settore delle Costruzioni in seguito alla mancata pubblicazione del nuovo decreto ministeriale. Il settore infrastrutture è infatti a rischio di ritardi e blocchi e si teme il ricorso generalizzato alla cassa integrazione per la maggioranza dei lavoratori delle aziende che producono elementi strutturali.
Ricordiamo infatti quando il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia portò alla riclassificazione sismica del territorio e all'emanazione di una nuova normativa per le costruzioni, la O.P.C.M. 3274 del 2003. Nell'arco di circa tre mesi fu approntata una nuova normativa e fu pubblicata in fretta e furia, quasi come se fino a quel momento si fosse costruito senza avere a disposizione delle regole decenti e quindi eravamo tutti in pericolo. La nuova normativa pubblicata (la cosiddetta 3274) risultò talmente piena di errori, incongruenze e frasi non interpretabili, da essere inutilizzabile nella pratica professionale. Per non fermare il mercato delle costruzioni e per dare il tempo ai tecnici di assimilare la nuova normativa, fu dato un periodo di proroga durante il quale sarebbe stato possibile ancora utilizzare la vecchia normativa (il D.M. 96). Tra proroghe, rettifiche ed abrogazioni si arrivò al 23 settembre 2005, quando il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pubblicò le “Norme Tecniche per le Costruzioni”, cioè un testo autonomo che si limita a far riferimento a normative italiane o straniere ampiamente riconosciute ed accettate. Dopo le prime analisi del testo iniziarono nuovi problemi, in quanto anche in questo caso erano presenti delle incongruenze e delle difficoltà interpretative.
Come al solito a salvare il mondo delle costruzioni ci aveva pensato la proroga del vecchio D.M. 96 che era durata fino al 31 dicembre 2007. Il 31 dicembre 2007, come peraltro ribadito nella Conferenza Stato-Regioni, sarebbe dovuta avvenire una nuova proroga nel cosiddetto decreto “Milleproroghe” . L'art.20 del decreto n.248 del 31/12/2007 è stato scritto in modo alquanto contorto, ma un'analisi letterale fa capire che non c'è stata nessuna proroga: il testo da utilizzare resta quello delle “Norme Tecniche per le Costruzioni” che continua ad avere difficoltà interpretative talvolta insormontabili.
Praticamente il Ministero delle Infrastrutture ha tergiversato per non ammettere di aver sbagliato ed ha annunciato che a breve pubblicherà la nuova versione delle “Norme Tecniche”. Questa ennesima versione però ha provocato le proteste dell'Austria per via delle regole per le costruzioni in legno presenti nel nuovo testo di prossima pubblicazione da parte del ministero. Problema su problema. Il ministero quindi ha deciso di stralciare dal nuovo testo la parte che indispettisce l'Austria e procedere ugualmente alla pubblicazione.
A noi sembra invece che chi legifera in materia di costruzioni sembra proprio che non abbia mai avuto contatto con la progettazione di una struttura e soprattutto che non si sia mai reso conto dei danni che sta arrecando ad un settore che rappresenta quasi il 10% del PIL.
Eppure esistono delle normative europee per le costruzioni redatte da commissioni di esperti europei (quindi anche italiani), le quali sono state ampiamente sperimentate ed utilizzate in Europa ed anche in altri paesi: i cosiddetti Eurocodici. Tuttavia, attualmente, le normative che dovrebbero essere a breve pubblicate sono in realtà già vecchie, perché sono solo transitorie fino a quando l'Italia non si adeguerà agli Eurocodici .
Intanto quando le commesse in corso di produzione saranno esaurite, molte ditte di costruzioni si ritroveranno senza lavoro data l'impossibilità di presentare nuovi progetti, e quindi chi potrà si aggrapperà agli ammortizzatori sociali, mentre le piccole aziende saranno costrette a licenziare. Verrà provocato così un enorme danno economico al settore più importante per il PIL e la spesa pubblica: assisteremo al fermo delle grandi opere nazionali e alla cassa integrazione immediata per migliaia e migliaia di lavoratori. Questo è stato l’ultimo regalo fatto agli italiani da parte del governo ed in particolare da parte del Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che sarà anche un esperto in tema di appalti e lavori pubblici, o di tangenti e di finanziamenti ai partiti, ma per quanto riguarda le normative sulle costruzioni ha preso delle decisioni del tutto discutibili che hanno dato il colpo di grazia ad un settore già in crisi per l’innalzamento del costo dei mutui.
Come al solito a salvare il mondo delle costruzioni ci aveva pensato la proroga del vecchio D.M. 96 che era durata fino al 31 dicembre 2007. Il 31 dicembre 2007, come peraltro ribadito nella Conferenza Stato-Regioni, sarebbe dovuta avvenire una nuova proroga nel cosiddetto decreto “Milleproroghe” . L'art.20 del decreto n.248 del 31/12/2007 è stato scritto in modo alquanto contorto, ma un'analisi letterale fa capire che non c'è stata nessuna proroga: il testo da utilizzare resta quello delle “Norme Tecniche per le Costruzioni” che continua ad avere difficoltà interpretative talvolta insormontabili.
Praticamente il Ministero delle Infrastrutture ha tergiversato per non ammettere di aver sbagliato ed ha annunciato che a breve pubblicherà la nuova versione delle “Norme Tecniche”. Questa ennesima versione però ha provocato le proteste dell'Austria per via delle regole per le costruzioni in legno presenti nel nuovo testo di prossima pubblicazione da parte del ministero. Problema su problema. Il ministero quindi ha deciso di stralciare dal nuovo testo la parte che indispettisce l'Austria e procedere ugualmente alla pubblicazione.
A noi sembra invece che chi legifera in materia di costruzioni sembra proprio che non abbia mai avuto contatto con la progettazione di una struttura e soprattutto che non si sia mai reso conto dei danni che sta arrecando ad un settore che rappresenta quasi il 10% del PIL.
Eppure esistono delle normative europee per le costruzioni redatte da commissioni di esperti europei (quindi anche italiani), le quali sono state ampiamente sperimentate ed utilizzate in Europa ed anche in altri paesi: i cosiddetti Eurocodici. Tuttavia, attualmente, le normative che dovrebbero essere a breve pubblicate sono in realtà già vecchie, perché sono solo transitorie fino a quando l'Italia non si adeguerà agli Eurocodici .
Intanto quando le commesse in corso di produzione saranno esaurite, molte ditte di costruzioni si ritroveranno senza lavoro data l'impossibilità di presentare nuovi progetti, e quindi chi potrà si aggrapperà agli ammortizzatori sociali, mentre le piccole aziende saranno costrette a licenziare. Verrà provocato così un enorme danno economico al settore più importante per il PIL e la spesa pubblica: assisteremo al fermo delle grandi opere nazionali e alla cassa integrazione immediata per migliaia e migliaia di lavoratori. Questo è stato l’ultimo regalo fatto agli italiani da parte del governo ed in particolare da parte del Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che sarà anche un esperto in tema di appalti e lavori pubblici, o di tangenti e di finanziamenti ai partiti, ma per quanto riguarda le normative sulle costruzioni ha preso delle decisioni del tutto discutibili che hanno dato il colpo di grazia ad un settore già in crisi per l’innalzamento del costo dei mutui.