Il Parlamento europeo ha adottato la direttiva per le poste, dando così il definitivo via libera per l'approvazione finale della riforma dei servizi postali dell'UE. Una direttiva tanto attesa quanto contestata, considerando le importanti e gravi implicazioni che avrà sulla gestione di uno dei servizi più delicati e critici per uno Stato e i suoi cittadini, essendo direttamente legati alla vita personale e professionale dell'individuo. Alla cessazione del monopolio statale sulle poste, seguirà la liberalizzazione e l'apertura del settore verso investitori esteri che potranno così competere per l'attribuzione dei servizi postali. Dinanzi agli euro-parlamentari è stato mostrato il solito trade-off "monopolio-competitività" , che porta a pronunciare lo stesso teorema secondo cui la libera concorrenza porta a promuovere l'innovazione, a migliorare i servizi e a ridurre i costi. Stranamente, nessun settore che sia stato interessato da liberalizzazioni e privatizzazioni è riuscito a ridurre i costi e le tariffe dei servizi, a cominciare da quello energetico sino a quelli finanziari. L'efficienza che viene conquistata è da attribuire principalmente all'introduzione di operatori con maggiore esperienza e pragmaticità, sanando quelle grandi inefficienze e incapacità dei funzionari pubblici. Purtroppo, il rovescio della medaglia è molto più preoccupante, considerando che le decisioni di liberalizzazioni giungono per estromettere completamente il controllo dello Stato in determinati settori.
È in tale ottica che va vista una direttiva che consentirà l'ingresso di operatori privati in un business strategico per il settore delle comunicazioni, e in futuro anche delle telecomunicazioni e bancario. Nonostante le cautele e gli obblighi per garantire l'universalità del servizio - una caratteristica che rende l'attività non sono una facoltà per i cittadini ma un diritto - non potranno essere fermate quelle decisioni volte a rendere il servizio più efficiente, come la chiusura di uffici postali inefficienti, lo sfoltimento dell'amministrazione e della rete distributiva, che porterà inevitabilmente alla riduzione dei posti di lavoro. Il servizio diventerà più efficiente (e non vi è sicurezza su questo) con minori tempi di consegna sempre se sarà pagato un maggior compenso per il servizio reso: anche questa fase sarà inevitabile. La stessa struttura della rete postale degli Stati - composta nella sua complessità di lettere, raccomandate, vaglia, telegramma - potrebbe subire un cambiamento derivante dallo smembramento dei diversi servizi e l'attribuzione a diversi operatori. Se questo avverrà, vi sarà probabilmente caos e inefficienza per via dell'esasperata frammentazione di servizi che, se offerti insieme, consentono di raggiungere delle economie di scala; nel caso contrario, vi sarà la monopolizzazione dei servizi postali nelle mani di un unico soggetto, e anche in questo caso non si può sperare di ottenere il taglio dei costi.
Ponendo il discorso in una visione di lungo termine, occorre fare due considerazioni. Innanzitutto quello della privatizzazione del settore postale è un processo graduale, perché sino al 1997 , con la direttiva 97/67/CE, è stata limitata la privatizzazione alla consegna di pacchi inferiori ai 350 g , per poi passare all'invio di pacchi inferiori ai 100 g con la direttiva 2002/39/CE , e inferiori ai 50 g dal 1 gennaio 2006. A partire dal 2008 la liberalizzazione è totale, e un domani comincerà ad interessare anche i settori meramente bancari e finanziari, come i libretti di risparmio e il ramo dei conti correnti, che al momento sono tra i pochi unici strumenti di raccolta e di finanziamento accessibili ai singoli cittadini. È una escalation continua quella in atto, che , con l'introduzione di nuove tecnologie telematiche, porterà alla trasformazione delle poste in un settore delle telecomunicazioni, ancora una volta nelle mani dei privati. Consideriamo infatti che l'invio della posta cartacea, dopo l'introduzione della posta elettronica, è stato drasticamente ridotto alla spedizione di documenti necessari in formato originale e supportati da meccanismi in grado di autenticare la data di spedizione e ricezione, ossia servizi che un domani saranno sostituiti dalla posta elettronica certificata. Per cui, lo sblocco del settore postale è molto più importante di quel che può sembrare, anche ad un'analisi approfondita dei suoi risvolti futuri, in quanto occorre figurare uno scenario che comprende sia il ramo bancario che quello delle telecomunicazione, con le importanti implicazioni in termini di controllo dei dati personali dei cittadini, e sfruttamento della moneta elettronica come modalità di pagamento. Le "Poste" non sono solo la consegna di lettere o pacchi, ma è un universo complesso e vasto, che dà a coloro che lo possiede un potere molto grande, attualmente sottovalutato. Non bisogna in questo caso lasciarsi ingannare né dai discorsi vuoti di "competitività ed efficienza", né dalla considerazione che si tratta di un settore ben delimitato con tutte le riserve e le cautele del caso. Occorreva fermare questo processo molto tempo prima, ponendo dei limiti all'iter giuridico e alle materie su cui si poteva agire. Ora restano solo i plausi di soddisfazione delle Commissioni Europee che hanno fortemente voluto tale direttiva, dando alle società e ai centri di potere che rappresentano, ciò che chiedevano.