La deflagrazione di un deposito contenente 3000 tonnellate di munizioni ha completamente distrutto il piccolo villaggio di Gerdec. L'onda d'urto ha trasformato il villaggio in un vero e proprio campo minato, disseminando ovunque pezzi di artiglieria pesante inesplosa, mentre le 14 ore consecutive di esplosioni hanno raso al suolo le abitazioni che ora sono un cumulo di macerie. Ora è giunto il momento di individuare i responsabili, che nonostante il continuo ostruzionismo da parte del Governo albanese, ha portato ad un primo chiarimento sulle parti coinvolte nella gestione del deposito delle armi. Dinanzi alle insistenti domande della stampa e degli inquirenti, il Ministro della difesa Fatmir Mediu, spiega che il governo albanese ha stipulato un contratto per lo smantellamento delle munizioni con un'azienda privata americana, la Southern Ammunition Co. Inc. (SAIC) e tutta la documentazione, nonché i processi di lavorazione, erano stati elaborati a rigore di legge e secondo gli standard per lo smaltimento delle armi.
Si viene così a sapere che il Ministero, da parte sua, ricopriva la responsabilità per il trasporto delle munizioni, mentre la società americana, contattata dal Ministero della Difesa e dalla NATO per lo smantellamento delle munizioni nel villaggio di Gerdec, aveva abbandonato l`osservazione dei lavori, scegliendo come subcontractor l`azienda albanese “Alb Demil SAC”, che, a sua volta, ha svolto molto raramente i controlli e le ispezioni dei lavori e dello staff impiegato. Tra l'altro, la manodopera impiegata nello smantellamento delle munizioni militari era per la maggior parte non qualificata. Secondo la testimonianza di uno degli impiegati dello stabilimento, la società assisteva il personale nel loro lavoro solo per dieci minuti, con un periodo di addestramento assai limitato. Inoltre gli stessi operai erano stati assunti senza un contratto regolare, ed erano privi di qualsiasi forma di assicurazione sulla vita o sulla salute, che li cautelasse da qualsiasi tipo di incidente, su un luogo di lavoro così pericolo.
Dinanzi alle evidenti responsabilità della SAIC, colpevole di aver gestito l'appalto di gestione delle operazioni di smaltimento dell'arsenale con grande superficialità nonostante l'importanza e la delicatezza del compito affidatogli, i responsabili della compagnia americana si affretta a chiarire la sua posizione e si rifiuta di prendersi ogni possibile colpa. L`amministratore delegato della SAIC, David Backshalde, afferma infatti che per lo smantellamento delle munizioni a Gerdec era stata contattata l`azienda albanese Alb Demil SAC, il cui contratto si era concluso il 7 dicembre 2007, e con esso anche le relative operazioni di controllo. Per tale motivo l'azienda americana “Southern Ammunition Company”, dichiara alla "Voice of America" di non essere coinvolta nel disastro di Gerdec. I rappresentanti della società del Sud Caroline dichiarano infatti che il contratto concluso con il Ministero della Difesa dell'Albania era stato ratificato nell'aprile del 2007 e poi chiuso nel dicembre del 2007, prevedendo come obblighi la sola concessione degli equipaggiamenti e non il trasporto, mentre quanto fornito dalla società americana avrebbe riguardato solo la disattivazione delle munizioni di basso calibro. La SAIC dunque precisa che la seconda fase del programma di smaltimento, quale lo smantellamento delle munizioni a grosso calibro, è iniziata solo nel gennaio del 2008 senza coinvolgere la compagnia Southern Ammunition, che non ha fornito personale, tecnologie o equipaggi.
È chiaro dunque che ora, tutte le colpe, e le relative conseguenze dovranno ricadere sull'Albania, quando molte sono le responsabilità che dovrebbero essere individuate e poi punite. Mentre per ben 14 ore scoppiavano bombe di artiglieria pesante, il Presidente Berisha si è affrettato a dire che era stato "un errore umano", dimenticando di dire, volontariamente, che ad ottenere l'appalto di gestione del deposito era una società americana che usa in realtà operai albanesi, pagati miseramente. Si preoccupa, giustamente, solo delle possibili conseguenze sulle trattative di integrazione all'interno della Nato, dato che questo incidente mette assolutamente in cattiva luce l'Albania e il suo governo. Ma, come pochi sanno, i contratti viaggiano sponsorizzati dalle ambasciate e poi finiscono su un tavolo del lussuoso Sheraton di Tirana e, tra una buona bottiglia di vino e l'altra, passano da una mano all'altra, in nome dei subappalto. Si scambiano contratti e favori, ma un operaio albanese continuerà a essere pagato con i soliti 100 euro al mese. Non importa delle conseguenze, tanto sono organizzati, con le loro multe mediatiche, tra i rivoluzionari con i Rolex che gridano democrazia, e i "Sororisti" di Tirana, capeggiati da Ismail Kadare. Sono questi i ricchi di Tirana, quelli che vincono al "Blokko" , i cosiddetti ex "Blokkmen" , gente che assomiglia alla sinistra italiana, "raffinati, bugiardi e illusionisti", disposti a vendere e a vendersi per il potere. Dimenticano il popolo, dimenticano i loro obblighi, e lasciando che dei contadini maneggino armi pericolose senza nessun tipo di precauzione o tutela. Hanno fatto di loro carne da macello, distruggendo tutto ciò che avevano in poche ore. E ora nessuno pagherà del terribile e fatale errore umano, che nasconde corruzione e sfruttamento, senza alcun limite.