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02 aprile 2009

Obama e Mevedev si preparano a riscrivere gli accordi internazionali


A margine del vertice del G20 a Londra, Barack Obama e Dmitri Medvedev si incontrano, in una storia cornice, per gettare le basi di un nuovo accordo, fatto di comunicazione diretta e di cooperazione. Un incontro molto atteso che pone fine al confronto dei due blocchi, ma rende necessaria anche la riforma delle strutture politiche create dal loro scontro. D'altro canto, le due parti dovranno ora sedersi ad una tavola rotonda per gettare le basi di un nuovo Accordo di Bretton Woods, dopo il fallimento del petrol-dollaro.

È stato un incontro disteso e formale quello tra Barack Obama e Dmitri Medvedev, nonostante avesse su di sé gli occhi e la tensione del mondo intero, che aspetta da questa unione storica una soluzione epocale per la grande recessione e per la fine dei conflitti. È innegabile che la solidale stretta di mano tra i due leader induce tutti a ben sperare in un futuro diverso, fatto di comunicazione diretta e di cooperazione multilaterale volta a garantire un benessere sostenibile per la collettività e la struttura economico-finanziaria. D'altro canto, questo accordo potrebbe aprire nuovi interessanti scenari, derivanti proprio dalla fine dei contrasti per dar vita ad una sorta di oligopolio, i cui i due competitor decidono di farsi concorrenza nelle rispettive aree di influenza. E' difficile dire quale dei due ha più bisogno di questa unione, anche se tutti gli elementi sino ad ora hanno fatto propendere l'ago della bilancia a favore dell'America, colpita più di tutti dalla recessione economica e dal crollo dei sostegni dell'elettorato nei confronti delle decennali amministrazioni guidate dalle lobbies del petrolio e delle armi. Tuttavia, anche la Russia deve far fronte al rallentamento della crescita, la riduzione della produzione interna e con il fallimento delle grandi società degli oligarchi, caduti in rovina: le stesse istituzioni finanziarie non hanno dato previsioni di ripresa molto ottimistiche, in relazione alla crisi di tutti i Paesi dell'Europa Orientale e così della Comunità degli Stati Indipendenti, molti dei quali si sono già fortemente indebitati con il Fondo Monetario.

Secondo il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, Russia e Stati Uniti stanno per passare ad una "nuova qualità" delle loro relazioni e, a differenza degli anni precedenti, sono disposti ad ascoltare. "Si è creata una nuova atmosfera nell'ambito delle relazioni bilaterali in modo che vi è un interesse comune da entrambi i lati e, cosa importante, la disponibilità ad ascoltare gli uni agli altri, ciò che non abbiamo visto per molti anni ", ha detto Lavrov, commentando il primo incontro tra i presidenti americano e russo, Dmitri Medvedev e Barack Obama. La ripresa dei colloqui in maniera distesa rappresenta una ragionevole soluzione, che ha tuttavia un purgatorio che passa attraverso la chiusura dei questioni rimaste aperte.
I presidenti russo e americano si sono impegnati a consentire una rapida adesione della Russia all'Organizzazione mondiale del commercio, "e di creare un ambiente favorevole alla promozione di legami economici tra la Russia e gli Stati Uniti […] con l'istituzione di una commissione per il commercio e la cooperazione economica a livello governativo ed il rafforzamento del dialogo tra i gruppi d'affari di entrambi i paesi", come si legge nella dichiarazione congiunta firmata alla fine dell'incontro al margine del vertice del G20. Nel quadro dei rapporti economici andrà inoltre chiarito il futuro dell'emendamento Jackson-Vanik , che associa le restrizioni degli scambi commerciali al mancato rispetto dei diritti umani, del quale la Russia chiede l'abolizione. I due leader hanno ordinato l'immediato avvio dei negoziati su un nuovo trattato START, per stabilire i livelli di riduzione delle armi strategiche offensive, al di sotto del livello previsto dal Trattato di Mosca del 2002, sulla riduzione strategica potenziale offensivo, limitando il numero di testate nucleari dispiegate a 1,700-2,200 per ogni controparte da implementare entro il dicembre 2012. La Russia e gli Stati Uniti hanno inoltre convenuto sulla necessità di una "risoluzione diplomatica" della questione nucleare iraniana, mentre sembra rimanere il nodo del sistema di difesa missilistica degli Stati Uniti in Europa. Se sull'Iran si apre la possibilità di un accordo, resta per l'America la paura "dei possibili attacchi" da parte della Corea del Nord, tale da porre un grande punto interrogativo sui progetti del radar da installare in Repubblica Ceca e i dieci missili intercettori da installare in Polonia.


Ad ogni modo, le due parti sembrano "sinceramente" interessate al dialogo, essendo anche una condizione imposta dalla necessità di riformare le strutture internazionali di potere, e dunque non solo finanziarie. Sia la NATO che le Nazioni Unite potrebbero divenire strutture d'avamposto rispetto ad un organo di sicurezza internazionale che coinvolga entrambe le potenze. Anche l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), potrebbe essere coinvolta, considerando le pressioni degli esperti francesi e russi, che ne rivendicano l'assoluta inefficacia. "Abbiamo bisogno di considerare una riorganizzazione dell'OSCE, una revisione del sistema di controllo del rispetto della sicurezza in Europa", ha affermato Mikhail Margelov, presidente della Affari internazionali del Consiglio della Federazione, osservando come l'OSCE non ha fatto nulla per evitare la crisi dell' agosto del 2008 nel Caucaso meridionale. "Il termine è più adeguato a caratterizzare il contesto di questa organizzazione che risale all'Unione sovietica, è la parola 'crisi' ", ha detto Margelov, trovando il sostegno di Dominique David, direttore esecutivo dell 'Istituto Francese delle Relazioni Internazionali (Ifri). "L'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa è inefficace, nelle attuali condizioni", ha detto, aggiungendo che il presidente russo ha ragione nel proporre modifiche alla architettura della sicurezza europea. D'altronde, se non esiste più la Guerra Fredda - e l'incontro tra Obama e Medvedev ne è la dimostrazione - a cosa serve un'Alleanza del Nord Atlantico o l'OSCE?

La fine del confronto tra i blocchi, traspare anche dalle parole del Segretario di Stato britannico per gli affari esteri, David Miliband, il quale stigmatizza che "l'era dell'unilateralismo, finisce 2 aprile", in quanto si presenta con questo G20 "l'opportunità di esaminare ed analizzare importanti questioni internazionali ponendo tutti sullo stesso livello". "E' proprio questo il vero significato politico del vertice di Londra", secondo Miliband, in quanto sarà un'occasione per "discutere, analizzare e coordinare con l'Europa l'elaborazione di strategie più efficaci per stimolare la domanda e degli scambi internazionali ". Le due potenze, e lo stesso vertice, dovranno dunque affrontare, in primo luogo, la questione della riforma delle strutture finanziarie, analizzando anche la possibilità della creazione di un'entità diversa da quelle preesistenti, che sia basata su concetti completamente diversi. Infatti, il rafforzamento della regolamentazione delle istituzioni finanziarie e dei mercati sarà sicuramente al centro delle discussioni, ma la Francia insiste sulla creazione di una regolamentazione finanziaria globale, idea a cui si sono opposti Stati Uniti e Gran Bretagna, definita infatti persino "ridicola". Anche la Germania e altri paesi sono ostili alla creazione di un ente del genere, preferendo che le singole autorità di regolamentazione nazionali cooperino più attivamente nel monitoraggio delle attività di particolari società in diversi paesi. La Russia, da parte sua, chiede un'urgente riforma delle istituzioni finanziarie internazionali che si sono dimostrati inefficaci per affrontare la crisi finanziaria mondiale, ragione di più per pensare alla creazione di una moderna architettura dei mercati monetari, con la creazione di maggiori riserve monetarie internazionali e di una moneta di riserva mondiale, spodestando così il dollaro. Lo stesso Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, propone la riforma del Fondo monetario internazionale (FMI) , con la predisposizione di un "sistema di allarme rapido in caso di insorgenza di un focolaio di rischi finanziari a livello mondiale e di un meccanismo efficace per la loro gestione". Propone così la "rimondializzazione" del sistema finanziario, dopo che per anni è stato accentrato nelle reti di entità ben precise, che hanno deciso le regole e la ripartizione dei fondi.

Il problema ora è individuare cosa sostituirà l'Accordo di Bretton Woods, e quali saranno i principi della riforma e se vi sarà davvero l'introduzione di una nuova moneta. Probabilmente essa sarà il compromesso tra tutte le proposte avanzate, con l'individuazione di una nuova unità numeraria, che sostituirà il petrodollaro, avendo perso questo qualsiasi validità e controvalore in termini reali. Infatti, la crisi finanziaria che oggi conosciamo non è altro che una conseguenza del fallimento di Bretton Woods, essendo giunti al punto che la quantità di denaro che veniva negoziata sui mercati finanziari non corrispondeva alla ricchezza in termini reali ( di beni e risorse ) degli Stati: questo ha provocato speculazione, creazione di bolle immobiliari e finanziarie, che si sono poi tradotti in tragiche bancarotte. Il nuovo accordo dovrà dunque essere "moderno" nel senso che dovrà guardare molto lontano, ed abbracciare la teoria degli scambi in un sistema cibernetico, in cui il valore di misura è dato dalle unità intellettive. In tal senso, ritorna ad essere fondamentale la protezione dei diritti dei lavoratori, della regolamentazione dei sistemi informatici su basi etiche, e il controllo da parte dei singoli Governi e non di lobbies finanziarie.