Il governo britannico ha chiesto "spiegazioni" alla polizia italiana sul comportamento tenuto l'altra sera dagli agenti in servizio allo stadio Olimpico durante la partita Roma-Manchester, al termine della quale tredici tifosi inglesi sono stati ricoverati in ospedale. Ha promesso così di riesaminare attentamente i filmati e i rapporti, nel tentativo di trovare un valido riscontro con le testimoniante degli agenti delle ambasciate che erano sul posto. Pretendono dunque maggiori informazioni, ed esigono spiegazioni sul perché i poliziotti italiani abbiano ingiustamente caricato dei tifosi inglesi, giudicando le immagini estremamente violente e preoccupanti perché la reazione della polizia è stata giudicata sproporzionata.
Nonostante il magistrato italiano continui ad affermare che la polizia italiana ha agito con responsabilità e con giudizio, le autorità inglesi fanno pressioni addirittura su Blair e alzano un polverone di polemiche sulla repressione della violenza ma non sulla violenza stessa.
È una miopia questa troppo grave considerando i precedenti dei tifosi inglesi che spinti da alcool e ferocia, fanno del tifo una valvola di sfogo per le loro più atroci insoddisfazioni.
Non potremo mai dimenticare cosa è accaduto il 29 maggio di venti anni fa allo stadio Heysel di Brussel, quando morirono calpestati da 39 persone. Allora per la città giravano sin dal primo pomeriggio gruppi di inglesi già ubriachi, che poi sono entrati nello stadio con le loro bottiglie di liquore nonostante le perquisizioni dei poliziotti, che hanno chiuso un occhio. Appena poi hanno visto che la folla inferocita cominciava a spintonare, a forzare le zone di tifoseria per prendere un posto, i poliziotti sono scappati e hanno abbandonato gli spalti. Centinaia di italiani che volevano assistere ad una partita, per sentirsi ancora vicini all'Italia nonostante fossero emigranti, si sono visti travolgere da un'onda di barbari, di bestie, e dalla paura hanno cominciato a scappare. Abbiamo visto per televisione persone cadere da quelle mura fatiscenti come stracci, nell'impotenza delle forze di polizia che si sono limitati a raccogliere i cadaveri. La partita è stata continuata perché si dovevano controllare i media e la folla, il pubblico, che aveva pagato un biglietto e bisognava continuare lo spettacolo, perché la polizia doveva incanalare quella massa di belve inferocite da una parte dello stadio per evitare gli scontri.
Che possiamo dire, non ci sono parole per quest'orda di gente, di gentlemen che hanno massacrato delle persone, mentre la polizia inerme non ha fatto nulla, anzi è scappata per la paura del linciaggio. Le indagini che ne sono seguite non ha reso la benché minima giustizia a questo grave crimine, e mai lo faranno, perché altrimenti occorrerebbe inquisire la questura belga, la Uefa, i club che organizzano le manifestazioni, le società private che gestiscono gli stadi e la sicurezza.
Cosa possiamo dire agli inglesi che si lamentano della repressione della polizia, che nella maggior parte dei casi si difende o cerca di sedare queste orde di barbari che si accaniscono per una partita di calcio. Basta che vedano cosa la follia dei tifosi inglesi è stata in grado di fare, cosa invece ha causato l'ignavia dei poliziotti, dei codardi che hanno lasciato che gli italiani venissero uccisi, senza pietà, perché la maggior parte di loro in fondo erano solo poveri emigranti. Farebbero bene a stare zitti gli inglesi, si devono solo vergognare perché sono da sempre dei ladri e dei criminali, e sono arrivati a dettare legge sul mondo solo perché hanno creato sempre queste conferenze di pace, perché se ci fossero dei tribunali veri l'Inghilterra sarebbe stata un'isola insignificante con embarghi e guardata a vista dall'Europa.
Si rivelano come sempre per la loro vera natura, quella del provocatore e del manipolatore, che vuole ingannare e derubare il prossimo per sopravvivere. La storia è piena di episodi assurdi e di imbrogli, ma state sicuri che dietro ogni imbroglio c'è un inglese che passa la sua intera vita a studiare il modo di rubare l'altro, giocando sempre d'anticipo. Lo schema è lo stesso da sempre, ma questa volta non funzionerà, perché ad esempio l'Iran ha tenuto il suo stesso gioco abboccando alla trappola per poi uscirsene con una liberazione da telenovela, godendosi una gloria che non gli appartiene. È in atto dunque un nuovo gioco per aizzare polemiche o solo per distrarre l'attenzione delle persone dalle imminenti decisioni sui Balcani o sul Golfo che sono in discussione all'Onu.
Occorre però coinvolgere le masse, e qual miglior modo se non quello di prendere come soggetto il calcio che ha il più alto cher di ascolti: a questo punto non preoccupa neanche molto il destino dei tifosi feriti ma inquieta l'opinione pubblica sulla questione dell'Iran o del Kosovo, che teme per le proprie bollette una guerra al rialzo dei prezzi.
Nonostante il magistrato italiano continui ad affermare che la polizia italiana ha agito con responsabilità e con giudizio, le autorità inglesi fanno pressioni addirittura su Blair e alzano un polverone di polemiche sulla repressione della violenza ma non sulla violenza stessa.
È una miopia questa troppo grave considerando i precedenti dei tifosi inglesi che spinti da alcool e ferocia, fanno del tifo una valvola di sfogo per le loro più atroci insoddisfazioni.
Non potremo mai dimenticare cosa è accaduto il 29 maggio di venti anni fa allo stadio Heysel di Brussel, quando morirono calpestati da 39 persone. Allora per la città giravano sin dal primo pomeriggio gruppi di inglesi già ubriachi, che poi sono entrati nello stadio con le loro bottiglie di liquore nonostante le perquisizioni dei poliziotti, che hanno chiuso un occhio. Appena poi hanno visto che la folla inferocita cominciava a spintonare, a forzare le zone di tifoseria per prendere un posto, i poliziotti sono scappati e hanno abbandonato gli spalti. Centinaia di italiani che volevano assistere ad una partita, per sentirsi ancora vicini all'Italia nonostante fossero emigranti, si sono visti travolgere da un'onda di barbari, di bestie, e dalla paura hanno cominciato a scappare. Abbiamo visto per televisione persone cadere da quelle mura fatiscenti come stracci, nell'impotenza delle forze di polizia che si sono limitati a raccogliere i cadaveri. La partita è stata continuata perché si dovevano controllare i media e la folla, il pubblico, che aveva pagato un biglietto e bisognava continuare lo spettacolo, perché la polizia doveva incanalare quella massa di belve inferocite da una parte dello stadio per evitare gli scontri.
Che possiamo dire, non ci sono parole per quest'orda di gente, di gentlemen che hanno massacrato delle persone, mentre la polizia inerme non ha fatto nulla, anzi è scappata per la paura del linciaggio. Le indagini che ne sono seguite non ha reso la benché minima giustizia a questo grave crimine, e mai lo faranno, perché altrimenti occorrerebbe inquisire la questura belga, la Uefa, i club che organizzano le manifestazioni, le società private che gestiscono gli stadi e la sicurezza.
Cosa possiamo dire agli inglesi che si lamentano della repressione della polizia, che nella maggior parte dei casi si difende o cerca di sedare queste orde di barbari che si accaniscono per una partita di calcio. Basta che vedano cosa la follia dei tifosi inglesi è stata in grado di fare, cosa invece ha causato l'ignavia dei poliziotti, dei codardi che hanno lasciato che gli italiani venissero uccisi, senza pietà, perché la maggior parte di loro in fondo erano solo poveri emigranti. Farebbero bene a stare zitti gli inglesi, si devono solo vergognare perché sono da sempre dei ladri e dei criminali, e sono arrivati a dettare legge sul mondo solo perché hanno creato sempre queste conferenze di pace, perché se ci fossero dei tribunali veri l'Inghilterra sarebbe stata un'isola insignificante con embarghi e guardata a vista dall'Europa.
Si rivelano come sempre per la loro vera natura, quella del provocatore e del manipolatore, che vuole ingannare e derubare il prossimo per sopravvivere. La storia è piena di episodi assurdi e di imbrogli, ma state sicuri che dietro ogni imbroglio c'è un inglese che passa la sua intera vita a studiare il modo di rubare l'altro, giocando sempre d'anticipo. Lo schema è lo stesso da sempre, ma questa volta non funzionerà, perché ad esempio l'Iran ha tenuto il suo stesso gioco abboccando alla trappola per poi uscirsene con una liberazione da telenovela, godendosi una gloria che non gli appartiene. È in atto dunque un nuovo gioco per aizzare polemiche o solo per distrarre l'attenzione delle persone dalle imminenti decisioni sui Balcani o sul Golfo che sono in discussione all'Onu.
Occorre però coinvolgere le masse, e qual miglior modo se non quello di prendere come soggetto il calcio che ha il più alto cher di ascolti: a questo punto non preoccupa neanche molto il destino dei tifosi feriti ma inquieta l'opinione pubblica sulla questione dell'Iran o del Kosovo, che teme per le proprie bollette una guerra al rialzo dei prezzi.