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03 ottobre 2007

I collaterali virtuali : il motore del mercato finanziario


Emessa dal Tribunale di Torino un'importante sentenza che dichiara la Unicredit Bank come responsabile degli atti degli intermediari finanziari che agiscono in un suo nome mediante la semplice dichiarazione della competenza nell'utilizzo degli strumenti finanziari. Il caso emerso da tale sentenza dimostra proprio l'esistenza di uno "strano" e "sottile" filo tra le Banche e i suoi intermediari, che le unisce in strane vendite di titoli derivati di garanzie di elevato valore.
Tale stretta correlazione è sorta in sede istruttoria, per lasciare nascosti invece altri delicati dettagli che dimostrano invece il reale scopo delle operazioni di acquisto di titoli al portatore ad alto valore.

Il Tribunale di Torino, nella sentenza n.5928/07 e n.5930/07 , afferma che la semplice dichiarazione (spesso autocertificata) prevista dall'articolo 31 del regolamento Consob non è sufficiente per riconoscere a un'impresa lo status di operatore qualificato. Anche se la Banca non può verificare l'esperienza finanziaria dei clienti, deve rispettare i suoi doveri di correttezza, trasparenza e informazione, cercando di acquisire sufficienti informazioni sui rischi dell'operazione. Secondo il Tribunale, Unicredit non ha compiuto alcuna attendibile valutazione sull'adeguatezza di contratti così rischiosi e volatili agli scopi dei clienti, e per questo motivo è responsabile degli atti posti in essere dagli intermediari nei confronti delle parti che sono venuti in contatto con questi.
Analizzando tuttavia il caso con maggiore precisione può emergere che, dietro delle operazioni di acquisto di derivati swap, vi sono degli aspetti che sono rimasti deliberamente nascosti, ma che però svelano la vera natura della relazione delle imprese con la Banca Unicredit.


La «Torneria automatica piemontese» e la «Fast.Loc.» hanno sottoscritto contratti derivati per coprire i rischi connessi all'eventuale rialzo dei tassi di interesse su finanziamenti ottenuti dalla stessa banca; tuttavia le operazioni hanno provocato delle perdite per entrambe di oltre 150mila euro. Ad agire in nome delle imprese vi erano due rappresentanti legali, dotati di un'autocertificazione - prevista dall'articolo 31 del regolamento Consob - che li legittimava ad acquistare tali titoli in nome della società presso la Unicredit. Il giudice ha tuttavia dichiarato non sufficiente tale autocertificazione, condannando UniCredit al risarcimento del danno da inadempimento contrattuale. Ciò che non viene rilevato è che molto spesso la dichiarazione autocertificata ad agire come intermediario viene accettata senza alcun problema nel mercato finanziario, oltre al fatto che i legali dell'impresa non potevano non conoscere la rischiosità dell'operazione, per cui non è questa la vera colpa della Banca Unicredit. È chiaro infatti che le imprese avevano acquistato dei titoli, denominati per centinaia di migliaia di euro, per servirsene come "collaterale", come garanzia per ottenere un finanziamento, o meglio per poter ricapitalizzare la propria società con un aumento fittizio di capitale. Ciò che tuttavia bisogna considerare quando si portano a termine queste operazioni è che i titoli posti come base e garanzia dell'operazione non valgono di fatto nulla, sono dei semplici strumenti finanziari virtuali che però consentono di muovere e trasferire consistenti somme di denaro.
Evidentemente le due imprese non hanno considerato che si trattava di una garanzia volatile se non assolutamente inesistente: morale della favola, Unicredit riesce ad uscire illesa da tale incidente accettando il pagamento della sanzione e salvando la sua credibilità di banca d'affari, oltre che di banca di impresa.

Se si scopre il grande pentolone del mercato finanziario, nonché quello bancario e interbancario, troveremo quello che viene definito il mercato dei collaterali finanziari. Per capire tuttavia di cosa stiamo parlando, e di dove vogliamo arrivare, dobbiamo premettere che quello dei collaterali è un sistema fatto di numeri e di valori virtuali, che figurano all'interno dei circuiti virtuali in forma di cifra ma nella realtà non esistono affatto. Al momento, circolano sul mercato finanziario dei Titoli denominati Petrobras, la più grande compagnia petrolifera brasiliana, venduti dai brokers e acquistati da società o speculatori, al fine di porre in essere delle sporche operazioni occultate tuttavia all'interno del circuito bancario. Si tratta di obbligazioni al portatore del 1959 negoziati sui mercati internazionali e, in particolar modo, su quello svizzero, pronti per essere venduti a garanzia di operazioni di ricapitalizzazione o per riciclaggio di denaro sporco.

Ogni titolo è certificato ufficialmente da un notaio del tribunale, che attesta così la veridicità e la bontà di un titolo "numismatico", che in realtà dovrebbe essere ritirato dal mercato perché non valido. I titoli sono di solito depositati presso le securities delle Banche che, di volta in volta vengono vendute, provvedono ad inviare i plichi a destinazione del compratore. Ogni titolo ha una quotazione virtuale di 580.000$ , e ogni proprietario di un pacchetto di titoli Petrobras chiede circa $20.000 per ogni obbligazione e in genere si propone al compratore finale con un investimento pari a 40.000 o 50.000$: ad un calcolo approssimativo possiamo notare che il pacchetto di cui discutiamo è formato da 700 obbligazioni con un valore virtuale totale di 406.000.000$, contro un pagamento degli stessi titoli da parte del compratore finale di 28.000.000 o 35.000.000$ . Il titolo fa così da strumento destinato ad attirare fondi e capitali sul mercato per essere poi utilizzato all'interno di operazioni volte a ricapitalizzare la sua società, fino all'ammontare di 406.000.000$ e, con la complicità dell'Istituto bancario, a chiedere una linea di credito e usufruire dei fondi, sempre sotto il controllo della Banca. Quest'ultima, userà poi i collaterali per correggere i suoi assets bancari e coprire perdite derivate da investimenti negativi, oppure effettuale scalate e fusioni, o infine per occultare un trasferimento di denaro illecito . A conti fatti, in questo labirinto fatto di Banche e di trasferimenti ci accorgiamo che in effetti il pacchetto di titoli in oggetto, non solo altro che valori virtuali, che hanno un valore "numismatico" ossia pari a 10$.
Su tale castello di immaterialità viene tenuto in piedi l'intero sistema finanziario mondiale e quello bancario, che hanno così nei collaterali virtuale il vero motore, in quanto consente di creare valore e liquidità a garanzia di delicate operazioni e di speculazioni. Questo, e altro ancora, è il cancro che tutti cercano di combattere, ma che nessuno riesce a vedere perché è costruito in un universo quasi parallelo al nostro , protetto dalle Istituzioni e dalle Autorità di Sorveglianza. I collaterali denominati Petrobras sono stati già presentati e inviati alla società stessa, senza che questa abbia risposto negando la validità del titolo onde distogliere ogni dubbio. Senz'altro dunque questi titoli sono al momento utilizzati per porre in essere operazioni molto importanti, all'interno dello stesso mercato interbancario, come può essere per esempio la raccolta di capitali e di liquidità a garanzia di ulteriori prestiti. Come abbiamo già ribadito a proposito della Federal Reserve, le società e le Istituzioni sono complici e colpevoli di questa grande truffa che nasconde il marcio dell'economia.