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02 ottobre 2007

La Finanziaria ha rubato il Tesoretto


Approvata l'ennesima manovra finanziaria all'insegna della propaganda e della strumentalizzazione politica, senza che i cittadini italiani abbiano avuto adeguati chiarimenti su quante tasse in più pagheranno e quanti servizi sociali avranno in meno. Questa riforma viene presentata dal Governo Prodi come la legge ideale per promuovere la «la redistribuzione sociale, gli ultimi del Paese, le imprese, lo sviluppo, la ricerca e l'innovazione» , nonché la finanziaria che dovrebbe lanciare il federalismo fiscale e lo snellimento delle spese della Pubblica Amministrazione. La manovra di bilancio del Governo prevede così una Finanziaria da 11 miliardi di euro, accompagnata da un decreto legge da 7,5 miliardi , anche se ci si aspettavano delle cifre ben più ottimiste considerando la possibilità di impiegare il famoso "tesoretto" . In realtà, la sua incidenza in termini di cuneo fiscale è rilevante, e le sue distorsioni si avvertiranno tra pochi mesi, quando le società e le imprese cominceranno a fare i loro primi conti con i bilanci. Molte le novità, come tante sono le polemiche che sono state sollevate, intorno ad alcuni punti di particolare delicatezza ai fini della crescita economica, coinvolgendo risparmi, redditi di impresa e politiche di distribuzione del capitale.

Una delle norme più discusse è quella che attua una "relativa" riduzione dei redditi di impresa, relativa in quanto sebbene viene variata l'aliquota di tassazione, la base imponibile viene ampliata in modo da non diminuire il gettito e quindi da non fare sgravi. Le aliquote Ires passano dal 33 al 27,5 per cento e dell’aliquota dell’Irap al 3,9 per cento, mentre aumentano quelle relative alla tassazione delle rendite finanziarie e dei dividendi che dal 12,5 passano al 18,5 per centro. L'obiettivo di fondo di tale rigiro contabile sembra essere la razionalizzazione del prelievo fiscale, e l'incentivo per la capitalizzazione - tassando i redditi con un'aliquota più elevata qualora vengano distribuiti e non investiti all'interno dell'impresa. Questa riduzione dell'aliquota Ires, compensata dall'aumento delle aliquote dei capital gains, non sarà certo di incentivo per le imprese o le società, in quanto se da una parte gli viene detassato il reddito aziendale, viene tassato di oltre 6 punti percentuali il reddito da risparmio e quello delle plusvalenze. È da notare che i redditi derivanti dalle plusavalenze non dipendono dal valore dell'impresa, o dal lavoro, e potrebbero essere il frutto di una semplice variazione degli indici, e il piccolo risparmiatore vedrà aumentare le tasse soprattutto su quei piccoli risparmi. Inoltre, questi guadagni non dovrebbero neanche essere tassati perché i titoli vengono acquistati proprio con redditi già tassati. Per quanto riguarda i grandi investitori, sappiamo benissimo che le tasse non vanno a colpire i grandi speculatori, che sanno come occultare i propri "capital gains" , magari utilizzando una società fittizia in qualche paradiso fiscale. Infine - sempre per quanto riguarda il reddito d'impresa - è stata lanciata l'opzione per le imprese individuali e le società di persone di scegliere una tassazione separata del 27,5%, anziché una proporzionale sulla base degli scaloni: il relativo vantaggio di questa opzione potrebbe percepirsi per utili superiori ai 35.000€, perché al di sotto di questa cifra limite non è conveniente. Tuttavia questa opzione equipara sostanzialmente i redditi delle grandi società - multinazionali e società di capitali - a quelle delle piccole imprese che, a queste condizioni, sono quasi obbligate a scegliere la tassazione separata. In ogni caso, è poco logico mettere sullo stesso piano un reddito da 35.000€ e un reddito da 500.000€ , e praticamente la proporzionalità dei tributi fiscali tende quasi a scomparire. Quindi, più che di redistribuzione, qui possiamo parlare solo di equiparazione dei "poveri" ai ricchi , perché quello che varia è sempre e solo la tassazione dei più deboli, mentre quella delle classi più abbienti resta invariato.
Quali sono allora i presupposti di questa grande propaganda elettorale del governo, che si presenta come "simbolo di giustizia sociale"? Infatti, come se non bastasse, non sono stati inseriti degli sgravi fiscali sul lavoro, soprattutto sui redditi più bassi, e hanno sacrificato tutte le piccole riforme che potevano rendere il mondo del lavoro più accessibile e meno usurante, senza pretendere di farlo divenire "meno precario" ovviamente. Stranamente si è intervenuto sull'ICI, proprio adesso che si teme lo scoppio della bolla immobiliare, che disincentiva a priori l'investimento in una casa di proprietà: magari non è molto, ma sembra proprio una di quelle piccole mosse che servono a placare un po' gli animi, per tamponare una certa situazione di sfiducia.

Nel suo complesso questa manovra di bilancio non darà un nuovo impulso all'economia del Paese, considerando che stiamo assistendo ad ulteriore taglio della spesa pubblica a cui corrisponde l'ennesimo aumento dell'incidenza fiscale. Gli analisti stimano che questa manovra pregiudicherà lo stesso deficit pubblico di circa mezzo punto di Pil, precisando inoltre che, mentre tutti attendevano una manovra sollevata dall'utilizzo dell'extragettito, è giunta una finanziaria pessima e molto severa. In questi mesi ci hanno abituato all'idea che esistesse un certo "Tesoretto" da impiegare nelle maniere più disparate per dare un nuovo impulso all'economia italiana. Oggi, alla vigilia del varo della manovra, non solo non vediamo il Tesoretto ( impiegato a quanto pare per l'investimento nelle grandi opere del trasporto ), ma dobbiamo aspettarci ulteriori aumenti fiscali. A questo punto c'è da sospettare che questo extragettito è stato semplicemente il frutto di un'errata contabilità dei buchi di bilancio della scorsa legislazione, oppure sono tasse che hanno riscosso "in maniera illegittima" e devono essere restituite ( sic ! ).



Tanta propaganda sprecata intorno al Tesoretto, per poi subire come sempre la stessa persecuzione fiscale? Volendo fare, un piccolo esempio, si pensi alle norme della finanziaria dedicate alla "sanità pubblica" , fissando un tetto massimo di spesa per l'assistenza farmaceutica, che ammonta per ogni singola Regione al 14,4 per cento del finanziamento cui concorre lo Stato, superato il quale le Regioni non godranno di alcuna copertura. In compenso, il Ministro Padoa-Schioppa parla di realizzazione del "federalismo fiscale" mediante l'attribuzione del gettito Irap esclusivamente alle Regioni ( strano che l'Irap si chiami Imposta regionale per attività produttive ), nonché sono stati concessi 9 miliardi a Lazio, Campania e Sicilia, ripagabili in trenta anni per pagare i disavanzi regionali nel comparto sanità.
Infine, tra le norme volte a rendere l'amministrazione più efficiente, è stato deciso il taglio del personale ministeriale e dei dirigenti degli enti pubblici (giustissimo) ed è stata fatta (solo) promessa di ridurre anche il numero dei parlamentari. Visti i presupposti, non vedremo mai il taglio del numero dei parlamentari, dei benefits di cui godono, degli stipendi e delle pensioni cumulabili all'infinito. L'Amministrazione pubblica deve tuttavia rimodernarsi, e utilizzare come sistema di comunicazione la tecnologia Voip (effetto Beppe Grillo sulle ceneri della Telecom ?), dopo che i questi lungi venti anni non sono stati portati avanti dei progetti di informatizzazione e di telematizzazione di tutta la burocrazia, in modo da renderla pià snella ed efficace.

Come detto, questa manovra finanziaria è stata alquanto controversa, ma pare che sia stata una scelta che , in un modo o nell'altro, è stata appoggiata da tutte le parti sociali schierati, dai sindacati alla confindustria, dalla maggioranza all'opposizione, ciascuna placate dalle piccole concessioni del Governo. La stessa agenzia di rating "Fitch" parla di "manovra politica" che non attua un vero risanamento dei conti pubblici, e pregiudica ancora di più l'equilibrio PIL/Deficit pubblico.