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27 gennaio 2009

Controversia Croazia-Slovenia-Italia: il passato che ritorna


La crisi tra Croazia e Slovenia rischia di protrarsi ancora a lungo, dopo che ha affondato le sue ragioni nella polvere degli archivi storici e aver coinvolto anche l'Italia.

Molto di quanto si è detto negli ultimi giorni ha contribuito a provocare uno scandalo diplomatico tra Croazia e Slovenia, coinvolgendo anche l’Italia e così l’intera Comunità Europea. La crisi dei confini tra i due Paesi ha decretato il blocco da parte della Slovenia dell'ingresso nell'UE di Zagabria, inducendo di risposta il blocco delle merci slovene sul mercato croato, le dichiarazioni azzardate del Presidente Stipe Mesic, nonchè i tanti difficili discorsi che hanno affondato le loro ragioni nella polvere degli archivi storici sulla reale linea di demarcazione tra Croazia, Slovenia e Italia, contribuendo così a complicare notevolmente la situazione. Dopo aver rifiutato la proposta del Presidente Mesic di sottoporre la questione alla Corte di Giustizia Internazionale, il Presidente Danilo Turk si è pronunciato sull’attuale situazione dell’Italia, e ha sottolineato che “a livello politico è stato già raggiunto un alto grado di riconciliazione tra Slovenia e Italia, perchè questi Paesi sono già membri dell'UE”, ma , come aggiunto Turk, la questione va ancora risolta a livello etico. Secondo il Presidente sloveno, “l'Italia dovrà confrontarsi con i crimini del fascismo, di un sistema totalitario che aveva alla base le sofferenze che il popolo sloveno ha subito in quel periodo”. Questi ha così sottolineato che numerosi crimini contro il popolo sloveno, sono avvenuti proprio durante la Seconda Guerra Mondiale, periodo nel quale tantissime persone sono state mandate nei campi di concentramento sull'Isola di Rab e Gonars. “Molti di quei crimini non sono ancora stati processati”, ricorda Turk, dicendosi convinto che “solo con il rispetto della minoranza slovena in Italia, si potrà risolvere quanto accaduto in passato”, e che “solo in quel modo si potrà parlare di riconciliazione e di perdono”.

Dobbiamo, a questo punto, ricordare che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha risposto allo stesso modo in occasione delle celebrazioni della ricorrenza delle vittime delle foibe, dichiarando che “la pulizia etnica in Dalmazia e Istria contro il popolo italiano, è stata mossa da un moto di odio e furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica”. Allora la Slovenia non ha risposto a tale dichiarazione, ma si è pronunciato il Presidente Mesic - sostenitore a Zagabria di uno schieramento di centro-sinistra - accusando il Presidente italiano di aver usato parole razziste nei confronti dei croati. Oggi, dopo un anno, alle parole di Napolitano risponde anche Danilo Turk, mettendosi nella posizione “intermediario” nel diverbio tra Croazia e Italia, ma con un ruolo di “avvocato del diavolo”.
Continua ad affermare che la minoranza slovena in Italia non viene sufficientemente rispettata, dopo la decisione del Governo italiano di abbassare i fondi per l'educazione, tra cui anche quelli per le scuole speciali per le minoranze. Allora il malcontento della popolazione è stato evidente, quando gli alunni di un istituto tecnico che si sono barricati all’interno di una scuola che era chiusa per mancanza di fondi, dopo che era stata licenziata la direttrice di una scuola che alla sua inaugurazione, aveva tagliato il nastro con il tricolore della Slovenia. Continua ad attaccare l'Italia per aver ridotto i fondi all’istruzione, ma anche al teatro sloveno a Trieste. Probabilmente, non è stata raggiunta nessuna conciliazione, in nome della “fratellanza europea”, come invece vogliono dare ad intendere.
L'ultima ventata di crisi, nella già grave situazione tra i due Stati, proviene dalle dichiarazioni del presidente Mesic, ospite di una trasmissione per HRT TV, per un confronto con il sindaco di Lubiana Zoran Jankovic. L’esito del colloquio non ha dato nessuna risoluzione ottimistica, considerando come i politici si contraddicono continuamente, parlando di ciò che piace sentire al popolo. È difficile capire anche cosa vuole ottenere questa politica assurda, considerando che un giorno si dichiara guerra e l’altro “tolleranza e pacificazione”, come afferma il Presidente Mesic nella trasmissione di domenica. Respingendo ogni attacco per la sua pungente provocazione a proposito della “liberazione della Slovenia da parte dei partigiani croati”, Mesic afferma che questa dichiarazione altro non era che un ‘licenza poetica’.

Esiste un proverbio che dice «ditemi la colpa di qualcuno, e io troverò una ragione per impiccarlo», in altre parole vuol dire che qualunque cosa presa al di fuori di un determinato contesto, potrebbe trovare qualsiasi significato. Quella licenza poetica spiega che sloveni e croati hanno collaborato insieme durante la Seconda Guerra Mondiale. Se non ci fossero stati i partigiani che liberarono l'Istria, sicuramente la mappa non sarebbe stata conformata come lo è ora. Noi abbiamo collaborato con gli sloveni sia nel periodo austro-ungarico, sia nella Seconda Guerra Mondiale, sia nella guerra in Jugoslavia, ma anche nel periodo in cui abbiamo entrambi avuto la possibilità di essere indipendenti con l'atto costitutivo del 1974. Siamo giunti alla conclusione che possiamo risolvere ogni questione soltanto se siamo uniti. Ora è davvero difficile arrivare a una risoluzione razionale, nella quale nessuno sa come sia nato il problema. Alcuni sostengono che si debba attuare un processo di riconciliazione. Ma mi chiedo con chi? Con gli sloveni? Io non ho litigato con nessuno”, afferma Mesic, dimenticando così di aver comunque contribuito alla situazione di crisi, scatenando un labirinto di parole e provocazioni.

Per me questo non è un conflitto serio – ha continuato Mesic – ognuno di noi deve trovare la soluzione di questa situazione, dobbiamo trovare la riconciliazione”, ribadendo la grande contraddizione della sua 'licenza poetica'. Inoltre, nel tentativo di trovare altri colpevoli, che non siano direttamente o indirettamente coinvolti con questa situazione, non poteva non ricorrere alla sua grande ossessione per Milosevic, così continua: “La nostra collaborazione tra Croazia e Slovenia è lunga e quando si parlava dell'indipendenza della Croazia mi ha aiutato Bozo Dimnik, per farmi arrivare fino ad Hans Dietrich Guensher. Ci siamo incontrati tre volte, e in quell’occasione gli ho spiegato che la guerra in Slovenia sarà corta, in Croazia sanguinosa, in Bosnia Erzegovina brutale e arriverà fino in Serbia, bagnando nel sangue Belgrado, perchè l'intento di Milosevic era quello di costruire una grande Serbia etnicamente pulita. Il suo scopo era distruggere tutto ciò che non rappresentavano i serbi, e questo che ci ha portato alla catastrofe”. Non sappiamo quale sia il legame tra Milosevic e l’ultima guerra, con la controversia con la Slovenia, ma ormai anche se i serbi non sono coinvolti occorre sempre citarli per rendere più credibili le proprie ragioni. In realtà è inutile deviare la situazione parlando della Serbia, ben sapendo che arriverà il giorno in cui i serbi della Krajina chiederanno indietro loro terre. Lo stesso accadrà con Serbia, Montenegro e Bosnia, e anche allora, tra i colpevoli vi sarà ancora una volta Milosevic.

Evidentemente Mesic non si rende conto che la situazione rischia di protrarsi all’infinito, e forse la Croazia dovrà aspettare ancora un po' di tempo per far maturare la sua democrazia, della quale nemmeno nessuno dei cittadini dei Paesi si sene sicuro. Il torneo internazionale di pallamano ha dimostrato come continua ad incombere una minaccia continua contro i giocatori serbi, dopo l’attentato dinamitardo presso l’albergo in cui risiedevano, o la contestazione per la bandiera serba nella piazza di Zara, e ancora un tifoso macedone picchiato e una bandiera bruciata a Zagabria. Sono tutti fatti che la Croazia deve cancellare per poter uscire dal suo passato nero ed entrare nel futuro dell'UE. Questo modo di gestire le questioni diplomatiche, stravolgendo completamente i fatti, può avere credibilità solo nei Balcani ma non nell’UE. Altrettanto ridicola è la mossa diplomatica del Premier croato Ivo Sanader per sbloccare l’impasse della disputa territoriale tra Croazia e Slovenia, invitando il suo omologo sloveno Borut Pahor a seguire una partita dei mondiali di pallamano in corso in Croazia. L’Unione Europea, da parte sua, ipotizza la possibilità di intavolare delle trattative dirette da un consiglio composto da tre membri guidato da Martti Ahtisaari, insieme all'avvocato francese esperto di diritto internazionale Robert Badinter, e da un tecnico. Il leader del partito SNS Zmago Jelincic è contrario a qualsiasi mandatario, sottolineando che sia Ahtisaari sia Badinter tendono a difendere la Croazia e non lo Slovenia. Mentre Ahtisaari viene definito come un uomo “pagato” dall'America, Baditer per gli sloveni sembra essere tornato “sul luogo del delitto”, considerando che proprio lui è stato a capo della Commissione UE, dal 1991 fino al 1993, quando vennero imposte le 15 direttive per la frantumazione della Jugoslavia. Allora Badinter affermò che “la Jugoslavia è stata oggetto di un processo di frantumazione”, non come affermavano Serbia e Macedonia, parlando di “processo di separazione delle repubbliche”. La Commissione propose di riconoscere la Slovenia come Stato indipendente mantenendo i confini delle repubbliche, i quali non possono essere modificati se non esiste un accordo vero e proprio, essendo “protetti dalla legge internazionale”. Da tale inciso, non era difficile intuire che i due Stati si sarebbero trovati, prima o poi, a dover affrontare questo dilemma, ma ovviamente a qualcuno fa comodo che i conflitti balcanici continuino anche in futuro, per rendere la regione continuamente schiava della politica internazionale, di padroni come Ahtisaari, Badinter o gli Alti Rappresentanti della Comunità Internazionale. A qualcuno fa comodo anche coinvolgere altri Stati, come l'Italia, per strumentalizzare gli eventi del passato a favore delle controversie attuali.

Biljana Vukicevic

Su tale tema, Rinascita Balcanica ha contattato l’avvocato Jonathan Levy, esperto di diritto internazionale, membro della squadra legale operante presso il Tribunale Internazionale dell’Aja nonché del team di accusa del Caso Alperin.

Cosa pensa, avvocato Levy, del conflitto tra Croazia e Slovenia?
La Croazia sicuramente non dovrebbe essere riconosciuta come membro dell'UE fin quando non risolve le controversie ereditate dal regime fascista croato della Seconda Guerra mondiale . In una situazione in cui agisce in maniera testarda, la Croazia dimostra che non rappresenta un vero candidato per l’UE. Dovrebbero prima chiarire le incombenze del passato, soprattutto la questione delle terre della Krajina e i crimini degli Ustasha, per poi aspettare di essere accettata come membro comunitario.

La Slovenia ha deciso di imporre il veto contro l’ingresso della Croazia all’interno dell’UE come contromisura per risolvere i propri problemi di confine. Crede che la Croazia risolverà allo stesso modo le sue controversie con i serbi della Kajina?
Questa è un'ottima domanda! Qualora la Croazia entrerà in Europa prima della Serbia, potrà usare il veto allo stesso modo per punire la Serbia? Essendo anche Belgrado un candidato per l’UE, è necessario includere anche la Krajina tra le controversie bilaterali, e prima che gli Stati possano entrare in UE.
Cosa accade con il caso dei serbi di Krajina?
I serbi della Krajina continuano a rivendicare i propri diritti contro la Croazia, come le case e le proprietà espropriate dai francescani. Purtroppo, il Governo serbo non presta molta attenzione alla Krajina in questo momento

La Croazia ha chiesto un arbitraggio presso la Corte di Giustizia Internazionale (CIJ) a L’Aja. Ritiene che il tribunale sia in grado di risolvere questo caso, o potrebbe rientrare nelle ingerenze di qualche altro tribunale?
Credo che un arbitraggio ad hoc possa consentire di raggiungere la soluzione migliore e offrire un nuovo inizio. Il mio consiglio potrebbe essere quello di effettuare un arbitraggio a Mosca , Ginevra, o Atene, tutte soluzioni da preferire a L’Aja, perché è divenuto ormai un tribunale assolutamente contrario ai serbi, nonché un immagine dello Stato olandese.

La controversia dei confini ha coinvolto anche l’Italia, rimettendo in discussione il passato fascista e i crimini compiuti in Dalmazia e Istria da parte dei partigiani croati. Lei crede che questo sia un buon periodo per fare un passo avanti nel caso Alperin?
L’Accordo di pace del 1947 è un argomento di difesa per il caso Alperin contro i francescani. La. Corte USA non ha ritenuto l'Accordo del '47 come una questione chiusa. Allo stesso modo, anche la Corte italiana non considera come archiviato questo caso, in quanto la Germania non ha ancora risposto alle accuse del caso Civitella, che è ora all’esame della Corte di Giustizia Internazionale.

B.V.