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29 gennaio 2009

WEF di Davos: prove tecniche del nuovo ordine economico globale


Si era preannunciata come la conferenza per "uscire dalla crisi", ma si sta trasformando in un concilio multilaterale di discussione delle cause e dei reciproci errori compiuti in passato. Con 1.400 imprenditori provenienti da 96 paesi, 43 capi di Stato o di governo, 17 ministri delle finanze, governatori delle 19 banche centrali, quella di Davos è un' immensa tavola rotonda che ha come protagonisti i grandi veterani delle crisi economiche del passato, e gli illustri assenti della recessione globale del presente.

Si era preannunciata come la conferenza per "uscire dalla crisi", ma si sta trasformando in un concilio multilaterale di discussione delle cause e dei reciproci errori compiuti in passato, lanciando le prime idee di riforma strutturale del sistema economico. La 39esima edizione del 2009 del World Economic Forum di Davos , dal titolo "Un progetto post-crisi", vede la partecipazione di 1.400 imprenditori provenienti da 96 paesi, 43 capi di Stato o di governo, 17 ministri delle finanze, i governatori delle 19 banche centrali, così come centinaia di giornalisti. Una immensa tavola rotonda che ha come protagonisti i grandi veterani delle crisi economiche del passato, e gli illustri assenti della recessione globale del presente. Mancano i dirigenti dei gruppi bancari che sono scomparsi dopo il terremoto della crisi finanziaria, nonché delle istituzioni finanziarie americane, travolti dagli scandali di Wall Street, dei mutui subprimes e della crisi di liquidità . Cina e Russia presiedono il Forum con le loro lezioni di geopolitica economica, senza nascondersi dinanzi alle domande e agli attacchi più pungenti, forti della consapevolezza del ruolo che avranno qualora vi sarà un nuovo ordine mondiale economico. Ciò anche in considerazione del fatto che al miracolo della nuova amministrazione americana di Barack Obama non tutti credono, non potendo incidere da sola sul cambiamento strutturale di uno stato di crisi che è diffuso e diramato in ogni settore.

Come osservato da Joseph Stiglitz, economista e docente presso la Columbia University, "non si può fare peggio di quanto già fatto dalle banche. Il problema fondamentale è rappresentato dal fatto che il sistema è sbagliato, e non basta sostituire le persone o predisporre un team di esperti per risolvere il problema". Stiglitz ha senz’altro centrato il problema di fondo, ossia che non si potrà arginare la situazione gettando soldi in un pozzo senza fondo, tutto sarà vano non si avrà una reale presa di coscienza che il sistema economico è cambiato, e in quanto tale ha bisogno di regole basate su diversi presupposti. È quello che chiede infatti la Cina, che punta il dito contro quei Paesi "che hanno adottato un modello di sviluppo insostenibile caratterizzato da un debole risparmio su un lungo periodo e un forte consumo". Per il Premier cinese Wen Jiabao, il nuovo ordine economico mondiale passa inevitabilmente per una riforma dei grandi istituti finanziari internazionali e una regolamentazione dei mercati capitali. Sulla riforma delle regole su cui si basa l’economia, interviene anche Vladimir Putin chiedendo che Europa e Stati Uniti attuino una politica monetaria più aperta ed equilibrata, nel rispetto delle norme internazionali della macroeconomica e della disciplina finanziaria. E a tale proposito spinge per il ritorno ai vecchi principi economici che si basano sull'integrazione regionale delle valute, contro un'economia mondiale troppo dipendente dal dollaro. "Gli operatori occidentali dovrebbero abbandonare l'ideologia del colonialismo nelle relazioni bilaterali - afferma Putin spiegando - il mondo si è globalizzato ed è oggi interdipendente. Se vogliamo mantenere rapporti civili, è necessario formulare i principi fin dall'inizio". Putin chiede dunque una riforma delle norme di emissione della moneta, e così di regolamento degli scambi, che si basi sul concetto di "valore fondamentale" delle attività, "basato sulla capacità di un'impresa di generare valore aggiunto e non su mere considerazioni soggettive", e dunque sull’economia reale. Noi aggiungiamo a tale parole "sull’economia reale di nuova generazione".

Occorre infatti considerare che sta affondando innanzitutto quell'economia reale, che utilizza fonti di energia e tecnologie scoperte agli inizi del secolo, ossia quella siderurgica, petrolifera e automobilistica, ragion per cui occorre introdurre cicli produttivi con energia sostenibile e prodotti innovativi che contribuiscano al progresso economico sostanziale. Allo stesso modo, sta cambiando anche l’economia immateriale, quella dei servizi, a cominciare da quelli finanziari, sino a quelli dell’informazione e della comunicazione, proprio in relazione all’introduzione di nuove piattaforme cibernetiche. È ormai chiaro che la crisi ha solo consentito la riconfigurazione degli assetti bancari, con concentrazioni e fusioni che hanno racchiuso il potere economico nelle mai di entità private, ma anche di fondi sovrani e Governi , come il caso di Russia e Cina, nonché alcun Paesi arabi: il mercato bancario pian piano si assesterà basandosi su nuove regole, che lo renderanno ancora più inattaccabile con l’introduzione di nuove tecniche per lo scambio di dati ed informazioni.
Una simile dinamica l’avremo nel settore dell’informatica e dell’informazione. Il caso di Microsoft è esemplare in quanto - come per Ford, GM e Crysler - ha costruito il suo monopolio su una tecnologia e una fonte di informazione che ormai è fuori mercato, e l’avvento di nuovi scenari e nuove esigenze decreteranno la sua fine. I software - come per le vecchie auto a benzina - non sono più dei beni indispensabili, in quanto sono perfettamente sostituiti dalla rete, che fornisce tutti gli strumenti richiesti anche attraverso un terminale che usa un unico programma necessario solamente ad accedere al web e a navigare. Microsoft dovrà solo sperare nella possibilità di scalare Yahoo per mettere le mani su un motore di ricerca, ed impedire che una qualsiasi joint-venture tra Google e un produttore di software possa mettere fine all’esistenza del concetto di "sistema operativo" stabilito da Windows. La comunicazione cibernetica farà scomparire la netta distinzione tra utente e macchina, e così l’utente diventerà automatizzato senza aver più bisogno di interfacce "umane" o di processi lunghi, mentre la macchina non avrà più bisogno dell’intervento umano. Questo sistema necessità dell’abbandono della vecchia energia, delle vecchie regole, delle vecchia mentalità: tutto questo non avverrà senza creare disoccupazione, crisi strutturali, recessioni e guerre. Sarebbe dunque preferibile che i capi di Stato si siedano davvero ad una tavola rotonda e concordino le nuove regole per aiutare il sistema economico a cambiare, senza tanti stravolgimenti.