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13 gennaio 2009

Mileva Maric: il suo segreto resta negli archivi


La storia di Mileva Maric, scienziata serba e moglie di Albert Einstein, resta infatti avvolta da un grande mistero, tale che non è stato ancora possibile capire quanto Mileva abbia influito sul lavoro scientifico di Einstein e sulla stessa teoria della relatività. I documenti che dimostrano la sua esistenza e il suo contributo nella collettività scientifica, sono stati custoditi e salvati dall'oblio da tanti studiosi ed intellettuali, mentre l'indifferenza dei politici ha causato il suo lento logorio.

Mentre gli Stati Uniti possono avere il merito di aver creato importanti marchi come McDonald’s o Coca cola, famosi al mondo al pari di grandissime scoperte intellettuali, la Serbia elogia la memoria di grandissime menti come Nikola Tesla o Mileva Maric, ricordati solo dalle esposizioni dei musei con pochi visitatori. In particolare, la storia di Mileva Maric, scienziata serba e moglie di Albert Einstein, resta infatti avvolta da un grande mistero, tale che non è stato ancora possibile capire quanto Mileva abbia influito sul lavoro scientifico di Einstein e sulla stessa teoria della relatività ( si veda La Teoria della Relatività e Mileva Maric ). Dopo il divorzio con Mileva, sembrava che Einstein volesse nascondere tutte le prove che hanno ricondotto il suo passato a lei, tale che solo pochi documenti della loro vita insieme sono stati conservati. Forse proprio per non far cadere il mito del genio di Einstein, rivelando che dietro alle sue scoperte vi è stato il duro lavoro della moglie, che l’esistenza e il contributo di Mileva sono caduti nell’oblio.

Allora, l’epoca in cui Mileva e Einstein vivevano, non concedeva spazio alle donne presso i circoli accademici e intellettuali. Per tale motivo, Mileva non ha potuto studiare presso l’università di Belgrado, e così si è rivolta al Politecnico scientifico di Zurigo (ETH) per studiare medicina; dopo poco tempo ha deciso di iscriversi alla facoltà di fisica e matematica, diventando una delle quattro donne al mondo che si occupavano di tali studi. L’incontro con Einstein e il loro amore portò alla nascita della prima figlia Liza, e al successivo matrimonio nel 1902 con altri due figli, Eduard e Hans Albert: questi eventi portarono a profondi cambiamenti nella sua vita privata e professionale, creando così la concreta prospettiva di una scienziata d’eccellenza come previsto dai suoi professori. Tuttavia la sua vita fu completamente dedicata alla famiglia e al lavoro di Einstein, il quale decise la separazione nel 1919. Dopo questa traumatica decisione, Mileva Maric si è allontanata dai riflettori e la gente l’ha presto dimenticata, e così chi la ricordava solo come “ moglie di Einstein” e non come scienziata, ben presto, dopo il divorzio, non ricordarono neanche più il suo nome.

Per molti anni non si conosceva il luogo in cui era stata sepolta, fin quando, il 23 giugno 2004, la sua tomba è stata ritrovata al cimitero Nordhaim di Zurigo, grazie all’impegno del pittore Petar Stojanovic, fondatore del Centro memoriale di Nikola Tesla di Sent Galen. Questa rappresenta l’ennesima testimonianza che soltanto le persone, senza il supporto degli Stati - che antepongono i propri interessi politici al patrimonio intellettuale - hanno contribuito a conservare la memoria di una donna di grande importanza intellettuale. Il pittore Petar Stojanovic, nato in Austria e di origine serba, da molto tempo si interessa della vita e del lavoro di Mileva Maric-Einstein, decidendo persino di trasferirsi a Zurigo per poter fare delle ricerche direttamente sul campo. “Il mio trasferimento dall’Austria alla Svizzera, mi ha aiutato a trovare numerosi documenti relativi alla vita di Mileva Maric. Così ho incontrato la dottoressa Ana Pia Mansen, direttrice dell’ Archivio di Zurigo, che mi ha aiutato nella mia ricerca per scoprire se Mileva sia stata sepolta a Zurigo il 4 agosto del 1948”, ha dichiarato. Come Petar Stojanovic, anche lo scrittore Dorde Krstic, autore del libro “Mileva e Albert Einstein - amore e lavoro scientifico insieme“ (Mileva & Albert Einstein: Love and Joint Scientific Work), che da anni vive in Slovenia, è spinto dall’entusiasmo di salvare questo pezzo importante della storia della scienza, anche se dovrebbe essere un compito dello Stato.

So che la casa della famiglia Maric a Novi Sad è in pessime condizioni, perché è stata costruita nel 1907 e fino ad oggi non è mai stata restaurata. Sono in contatto con il direttore del Museo della città, Milan Paroski, a cui fornisco tutta la documentazione di Mileva in mio possesso. Ritengo che tutti hanno sbagliato nei confronti di Mileva, la quale oggi merita almeno un riconoscimento da parte della sua città, Novi Sad”. Infatti, fra poco tempo ricorrerà l’anniversario dei 60 anni della sua morte ma ancora non è stata ricostruita la casa in cui visse con i genitori, in via Kisacka 20 a Novi Sad, per divenire un monumento storico. Da molti anni, con la scusa dei “non chiari rapporti legali e di proprietà” dei lunghi tempi della burocrazia, la casa dei genitori di Mileva continua ad essere logorata dal tempo, dall’ignoranza e dalla negligenza dei politici. Il successore legale dell’abitazione è il nipote di Einstein, Bernard Cesar Einstein, il quale l’ha regalata alla città di Novi Sad, autorizzando l’amico di famiglia Dorde Krstic a trasformare la casa dei familiari di Mileva, nel ‘museo’ di Mileva Maric e Albert Einstein. “Novi Sad avrà così, in esclusiva, un museo in cui sarà possibile scoprire la vita di Mileva Maric”, ha dichiarato in un’intervista Krstic, aggiungendo che verranno esposti circa cinquanta documenti e prove, a testimonianza della vita in comune della coppia Maric-Einstein. Krstic, da più di 50 anni, indaga e raccoglie testimonianze e documenti sulla vita di Mileva; in questo grande lavoro è stato aiutato dal figlio Hans, che ha vissuto in America come professore universitario fino al 2001, anno nel quale è morto.

Per quanto riguarda invece i documenti dell’appartamento di Zurigo di Mileva, questi sono misteriosamente scomparsi e in tutte le biografie mancavano i dati che per anni sono stati conservati segretamente nell’archivio di Einstein a Gerusalemme. Questi sono stati portati alla luce solo nel 1987, a seguito di una protesta della comunità scientifica, anche se non nella loro totalità. Radmila Milentijevic, professoressa di storia europea presso l’Università di New York, è stata tra i pochi fortunati a poter consultare quell’archivio, chiuso al pubblico dallo Stato di Israele per oltre 30 anni. “Einstein è stato un ebreo-tedesco, un fisico e uno scienziato insignito, reso famoso dal Premio Nobel, che in Israele è visto come un culto o un’icona”, afferma Radmila Milentijevic. La professoressa serba spiega di essere riuscita a visionare i documenti per 20 giorni, trovando moltissime informazioni che riporterà all’interno del suo libro che verrà pubblicato prossimamente, prima in lingua inglese e poi nella lingua madre di Mileva, il serbo. Anche la professoressa Milentijevic ritiene che il lavoro di Einstein sia stato ‘ricamato’ anche grazie al duro lavoro della moglie, e che il suo contributo alla teoria della relatività e ad altre scoperte di Einstein, sia stato enorme ma dimenticato per anni. In particolare Radmila Milentijevic afferma che l’ambizioso fisico si sia impossessato del lavoro di Mileva e dopodiché abbia utilizzato i soldi ottenuti con il premio Nobel per aiutare lei e i suoi bambini, rimasti ad abitare nell’appartamento di Zurigo.

Mentre tutto ciò che appartiene ad Einstein è conservato come ‘icona’ - come una delle sue lettere all’asta per 8000 pound – tutto ciò che apparteneva e può ricondurre a Mileva, sarebbe stato perso o dimenticato, senza il lavoro di poche persone che hanno contribuito a custodirlo e tramandarlo. La stessa città di Novi Sad, solo negli ultimi anni ha capito quanto prezioso sia stato il lavoro di Mileva Maric, decidendo di aprire un museo a lei dedicato, e un Premio presso l’Università di Novi Sad, mentre una volta risolti i problemi connessi alla proprietà della casa dei familiari di Maric, potrà anche iniziare la sua ricostruzione e l’apertura del museo. E’ strano però osservare che i serbi spesso dimenticano che la loro cultura è un patrimonio intellettuale mondiale, non apprezzando la scienza, limitando il sistema educativo e umiliando coloro che vi lavorano, la stessa istruzione sta divenendo una “fabbrica di umanoidi”. Nessuno si dovrebbe meravigliare se in futuro, assieme a Tesla, Maric, Pupin e gli altri nomi spesso dimenticati, non cada nel dimenticatoio anche lo stesso popolo serbo e la sua intera cultura.